A bordo della ResQ People

 


Sono a bordo della nave ResQ, ormeggiata alla banchina est del porto Xiphonio di Augusta, in Sicilia. Sono arrivato qui in aereo da Bologna il 27 marzo, dopo una velocissima comunicazione via mail con Lia. Lo scorso mese di novembre avevo inviato il mio curriculum alla ResQ Onlus, un'organizzazione nata qualche anno fa a Milano che dal 2021 ha armato un nave per fare soccorso nel sud del Mediterraneo. Si è unita così alla flotta di navi civili che già operano, fra mille difficoltà, in questo specchio di mare. Mi ero già informato qualche anno fa, su come fare a partecipare alle missioni di soccorso in mare e avevo contattato Mediterranea per offrirmi volontario. Con loro avevo anche fatto il training di soccorso per imparare le tecniche necessarie a svolgere questo ruolo, che va dal “semplice” pilotare il rib (il gommone in inglese) al ben più complicato approccio pratico e psicologico alle persone migranti, che sono ammucchiate su una barca che sta affondando, e che vedono in te un’ancora di salvezza, con il pericolo di trascinarti in mare se qualcosa va storto nella fase di avvicinamento alla loro barca, fase questa decisamente non facile, per tanti motivi.
Purtroppo per svariate cause, personali e non, non sono riuscito a partire in missione e la cosa è totalmente sfumata. E così il mio desiderio di far volontariato si è trasferito alle Cucine Popolari, l’associazione bolognese che prepara quotidianamente centinaia di pasti gratuiti per le persone senza fissa dimora e/o indigenti. Mi è sempre piaciuto cucinare e ho pensato che potessi dare una mano anche alle “cucine”. Qui ho conosciuto decine di volontari che dietro ai fornelli o fra i tavoli della sala, si adoperano letteralmente “per dar da mangiare a chi non ha sufficienti mezzi”, e ho imparato tanti segreti e trucchi del cucinare per grandi numeri, ovvero per cento, a volte anche centocinquanta ospiti a pranzo, preparando primo e secondo, e tutti i giorni dei menu diversi. Una grande scuola! Poi lo scorso autunno ho visto questa “ricerca di volontari” sul sito web di ResQ Onlus, nella quale veniva cercata la posizione di “cuoco di bordo". Caspita, capita proprio a fagiolo! Gli ho inviato il curriculum; l’ho scritto in inglese, come esplicitamente richiesto, ma nella nota d’accompagnamento ho specificato che l’inglese lo so così così, me la cavo nelle cose semplici ma nulla di più. Ho linkato il pdf, ho premuto invio, e ho aspettato l’ok.



È finito l’anno, è arrivata la primavera e non è successo niente. Ero tutto intento a lavorare su Eleftheria, cominciando la messa a punto della barca per la prossima crociera estiva, quando arriva una mail che chiede a tutti coloro che si sono offerti per la posizione di cuoco di bordo se sono disponibili a partire con urgenza per Augusta e restare a bordo della ResQ per almeno un paio di settimane. Non ci ho pensato due volte! Ho subito risposto di sì, ed ho chiamato Lella per informarla di questa cosa, e della possibilità che potessi essere chiamato. Così è stato, e nel giro di un paio di giorni mi sono trovato seduto sul volo W4 8148 di WizzAir in partenza per Catania.

L’autista del bus che dall’aeroporto raggiunge Augusta mi consiglia di scendere alla Villa Comunale, che da lì al porto sono due passi. Seguo il suo consiglio e mentre il bus supera la piccola salita che porta alla Villa vedo lungo la banchina del porto la mia nave, la ResQ People, ormeggiata “all’inglese” dentro il porticciolo turistico di Augusta - incompleto e semi vuoto, giusto per rispettare la tradizione dei lavori non finiti, un marchio di fabbrica da queste parti!
Giulia, la responsabile della logistica, mi viene incontro in macchina, anche se sono solo duecento metri di strada, pensava avessi più bagagli anziché una sola borsa. Davanti alla nave incontro il capo missione Kim, che con mia e sua sorpresa scopro di aver già conosciuto qualche anno fa, quando avevo ospitato nel garage a Marina di Ravenna una gran quantità di materiale medico che veniva dalla Sea Watch, la nave umanitaria dove lui prima lavorava.

La scaletta d’ingresso alla ResQ


La mia cabina...
...bagno in camera!

