Dai bizantini ai greci, l’Italia del sud da Otranto a Crotone
Ha girato il vento stanotte, ora viene dal mare, da est, ma è molto leggero. Facciamo colazione con caffè, gallette di riso, yogurt e marmellata, ma non abbiamo fretta di partire; dovendo fare una notte di navigazione non c’è motivo di mollare gli ormeggi all’alba per poter arrivare prima che faccia buio. Vogliamo andare direttamente a Otranto, senza soste intermedie, e possibilmente sfruttando tutto il poco vento che c’è, anche se questo allungherà i tempi di percorrenza.
La barca che condivideva con noi l’ormeggio in questa baia di Pugnochiuso, sotto il Gargano, ha già salpato l’ancora ed è partita diretta a nord, a motore. Noi invece apriamo le nostre vele e seppure lentamente ci muoviamo verso Brindisi nel silenzio del vento e del mare. Facciamo 5 nodi, che è una velocità più che accettabile per una barca a vela, e Otranto è a un giorno e mezzo da noi.
Siamo nel golfo di Manfredonia, una delle zone di pesca più importante di tutta la Puglia. Di pescherecci ne vediamo pochi però, e speriamo che quei pochi non facciano pesca a strascico, che nonostante sia vietata sotto costa o su fondali inferiori ai 50 metri, continua ad essere praticata in tutto il Mediterraneo, e non solo.
Cala la notte e le stelle iniziano ad accendersi nel cielo, una dopo l’altra. Le luci della costa pugliese sembrano non finire mai, come un gigantesco lungomare che si srotola per chilometri e chilometri, fino all’orizzonte più lontano, verso sud. Non ci sono interruzioni, non c’è nessun spazio buio, nessuno spazio non costruito, nessun spazio non invaso dall’uomo. Abbiamo ricoperto ogni centimetro di costa con le nostre case, con le nostre strade, con noi stessi; perfino in mare abbiamo costruito, come se la terra attorno a noi non fosse sufficiente: piattaforme, moli, pali conficcati per segnali luminosi, boe più o meno ancorate al fondo, mede, vasche per pesci, campi di cozze, tutto il mare sottocosta è un brulicare di oggetti e manufatti umani. E navigare di notte è un continuo gioco a individuarne le forme, le luci, le dimensioni, la distanza.
Martedì 24 giugno
A Brindisi è già giorno da due ore. Qualcuno dentro un barchino armeggia davanti al porto, forse preparando gli ami e le esche per una giornata di pesca. Una barca a vela, con l’albero ancora nudo, esce costeggiando la diga di Punta Riso dirigendosi al largo, a est, verso la Grecia. È tornato un po’ di vento e abbiamo tirato su le vele nuovamente. Otranto è a 40 miglia, saremo lì nel primo pomeriggio.
A Otranto non c’è un pontile dove fermarsi, un marina dove potersi rifornire di acqua e luce, e non ci sono servizi igienici a disposizione dei diportisti. Si sta all’àncora nell’avamporto, lo specchio di mare compreso fra i due moli, e per andare in città si usa il tender, quello che in termini marinareschi è il “battellino di servizio”. A me piace chiamarlo dinghi, anche se devo ammettere che il francese annexe rende molto bene l’idea del suo scopo.
Spostiamo il nostro “Ev” dalla tuga al mare e lo prepariamo per scendere a terra: mettiamo i suoi remi sugli scalmi, fissiamo il motore fuoribordo a poppa e proviamo a metterlo in moto. Uno, due, tre, quattro tiri del cordino di accensione ma non parte. Mi fermo, riprovo dopo un po’, niente. Forse la chiavetta non stacca bene e non passa corrente, penso. Attacco, stacco, tiro, apro l’aria, chiudo l’aria, apro il tappo del serbatoio, lo richiudo (è pieno e non è questione di mancanza di benzina). Ho paura che la colpa sia della chiave di accensione che ho recuperato a Ravenna, che non è quella giusta ma di un altro motore. Se così è siamo nei guai, il dinghi è assolutamente indispensabile, devo poter trovare un’altra chiave e che stavolta sia quella sua originale, ma non so dove pescarla. Sto sudando, il braccio che tira il cordino comincia a stancarsi, poi un sussulto, un colpo di tosse del cilindro, riprovo con più forza e velocità e finalmente, in una nuvola di fumo denso e bianco, si mette in moto e comincia a sputare acqua. Non mi sembra vero, accosto alla barca, faccio entrare a bordo Lella e andiamo verso terra. La città è già piena di turisti, non come in agosto, ma si cammina già quasi in corteo fra le viuzze del centro storico. Lella è alla ricerca di un parrucchiere per farsi tagliare i capelli, ma non so perché vuole trovare un parrucchiere cinese. Ce ne sono tanti di coiffeur e hair style, ma tutti locali, a dispetto del nome. Rimanda.
