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Non ho mai indagato sulla storia di Eleftheria e, a parte il fatto che in origine si chiamava Lunaria ed è stata varata a Ravenna, non so altro. Noi l'abbiamo presa a Pantelleria, dieci anni fa, e in questo anni le abbiamo fatto fare parecchie miglia, sempre nel Mediterraneo Est, tra Sicilia, Puglia, Croazia e Grecia. Ho viaggiato da solo e in compagnia; ho fatto lunghe no-stop attraverso l'Adriatico, e dolci e placide navigazioni fra le isole Dalmate e le isole della Grecia Ionica. Abbiamo visto Marzamemi e le sue tonnare, Siracusa con l'isola di Ortigia e le sue fonti d'acqua dolce, Crotone, Otranto del castello misterioso, Brindisi con i suoi mari interni e le scalinate che ospitarono Spartaco e il suo esercito di schiavi ribelli, Bari con le magnifiche strade del suo centro storico, le bianche scogliere del Gargano e le Isole Tremiti dalle acque cristalline; le spiagge delle Marche, il monte Conero che domina con il suo profilo tutto l'Adriatico centrale, Fano la fortunata, Rimini che non dorme mai, Ravenna orgoglio bizantino, Venezia dominatrice secolare del Mediterraneo orientale, Trieste, città contesa della mitteleuropa ed europea per destino, Rovigno con le sue case rosse che salgono fin sopra il campanile, Pola la preistorica, figlia di Roma antica e amica dei greci, Lussino, Dugi Otok che non finisce mai, Kornat brulla e verdissima allo stesso tempo, Spalato e i suoi palazzi città, Vis senza battaglie, Corfù veneziana e inglese, Paxos, Itaca e Cefalonia, con i suoi tristi ricordi delle vite perdute; la costa dell'Epiro, e la costa pugliese; Trani dal profilo incantevole e Gallipoli bella e impossibile.
Poi, nell’estate del 2022 ho deciso di fare un lungo, lunghissimo viaggio. Di portare Eleftheria verso la punta più lontana del Mediterraneo orientale, fino alla Turchia. Non che volessi arrivare ad Istambul, non avrei potuto, la nostra barca è priva dei serbatoi chiusi previsti dalle severe normative turche, e quindi non avremmo avuto il permesso di navigare nelle loro acque. A onor del vero anche se avessimo avuto la barca “a norma” un viaggio fino a Costantinopoli non sarebbe stato possibile se non partendo da Ravenna almeno un mese prima, a fine aprile. Perché risalire lo stretto di Kanakkale fino al Mar di Marmara, con il vento e la corrente contraria del mese di agosto, è una impresa che con un barca a vela di 11 metri può risultare seriamente proibitiva. No, la nostra navigazione si è fermata alle Isole Sporadi, nel regno della foca monaca, dopo aver circumnavigato il Peloponneso, aver visto le tartarughe a Monemvasia, le magnifiche rovine di Micene, nell’Argolide; Atene e la sua Acropoli, capo Sounion e le raffiche del meltemi, con il tempio di Apollo a vigilar dall’alto, e dopo aver risalito tutta la lunghissima costa dell'Eubea. Il viaggio di ritorno lo abbiamo attraverso lo stretto di Corinto, dalle meravigliose e ripide pareti, fermandoci a Galaxidi, visitando la mitica Delfi e il suo oracolo, per poi giungere a Itaca, prima di rientrare a Corfù e da lì a Brindisi e poi a Ravenna. Duemila e cinquecento miglia marine, la stessa distanza che separa la Martinica dalle Azzorre, attraverso l’oceano Atlantico!