Salgo sulla scaletta di accesso ed entro sottocoperta, guidata da Giulia che mi fa da cicerone per farmi conoscere tutti gli spazi, a partire dalla mess room (la dinette), fino alle cabin crew, poste al piano di sotto. Ci sono un mucchio di scale in una nave, anche in questa che misura solo 40 metri di lunghezza. E sono tutte molto ripide, quasi impossibili da scendere senza corrimano. Scelgo la cabina n.26 e metto tutte le mie cose nell’armadio prima di tornare alla mess room e conoscere tutti gli altri dell’equipaggio. 

La crew

Kim è il capo missione, è inglese e già lo conosco. Oleg è ukraino, anche se vive in Montenegro quando non è in mare; è il 2° ufficiale, o almeno così ricordo di aver letto sul quaderno di bordo. Poi c’è David, spagnolo di Tenerife; è pilota di Rib, acronimo inglese che sta per “rubber inflated boat”, o meglio ancora Rhib, dove la “h” sta per hull, scafo. Tony viene da Réunion, vive in Francia, ma ha vissuto anche in Germania, e adesso qui sulla ResQ; non so che ruolo abbia quando la nave è in missione. Giuseppe è un volontario che viene da Vercelli, non sa nulla di barche ma sta lavorando per pulire, grattare ruggine, stuccare e verniciare, come tutti in questo momento di pre-partenza.

La cucina per la crew

La mess room

Prendo possesso della cucina e della cambusa, facendo un veloce elenco di tutto quello che c’è e che non c’è. Devo preparare la mia prima cena a bordo, e per il momento siamo solo in sette, nulla di impegnativo, a parte fare la conoscenza con il forno e i fornelli, tutti elettrici e senza alcuna possibilità di variare la temperatura delle piastre, a parte un generico 1-2-3 che mi porterà inevitabilmente a bruciare qualcosa nei prossimi giorni. Comunque la cena va più che bene; porto a tavola una torta di patate, degli zucchini ripieni con verdure e formaggio, e una mousse di tonno e ricotta. Niente vino, niente birra, solo acqua, questa è la regola a bordo.
 
Ciambella all’arancia per tutti

La mattina la mia sveglia è alle 7. Voglio fare colazione con calma, prima che inizi il meeting quotidiano delle 8, momento in cui si fa il punto e vengono affidati i lavori della giornata. Al meeting partecipa anche il cuoco, pur non essendo in prima persona interessato, ma capisco che ha il suo senso. La giornata inizia con le pulizie; tutti i giorni si riordina la mess room passando anche l’aspirapolvere sulla moquette; si lavano le due toilets, la shower, la pantry, la laundry, il main corridor, e infine la kitchen, che nello specifico tocca a me, come tutto quello che riguarda il cibo, dalla spesa alla preparazione, dal riordino dei frigo al lavaggio delle pentole. I piatti e bicchieri invece ognuno se li lava da sé, così come le stoviglie da colazione. Il caffè, o il tè della mattina lo mette su il primo che si sveglia.

Pulizie quotidiane

Prima di mettermi ai fornelli vado in città a fare acquisti. Mi mancano alcune cose e voglio capire quanto sono forniti i piccoli negozi del centro storico senza dover andare presso un centro commerciale. Il piccolo Conad è un “grocery” con una buona scelta di prodotti, e visto che non siamo in molti non mi è difficile fare una spesa sufficiente di “fresco”. A pranzo preparo delle polpette di lenticchie, tipo falafel, cotolette di pollo e insalata mista; metto in padella anche gli spaghetti al pomodoro avanzati dal pranzo di ieri, che leggermente fritti sono sempre buoni. Come ho già visto l’abitudine di tutti è quella di mettere in un unico piatto tutto quello che porto in tavola, e questo rende abbastanza vana la scelta di un menù diviso fra primo, secondo e contorno, tanto...
 
Involtini di melanzane

La cena dopo Pasqua

Fa caldo ad Augusta, almeno di giorno, perché la sera invece bisogna coprirsi. Anche in cabina la notte non è così caldo, e il piumino sintetico che funge da coperta non è per niente di troppo. Le cabine dell’under deck non hanno oblò, o almeno la mia non ce l’ha, e credo sia dovuto al fatto che sono sotto il livello di galleggiamento, o forse appena un pelo sopra. C’è un letto a castello, due armadi, un tavolino 50 x 50 e un piccolo lavello con specchio porta necessaire. Ci sono anche due prese elettriche per caricare il cellulare o altro. Sopra gli armadi due giubbotti di salvataggio e due elmetti di protezione, quelli che si vedono nei film sulle piattaforme petrolifere. C’è anche un radiatore per il riscaldamento, che sicuramente in inverno funzionerà, ma che ora è giustamente spento. Le toilets sono invece al piano di sopra, quello che è considerato il piano principale della nave, dove si aprono anche tutte le cabine operative: la cabina dell’ingegnere, l’officina, la cucina per i survivors, la laundry, la shower, la cabina del capo missione, l’infermeria, la cambusa. Vi chiederete perché sto usando solo termini inglesi, ebbene il motivo c’è: qui si parla solo inglese e qualsiasi scritta è in inglese, o tutt’al più in tedesco, visto che la nave batte bandiera tedesca ed è di Hamburg.


