Quelli della notte
Lunedì 1° luglio, Adriatico centrale -
Termoli è alle nostre spalle. Seduto a poppa accanto al timone osservo il profilo della costa che dalle spiagge molisane si solleva e cresce verso l’alto promontorio del Gargano. Nessuna barca in mare, nessun peschereccio, solo noi. Il vento che per tutta la giornata di ieri ha soffiato con forza da terra ha fatto parecchie “vittime” tra i bagnanti, e sono tante le ciambelle, i coccodrilli, le balene o i fenicotteri gonfiabili e colorati che galleggiano tra le onde. Siamo diretti a Bari, e speriamo di trovare un posto dove fermarci per un paio di giorni, in attesa che anche questa annunciata nuova perturbazione, che sta portando maltempo in tutta Italia, lasci in fretta il Mediterraneo.
Dobbiamo percorrere 140 miglia, circumnavigando la testa del Gargano, per poi entrare nel Golfo di Manfredonia. Passeremo un’altra notte in mare, ma non abbiamo tante scelte, questa di oggi è l’unica finestra temporale buona per andare a sud. Un po’ di vento al traverso ci permette di aprire le vele, ma da sole non bastano e per tenere la giusta media di velocità dobbiamo avere anche il motore acceso.
Il sole è forte, ma in barca non si sente, mitigato com’è dall’aria in faccia.
Dobbiamo percorrere 140 miglia, circumnavigando la testa del Gargano, per poi entrare nel Golfo di Manfredonia. Passeremo un’altra notte in mare, ma non abbiamo tante scelte, questa di oggi è l’unica finestra temporale buona per andare a sud. Un po’ di vento al traverso ci permette di aprire le vele, ma da sole non bastano e per tenere la giusta media di velocità dobbiamo avere anche il motore acceso.
Il sole è forte, ma in barca non si sente, mitigato com’è dall’aria in faccia.
Lella è in pozzetto, con il suo nuovo libro da iniziare; io sono steso a prua, a prendere il sole, ma con lo sguardo rivolto in alto verso la cima dell’albero, ad osservare le geometria delle vele gonfiate dal vento.
Sottocosta si vedono le lunghe file degli allevamenti di cozze, tutte uguali in tutto l’Adriatico. Insieme alle piattaforme petrolifere credo siano l’unica vera costante di questo mare, almeno dal punto di vista “estetico”; quattrocentottanta miglia di cozzare che riempiono ogni giorno ristoranti e pescherie di uno dei piatti tipici dell’estate mediterranea.
Nel pomeriggio il sole sparisce dietro uno strato di nuvole lattiginoso, quasi una nebbia, che preannuncia il peggioramento del tempo. Oltrepassiamo Vieste con ancora un po’ di luce, e prima che faccia buio ceniamo con l’ennesima insalatona mista. Più al largo si vedono i profili delle grandi navi nel canale commerciale a loro riservato; incontriamo anche la Grimaldi Ro-Ro, che fa rotta fra Ravenna e la Sicilia, e che vedo spesso entrare ed uscire dal canale Candiano quando sono ormeggiato al mio circolo velico a Ravenna.
Cala la notte, senza luna, e il mare diventa nero carbone, rischiarato debolmente dalla luce accesa sottocoperta che filtra dagli oblò. Alle nostre spalle cominciano ad apparire i bagliori dei lampi, per adesso lontani. Non dovrebbe piovere sopra la nostra testa, ma la notte è lunga e Bari è a 45 miglia da noi, 9 ore più o meno. Ho aumentato i giri motore perché il vento è ormai del tutto scomparso. Ammainiamo anche la randa perché con i temporali in agguato non vorrei beccare un colpo di vento improvviso e poi dover lottare per chiudere il tutto con la barca sbandata e saltellante.
Le luci della costa pugliese si vedono bene; le nuvole gonfie e nere adesso sono più a est, verso l’Albania. I fulmini sono più frequenti e si comincia a sentire anche il rumore dei tuoni. I tanti pescherecci che lavorano nelle basse acque del golfo sembrano ignorare il maltempo in agguato e questo mi consola, vuol dire che probabilmente sanno che non pioverà cosi forte da essere un problema.
Le prime gocce arrivano verso le due di notte, a 20 miglia circa da Bari. Mezz’ora di pioggia e poi fine, solo un assaggio, giusto per gradire. Alle cinque del mattino stiamo per entrare in porto e il tempo tiene, solo il vento è aumentato, e anche parecchio. Raggiungiamo il nostro posto, prenotato per telefono ieri mattina, appena partiti da Termoli, e ci sistemiamo “all’inglese” ovvero affiancati alla banchina, con tanti parabordo tutti da un solo lato.