Nella primavera del 2023 abbiamo cominciato a preparare la barca per l’estate imminente, e per un bel po’ siamo stati in dubbio se tornare in Egeo o se puntare a ovest, circumnavigando l’Italia per girovagare in Tirreno. Alla fine abbiamo scelto questa seconda meta, abbiamo comprato il portolano, letto le guide turistiche, scaricato dal web ogni sorta di informazione utile e aggiornato il Navionics. Con la sentina strapiena di bottiglie di vino e una cambusa meno “ricca” del solito (tanto siamo in Italia e ) a inizio giugno sono ripartito, sempre da solo. Due settimane di viaggio, tanto ci ho messo per arrivare a Siracusa, compresi 4 giorni di sosta a Crotone causa vento forte che rendeva faticoso passare il golfo di Squillace. Insieme a Marinella abbiamo attraversato lo Stretto di Messina, ci siamo fermati a Scilla e poi a Stromboli, con un acqua cristallina meravigliosa. La Costiera Amalfitana l’abbiamo vista solo dalla barca passando lungo costa; impossibile fermarsi, non c’è un posto dove calare l’àncora e i porti sono “sold out”. Anche Ischia e Capri sono prese d’assalto dalle barche da diporto, e per fortuna a Procida c’è ancora modo di stare alla fonda, in discreta tranquillità. Ventotene è sempre bella, Ponza anche, ma non sono riuscito a vederla, anche qui troppe barche, troppo turismo. E risalendo l’Italia mi sono fermato all’Elba, poi a Livorno, prima di raggiungere la Corsica e la Sardegna. Soffrendo un po’ per il forte maestrale (e per un guasto al motore) siamo ripartiti a metà settembre per il viaggio di ritorno. Una lunga galoppata di 1.000 miglia, che ci ha portato da Olbia a Ravenna in poche tappe, spesso con l’ausilio del motore, indispensabile nella bonaccia, ma comodo anche con poco vento per aggiungere qualche nodo in più alla velocità della barca.
Per tutto l’autunno e l’inverno Eleftheria ha riposato al circolo velico, curando guasti e usure, e rifacendo anche i documenti di navigazione. Ora ha una nuova bandiera, polacca, che non scade mai, così almeno promettono le autorità di quel paese.
Per l’estate 2024 siamo ritornati alla nostra amata Grecia. Un viaggio più breve del solito, di appena un mese e mezzo, e con un tragitto di sole 1.700 miglia. Siamo partiti alla fine di giugno, anche perché il tempo è stato molto bizzarro, con un’estate che ha fatto fatica cominciare, interrotta continuamente da perturbazioni e temporali fino al giorno prima. La prima settimana l’abbiamo impiegata per raggiungere S.M. di Leuca, e poi da lì abbiamo attraversato il canale di Otranto con sosta ad Othonoi. Non ci eravamo mai fermati qui, ma di sicuro ci torneremo ancora, vista l’acqua trasparente e le scogliere bianche di ti accolgono fin dalla prima baia. Corfù, Paxos, Antipaxos, e poi Itaca, la prima vera meta di questo viaggio. Dopo tre giorni passati fra le sue spiagge circondate da ulivi ci siamo spostati a Cefalonia, poi Zakintos e infine il Peloponneso. Nel 2022 avevamo scioccamente mancato la sosta nella cittadina di Koroni, dentro il golfo di Kalamata, ma quest’anno ci siamo rifatti. È una bella cittadina, con tanti turisti ovviamente, ma molto meno che a Corfù o a Paxos, che prese letteralmente d’assalto sono diventate impossibili da girare e da godere. Ultima tappa del “viaggio di andata Kalamàta, con l’ennesima disavventura, questa volta non “tecnica” ma burocratica, visto che Marinella si era dimenticata di prendere con se la carta d’identità , dormento indispensabile se vuoi viaggiare in aereo o in treno fuori dall’Italia, dove la nostra patente di guida non vale una cicca.
Il rientro a Ravenna l’ho fatto da sola questa volta, ed è stato più rapido del previsto, con lunghe tratte anche di 48 ore filate, dove ho messo a dura prova la capacità di recupero del mio fisico, nonostante abbia usato abbondantemente la tecnica dei micro-sonni di 10-15 minuti, anche di giorno!
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