Nel main corridor c’è anche l’accesso alla sala macchine, posta al piano inferiore, una rampa di scale più giù. Due grossi motori, lunghi quasi quattro metri ciascuno, occupano lo spazio centrale della sala; da una parte e dall’altra una gran quantità di tubi, tank, manometri, centraline elettriche, motori elettrici, turbine, e chi più ne ha più ne metta. Non ci si capisce molto, anzi proprio nulla. In un'altra sala c’è invece un grosso dissalatore, che produce 135 litri di fresh water l’ora. Funziona per osmosi, e i filtri sono lunghi più di 1 metro cadauno! A bordo ci sono due tank da 3.000 litri cad., non so quanto se ne consuma al giorno quando si è in mare e con l’equipaggio al completo di 20 persone.



Il primo ponte (deck 1) della nave è occupato a prua da un’enorme gru che presumo serva principalmente a mettere in acqua i rib, fissati proprio a destra e a sinistra della gru. Qui ci sono anche le tettoie sotto le quali ci si ripari dal sole (o dalla pioggia) durante le missioni di salvataggio. Ed è qui che si mettono le persone salvate, quando il loro numero è talmente alto che non trovano posto in altri spazi sottocoperta. Sulla nave vi sono altri due ponti (bridge), uno verso poppa, diciamo a livello intermedio, dove è collocato un enorme generatore elettrico, oltre al timone a ruota posteriore e lo spazio per le cime d’ormeggio; e uno centrale, il più alto, con al centro un fumaiolo e tutto attorno le impavesate con le zattere di salvataggio, munite dello sgancio automatico sempre armato.

Il corridor delle cabin crew

La laundry, con tanto di asciugatrice

Il tavolo da carteggio

Il ponte di comando del comandante

La stanza dei telefax e internet
L'officina

I rib fissati a centro nave, accanto alla gru


L’entrata della sala macchine

Sala macchine

Motore?

Motore!

Anche questo è motore...

Questi sono in disuso...

La lista dei lavori da fare è molto lunga, e si tratta di riparazioni vere e proprie, che le persone a bordo però sono in grado di fare. Per prima cosa stanno rifacendo per intero l’infermeria, da cui hanno tolto tutto quanto non è saldato alle paratie, e stanno facendo passare dei cavi, stanno stuccando e togliendo sporco e ruggine, poi rifaranno completamente il pavimento, ricoprendolo con una vernice speciale, quella che si usa negli ospedali (così mi hanno detto) e infine rimetteranno a posto tutti gli armadietti e le strumentazioni, compreso il letto ortopedico. L’infermeria ha la precedenza nei lavori perché fra qualche giorno arriveranno 4 medici che dovranno preparare i kit sanitari e dovranno avere i locali perfettamente agibili.

David che smartella la ruggine

Tony

Lavoro sulla prua

Tony al lavoro attorno all'ancora

Giuseppe e Oleg puliscono il pavimento
dell’infermeria prima della verniciatura


Mentre si lavora lì, altri sono sullo scafo, a smartellare i punti dove la ruggine ha mangiato più lamiera per poi dare l’antiruggine prima di passare alla verniciatura. Secondo me ci sono troppi lavori per così poche persone, e questa cosa me l’ha confermata anche Lia, l’operation manager di Milano (chiedo venia ancora per l’inglese ma così è) che è arrivata a bordo una settimana fa. D’altronde non è facile trovare dei volontari che abbiano la capacità di fare questi lavori e che nello stesso tempo parlino inglese. Ripeto, da volontari, e non a pagamento.


Dall’oblò della kitchen dove passo buona parte della mia giornata vedo il porto turistico di Augusta - semi deserto - e se giro un po’ lo sguardo verso nord intravedo anche l’Etna, totalmente priva di neve. Mi sembra strano che non ce ne sia già più, ma forse ricordo male, perché poi non è che in questa stagione vengo spesso in Sicilia, anzi, era da molti anni che non passavo la Pasqua qui.

(fine prima puntata)

 

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