Sottocosta si vedono le lunghe file degli allevamenti di cozze, tutte uguali in tutto l’Adriatico. Insieme alle piattaforme petrolifere credo siano l’unica vera costante di questo mare, almeno dal punto di vista “estetico”; quattrocentottanta miglia di cozzare che riempiono ogni giorno ristoranti e pescherie di uno dei piatti tipici dell’estate mediterranea.
Nel pomeriggio il sole sparisce dietro uno strato di nuvole lattiginoso, quasi una nebbia, che preannuncia il peggioramento del tempo. Oltrepassiamo Vieste con ancora un po’ di luce, e prima che faccia buio ceniamo con l’ennesima insalatona mista. Più al largo si vedono i profili delle grandi navi nel canale commerciale a loro riservato; incontriamo anche la Grimaldi Ro-Ro, che fa rotta fra Ravenna e la Sicilia, e che vedo spesso entrare ed uscire dal canale Candiano quando sono ormeggiato al mio circolo velico a Ravenna.
Cala la notte, senza luna, e il mare diventa nero carbone, rischiarato debolmente dalla luce accesa sottocoperta che filtra dagli oblò. Alle nostre spalle cominciano ad apparire i bagliori dei lampi, per adesso lontani. Non dovrebbe piovere sopra la nostra testa, ma la notte è lunga e Bari è a 45 miglia da noi, 9 ore più o meno. Ho aumentato i giri motore perché il vento è ormai del tutto scomparso. Ammainiamo anche la randa perché con i temporali in agguato non vorrei beccare un colpo di vento improvviso e poi dover lottare per chiudere il tutto con la barca sbandata e saltellante.
Le luci della costa pugliese si vedono bene; le nuvole gonfie e nere adesso sono più a est, verso l’Albania. I fulmini sono più frequenti e si comincia a sentire anche il rumore dei tuoni. I tanti pescherecci che lavorano nelle basse acque del golfo sembrano ignorare il maltempo in agguato e questo mi consola, vuol dire che probabilmente sanno che non pioverà cosi forte da essere un problema.
Le prime gocce arrivano verso le due di notte, a 20 miglia circa da Bari. Mezz’ora di pioggia e poi fine, solo un assaggio, giusto per gradire. Alle cinque del mattino stiamo per entrare in porto e il tempo tiene, solo il vento è aumentato, e anche parecchio. Raggiungiamo il nostro posto, prenotato per telefono ieri mattina, appena partiti da Termoli, e ci sistemiamo “all’inglese” ovvero affiancati alla banchina, con tanti parabordo tutti da un solo lato.
Stanchi per non aver chiuso occhio tutta la notte, cadiamo in un sonno profondo poco dopo aver ormeggiato, ma dura poco. Il ticchettio furioso delle gocce d’acqua grosse e pesanti sulla coperta mi sveglia; le raffiche di vento iniziano subito a spingere la barca contro la banchina e la batteria di parabordi che abbiamo messo - otto belli grossi, compreso il pallone che usiamo a poppa - continua a spostarsi sopra o sotto il pontile fisso, proteggendo così meno la fiancata. Scendo a terra e mi adopero per rimetterli al loro posto. Non sono il solo: anche il grande catamarano ormeggiato davanti a noi ha lo stesso problema ed infatti i suoi occupanti sono lì che spingono e spingono aspettando che “passi la buriana”.
Martedì 2 luglio, Bari.
Alla fine è andata bene, siamo arrivati in porto prima del maltempo, adesso c’è il sole e un bel vento da nord ovest. Non abbiamo dormito molto ma non importa, preferiamo fare una passeggiata e visitare Bari vecchia, che Marinella non ha mai visto.
Uscire a piedi dal porto non è così semplice come si crede. Non ci sono passaggi pedonali, solo strade a doppia carreggiata percorse da file lunghissime di camion che si dirigono agli imbarchi. Per i pedoni è disponibile una navetta gratuita che porta in centro e che parte ogni venti minuti, ma se vuoi camminare non c’è verso, devi oltrepassare la strada, nel punto meno pericoloso, verso le sbarre di ingresso del porto e poi da lì in meno di un’ora a piedi arrivi a Bari vecchia, camminando lungo un marciapiede/pista ciclabile parallelo al viale lungomare.