Fatto il primo giro di perlustrazione torniamo in barca e di nuovo il motore di Ev non parte. Questa volta non ci provo nemmeno a metterlo in moto, e messi i remi in acqua comincio a vogare, o per meglio dire a spingere goffamente e in maniera scoordinata il nostro dinghi verso Eleftheria. Sono quasi certo che il motivo per cui non parte è lo stesso di sempre e cioè che la benzina evapora, l’olio presente nella miscela è più concentrato e il motore si ingolfa. E infatti aggiungo mezzo litro di benzina pura nel serbatoio e ogni problema è risolto!
Mercoledì 25 giugno, Otranto
Ieri è arrivato in porto un magnifico veliero a tre alberi. Si chiama Sea Cloud II e batte bandiera maltese. Sarà lungo più di cento metri ed è una nave da crociera con a bordo turisti sicuramente facoltosi, costa più di 4.000 € a settimana a persona! Ecco, se proprio volessi fare una crociera su una grande nave, e se potessi permettermelo, sceglierei un veliero come questo per girare il Mediterraneo. Si è ormeggiato sull’unica banchina disponibile, sul molo est, occupandola per intero.
Torniamo in città per visitare la cattedrale di Santa Maria Annunziata, una bellissima chiesa dell’XI sec. che avevamo già visto qualche anno fa, in occasione del nostro primo viaggio in Salento. Non me la ricordavo così bella e così grande.
Il suo pavimento interamente ricoperto da mosaici è splendido; pieno di scene dell’antico testamento, di richiami alle stagioni e ai mestieri, di animali esotici, reali o inventati, con tre alberi della vita, uno per navata, dai cui rami “pendono” uomini, donne, animali, ripercorrendo l’esperienza umana dal peccato originale alla salvezza. Un po’ per la bellezza del luogo, un po’ per la sua “frescura” rimaniamo dentro la chiesa per tutta la mattinata e quando ci dirigiamo al castello per visitarlo è ormai troppo tardi e sta per chiudere; qui a Otranto il concetto di orario continuato non è molto sviluppato, nemmeno per i monumenti.
Vicino alla porta d’ingresso al fossato del castello ci sono dei grandi pannelli fotografici che raccontano una storia particolare. È la storia di Nico, una ragazza napoletana in fase di transizione: dodici pannelli con una piccola descrizione/didascalia. Fanno parte di un festival chiamato FASE (Arti visive a Sud est) e mettono in mostra i lavori di alcuni bravissimi fotografi, con temi diversissimi fra loro ma molto affascinanti. Per nostra sfortuna ne abbiamo incontrati solo due, questi di Nico e quelli sui nomadi americani, che con i loro motorhome vivono lontani dalle città, in piccole comunità o in giro per gli States. Peccato non averli visti tutti, chissà dove erano collocati gli altri.
Giovedì 26 giugno – Da Otranto a Crotone
Vento da nord oggi, quello giusto per veleggiare verso Leuca. Non è costante ma rafficato, e le raffiche ben presto raggiungono anche i 20 nodi! Lella è al timone e tiene bene la barca nonostante le onde tendano a far girare la poppa su sé stessa. Filiamo anche a 8 nodi e i frangenti che rombano dietro non fanno paura, anzi vedo che Lella si diverte a “surfare” su queste onde per fortuna non troppo alte. Insieme a noi sono partite altre due barche; una ha aperto lo spinnaker ed è subito sparita in avanti; l’altra un bi-albero di 15 metri naviga alla nostra dritta, più sottocosta. Per mantenere la nostra rotta su Leuca e non finire contro la costa, andiamo un po’ al largo e iniziamo una serie di strambate. Poi cambiamo andatura e ci mettiamo “a farfalla” con la randa da un lato e il genoa dall’altro. Infine il vento gira un po’ a nostro favore e ci rimettiamo al lasco continuando a veleggiare nella giusta direzione. Superiamo Leuca verso le due del pomeriggio ed entriamo nel Golfo di Taranto. La nostra prossima tappa è Crotone, dove staremo per almeno due o tre giorni, perché è previsto vento forte di tramontana anche oltre i 30 nodi. Per il momento si va con il motore al minimo per non arrivare nel cuore della notte. La lega navale di Crotone apre alle 8 del mattino e non ha senso arrivare molto prima per dare poi àncora fuori dal porto e rimanere lì in attesa.