Uscire a piedi dal porto non è così semplice come si crede. Non ci sono passaggi pedonali, solo strade a doppia carreggiata percorse da file lunghissime di camion che si dirigono agli imbarchi. Per i pedoni è disponibile una navetta gratuita che porta in centro e che parte ogni venti minuti, ma se vuoi camminare non c’è verso, devi oltrepassare la strada, nel punto meno pericoloso, verso le sbarre di ingresso del porto e poi da lì in meno di un’ora a piedi arrivi a Bari vecchia, camminando lungo un marciapiede/pista ciclabile parallelo al viale lungomare.
L’entrata nel centro storico è facile da trovare, evidenziata com’è dalla presenza del Castello Svevo, imponente fortezza costruita a partire dal XII secolo. Le stradine del centro si ramificano da una piazza all’altra, ai lati delle quali svettano le grandi chiese romaniche, dalla Cattedrale di Bari alla Basilica di San Nicola. Con le gambe mal ferme a causa di un lieve mal di terra, e con la mente un po’ provata dalle poche ore di sonno, girovaghiamo in mezzo agli altri turisti riposandoci sulle provvidenziali panche della Cattedrale, mentre leggiamo le descrizioni della chiesa su Wikipedia.
Lo stesso succede nella Basilica di San Nicola, più bella della prima, e sicuramente ancor più fascinosa, anche per il fatto che questa basilica è una importante meta di pellegrinaggio – o forse solo di “visita religiosa”, non saprei – da parte dei fedeli cristiani ortodossi d’oriente. Appena entrati vediamo subito una ragazza giovanissima, inginocchiata fra le panche e a mani giunte, in atto di preghiera. Poi, scendendo nella cripta fitta di colonne dove riposano le reliquie del santo, notiamo che davanti ad una delle absidi laterali molti turisti compiono devotamente gli stessi gesti: si inginocchiano, si fanno il segno della croce “al contrario”, cioè nella maniera ortodossa - come mi fa notare Lella, perché io, da profondo ignorante dei riti religiosi, non me ne accorgo - baciano l’immagine del santo ritratta su un quadretto sopra una chiesuola e ci poggiano la fronte per qualche secondo. Sono la maggioranza dei visitatori, i pochi che non lo fanno, guardano la cripta e leggono sul telefonino.
Quando poi stiamo per uscire dalla basilica rimaniamo bloccati alla vista di un anziano signore, dalla schiena ricurva, vestito di tutto punto seppur con abiti logori, compreso un cappello molto vecchio un po’ bisunto, con un grosso crocifisso poggiato in precario equilibrio fra il collo e la schiena, e con in mano una scatola di metallo tonda che ritmicamente sposta da una spalla all’altra mentre percorre e ripercorre, sempre ricurvo, un breve tratto tra il portone d’ingresso e una piccola abside laterale. È uno spettacolo ipnotizzante, e Lella rimane lì inchiodata a guardare, seppur in maniera discreta.
Sono solo le quattro del pomeriggio, fa molto caldo e ripercorriamo a piedi tutta la lunga pista ciclabile fino al porto. Il cielo è pieno di nuvoloni che corrono verso sud e la sera torna anche la pioggia. Fitta, a tratti leggera, poi di nuovo fitta. Chiusi sottocoperta, con un’aria carica di umidità, aspettiamo che smetta per fare una doccia rilassante, prima di sdraiarci a letto in cabina di prua per un sano e meritato sonno notturno.
Mercoledì 3 luglio, Adriatico meridionale
Finalmente non piove più, e soprattutto è calato molto il vento. A dispetto delle previsioni che davano onde ancora alte e vento ben oltre i 20 nodi, oggi sembra che si possa lasciare Bari e riprendere la marcia verso sud, verso la Grecia. Facciamo un’ultima verifica sui vari siti web, poi chiamiamo prima Brindisi per sapere se ci sono posti liberi per una sosta, poi San Foca, e infine anche Leuca, C’è posto dappertutto, ma perché fermarsi per strada quando si può fare un’unica tirata fino a Leuca? Decidiamo così e verso mezzogiorno, dopo aver fatto il pieno di gasolio, lasciamo il porto di Bari, alla volta di Brindisi o Leuca.
Vento ce n’è poco, una decina di nodi scarsi; qualche raffica ogni tanto e un’onda da mezzo metro in su che però dovrebbe attenuarsi. Viaggiamo a tratti sopra i 6 nodi e quindi motore al minimo e poco dopo lo spegniamo anche. Per la prima volta da quando abbiamo lasciato Ravenna stiamo navigando solo a vela!
Cripta di San Nicola, dove sono custodite le reliquie del santo |
Bari, Circolo velico “A vele spiegate”. |
Vento ce n’è poco, una decina di nodi scarsi; qualche raffica ogni tanto e un’onda da mezzo metro in su che però dovrebbe attenuarsi. Viaggiamo a tratti sopra i 6 nodi e quindi motore al minimo e poco dopo lo spegniamo anche. Per la prima volta da quando abbiamo lasciato Ravenna stiamo navigando solo a vela!
Qualche ora così, poi di nuovo il motore ad accompagnare l’azione del vento. Brindisi è distante una decina di ore, e ci arriviamo a mezzanotte circa. Le ciminiere della zona industriale sono più visibili del faro del porto, e le luci degli aerei che sorvolano la città si perdono sopra la nostra testa, dopo essere state scambiate più volte o con una stella o con Venere nascente. Attorno all’area del porto si vedono diverse navi alla fonda, e anche qualche piattaforma, assolutamente non segnalata nella carta nautica elettronica. Comincio a pensare che questi 5.000 aggiornamenti quotidiani, sbandierati in pompa magna sul sito della Navionics, siano solo una gran balla, e le imprecisioni su queste carte stiano diventando un po’ la regola. Lo scorso anno avevo notato che tante cose descritte sulla carta non esistevano in mare, e viceversa; quest’anno è uguale, ci sono troppe nuove installazioni in mezzo al mare delle quali non si trova traccia, per cui bisogna stare molto in occhio navigando di notte!
Le prime luci del nuovo giorno ci vedono nei pressi di San Foca. Un peschereccio è già in mare, un altro sta uscendo proprio adesso. In lontananza una grossa nave passeggeri proveniente da est ha messo la prua verso terra e si dirige dritta su Otranto. Strano, non mi risulta che ad Otranto attracchino dei traghetti. Avanza molto lentamente, sembra quasi ferma. Non passo mai davanti ad un traghetto, ma questa volta non ho alternative. Col binocolo la osservo attentamente, non è un traghetto, non ne ha le dimensioni, ma non è nemmeno uno yacht privato, è troppo grande. Controllo sull’AIS e scopro che si tratta della Emerald Sakara, una nave da crociera extra lusso, con solo 100 “ospiti” a bordo, a fronte di più di 70 membri d’equipaggio, alloggiati tutti in “suite imperiali” disposte nei quattro ponti di cui la nave è composta. Prezzo di una crociera in Mediterraneo per 13 giorni: 10.250 € a persona! Non sapevo che esistessero questo tipo di crociere, ma è così, e nel mondo ce ne sono solo due di queste navi, una è qui e l’altra sta ai Caraibi.
Santa Maria di Leuca è ormai a poche miglia; chiamo gli ormeggiatori con il Vhf e mi faccio guidare fino al pontile. Siamo giunti alla fine della penisola, dopo aver percorso 450 miglia in tre lunghe ma belle tappe notturne. Da qui in poi si parte solo per andare a est, per le ultime cinquanta miglia che ci porteranno a Othonoi, in Grecia, per cominciare, finalmente, a fare un po’ di bagni e a girovagare tra una baia e un’altra in questa strana e tardiva estate.
La Emerald Sakara |
Note a margine:
In luglio i prezzi dei marina sono decisamente più alti che in giugno, mediamente un 30% in più. Anche il Cantiere Balsamo di Brindisi, che lo scorso anno chiedeva 30 € a notte, adesso ne vuole 60! E se penso che i suoi bagni si limitano ad una tazza con accanto una doccia e un lavandino, in un prefabbricato fatiscente e neanche tanto pulito, mi viene da pensare che a tutto c’è un limite! A Bari siamo stati ormeggiati sul pontile esterno e anche qui i bagni sono molto “basic” per 50€ a notte avrei voluto qualcosa in più. Leuca in alta stagione costa 67€, e se vuoi la corrente elettrica e l’acqua devi pagare altri 10€! I bagni sono anche qui molto modesti (per non dire altro) e a gettone, fortunatamente gratuiti, ma devi andare alla reception a chiederli, e te ne danno due al giorno. Gli extra credo siano a pagamento.
La palma d’oro per il miglior marina di tutto l’Adriatico resta anche quest’anno Termoli, per l’accoglienza, per i prezzi bassi, per la gentilezza delle persone, per i due ristoranti/bar sempre aperti e per i bagni belli, puliti e spaziosi. E anche per l’aria condizionata dei servizi, che pur se la prima volta ti sembra di entrare in un frigorifero, alla fin fine ti abitui e ci stai bene.
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