L’aria della sera è piacevolmente calda qui nel golfo, per la prima volta non serve coprirsi tanto. Abbiamo incontrato anche un gruppetto di delfini intenti a cacciare, e non ci hanno degnato nemmeno di uno sguardo.
La nostra cena in pozzetto è interrotta bruscamente da una motovedetta, o tale sembra, visto che si avvicina a tutta velocità e nel buio si vedono solo le luci di navigazione. Sta per tagliarci la strada, si ferma un centinaio di metri davanti a noi e poi repentinamente va via. Quando succedono queste cose non sai mai chi ti stia venendo contro, a me viene sempre il dubbio che possano essere dei “pirati”, e anche se so benissimo che da noi i pirati non esistono, il cuore batte sempre forte e la salivazione scompare.
Terminato il “panic-moment” finiamo di cenare, laviamo i pochi piatti sporchi e finiamo la serata sorseggiando un po’ di albana dolce. Per quanto calda la notte si preannuncia molto ma molto umida.
Venerdì 27 giugno, Crotone
Una grossa nave alla fonda copre la vista del porto turistico di Crotone. Le giriamo attorno, dopo aver ammainato le vele, e puntiamo al pontile di transito della Lega Navale. Maurizio, il segretario della sezione, mi ha detto di aver mandato il marinaio a darci le trappe per ormeggiare. Qui a Crotone acqua e corrente sono free, comprese nel prezzo e senza chiavi e codici da inserire per attivare le utenze, che meraviglia la semplicità.
Andiamo subito a farci una doccia e poi un primo giro in città. Stanno facendo dei lavori di ristrutturazione della vecchia piscina a fianco della sede della Lega Navale, e la statua dedicata a Rino Gaetano non c’è più, l’avranno spostata momentaneamente da qualche altra parte.
Il lungomare è pieno di bar e ristoranti, ancora mezzi chiusi a quest’ora. Camminiamo con un passo non troppo sicuro per via del “mal di terra”. Il nostro incedere non è proprio elegante, sembriamo due ubriachi coi postumi della sera prima, e spesso cozziamo spalla contro spalla. Ciò nonostante visitiamo la città, con stoica resistenza al caldo e al sonno. Il termometro sopra l’insegna di una farmacia segna 37 gradi, veramente tanti.
Ci infiliamo nelle viuzze del centro storico alla ricerca di una panchina dove sederci per mangiare la fetta di pizza al taglio comprata in un forno per strada. Un muretto basso e all’ombra fa al caso nostro, e accanto c’è anche una fontanella. Un signore, la cui porta di casa è esattamente di fronte la nostro muretto, ci chiede se abbiamo bisogno di un po’ d’acqua da bere; rispondiamo gentilmente di no, che siamo a posto, ma mi chiedo che impressione gli abbiamo fatto per venirci incontro così caritatevolmente...forse è meglio tornare in barca.
Quando il sole comincia a calare ci mettiamo in costume e andiamo a fare il nostro primo bagno in acque calabresi, nella spiaggia a pochi passi dal nostro pontile. L’acqua è già incredibilmente calda, sembra di essere a fine estate e non all’inizio. È trasparente ma non ha un bel colore azzurro, tutt’altro; colpa della fondo di sabbia scura che ne compromette la bellezza. Peccato, sembra di essere a Ravenna e non sullo Ionio!!
Sabato 28 giugno, Crotone
A cosa servono i piani molto dettagliati se non a tradirli? Ecco, oggi abbiamo fatto tutto l’opposto di quello che avevamo pianificato, e un po’ a malincuore ripensandoci. Ci eravamo proposti di noleggiare uno scooter (avevo anche chiamato per prenotarlo) e andare a Le Castelle e Capo Colonna a fare snorkeling; volevamo comprare delle brioches alla pasticceria di fronte per far colazione, volevamo prendere una nuova bombola del gas, comprare della frutta al mercato per portarcela dietro al mare, e comprare una seconda chiavetta d’accensione del fuoribordo. Niente di tutto ciò! Ci siamo svegliati tardi, abbiamo fatto colazione con caffè, latte e biscotti della cambusa, preparato della pasta fredda per la cena, e poi siamo andati alla ricerca di un altro negozio di bombole di gas, dove è possibile ricaricarle per soli 15 euro, ma ce la ridarà solo lunedì mattina. Lo scambio delle bombole, come avviene in tutti i posti del mondo, qui a Crotone non è pratica comune. Tutti e due i negozi ci hanno risposto che loro hanno bombole nuove, e quelli che vengono a scambiarle portano bombole vecchie, tutte arrugginite, e a loro non conviene. Forse non hanno capito lo spirito del sistema della Camping Gaz, che è proprio questo che la fa diversa da tutte le altre modalità, ovvero la possibilità di scambiare vuoto per pieno, pagando per questo un prezzo maggiorato, quasi 10 euro al litro anziché 5 euro. Pazienza, lasciamo la nostra bombola e torneremo a prenderla lunedì mattina.
Sulla strada del ritorno facciamo spesa al mercato, un po’ di frutta e verdura, a prezzi veramente bassissimi, la metà o anche un terzo dei prezzi della verdura da noi. Anche il pane, buono, costa appena 2 o 3 euro al chilo, non arriva a 4 euro neanche quello speciale.
Quando siamo pronti per andare a ritirare lo scooter ci accorgiamo che è già mezzogiorno, e il rent-car è chiuso. Pazienza, è andata così. Per non tornare di nuovo a bordo e girarsi i pollici per l’intero pomeriggio, andiamo a vedere il Museo Archeologico Nazionale. Piccolo, ben fatto, dedicato ovviamente a tutto quello che è stato rinvenuto negli scavi a Crotone e dintorni, due ore piacevolmente passate quasi in solitudine, visto che eravamo solo sette visitatori, e cinque di questi sono usciti poco dopo mezz’ora.
Domenica 29 giugno, Crotone
Il meteo dice che anche oggi si sta in porto. Ne approfittiamo per mettere un po’ di ordine sottocoperta, o meglio facciamo finta di averne realmente bisogno per non farci prendere dalla noia dell’attesa. Laviamo anche la coperta di Eleftheria, una spruzzata d’acqua dolce per togliere un po’ di sale. Il vento è così forte che piega il getto che esce dal tubo dell’acqua, nebulizzandolo tutto attorno a me. Se guardo le onde fuori dal porto mi viene un po’ di sconforto, sono parecchio alte, ma so che domani, in un modo o nell’altro riusciremo a partire, magari non presto, non alle sette di mattina ma partiremo.
Ho riempito il serbatoio dell’acqua, consumato solo per metà dei suoi trecento litri; ho anche riempito le bottiglie di acqua che abbiamo bevuto in questi dieci giorni e che saggiamente non abbiamo buttato via. Qui a Crotone l’acqua è particolarmente buona e bisogna approfittarne. Quando qualche anno fa arrivammo a Monemvasia, in Peloponneso, vidi uscire dalla barca accanto alla nostra un signore con due sacchi enormi pieni di bottiglie di plastica “usate”: stava facendo il pieno d’acqua dolce da bere perché da quelle parti di porti non ce ne sono molti, e rifornirsi può essere un problema.
Resto tutto il giorno in barca, e solo nel tardo pomeriggio mi decido a uscire per fare una passeggiata insieme a Lella sul lungo mare. Arriviamo quasi fuori città, verso le spiagge libere al di là del cimitero. C’è qui una zona di villette, alcune delle quali ancora in costruzione, che hanno l’aria delle seconde case, anche se mi sembrano troppo vicine alla città per esserlo per davvero.
Il vento ha smesso di soffiare in maniera impetuosa e anche il mare ha abbassato le sue creste, che frangono sempre meno. Si vede già qualche barca a vela che ha ripreso il viaggio, chi verso nord, verso Leuca, chi verso sud. Domani anche noi torneremo in mare, per un’altra lunga navigazione verso la Sicilia, verso Siracusa.
Siete fantastici, che avventura. Ci fate sentire ancora in vacanza ricordando quei posti favolosi che state visitando. P S la torta di mele con la ricetta di Francesco è venuta molto bene. Se riusciamo martedì andiamo là così sentiamo se è venuta pure buona. Buon vento
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