In terra sarda
Domenica, 30 luglio – La Maddalena -
Secondo tutti, da oggi inizia una settimana di vento forte e continuo da ovest che ci costringerà a stare fermi in porto. Sai che novità, mi vien da dire; da quando siamo partiti da Livorno non facciamo altro che ripararci dal vento forte e dal mare grosso! Perché anche se siamo in barca a vela - e il vento non dovrebbe essere un problema per una barca a vela - questo non è sempre vero, ahimè, specialmente quando avresti più voglia di stare fermo in un bel posto a fare snorkeling con il mare calmo e i pesci che cercano l’ombra nuotando sotto la barca, anziché navigare con la barca tutta piegata da un lato, salendo e scendendo dalle onde alte. C’è un tempo per ogni cosa, ma in questa estate turbolenta pare che non ci sia altro da fare che star riparati.
Omero e Sara stamattina lasciano Cala Gavetta e vanno in Corsica, costa orientale ovviamente, lontano dal maestrale. Noi aspettiamo l’arrivo di Matt e Marilena con i loro figli Tom e Sophie. Sono partiti da Genova ieri sera e dovrebbero essere qui verso mezzogiorno. Abbiamo rivoluzionato gli spazi sottocoperta, ricompattando le nostre cose e stivandole in ogni buco, in modo da lasciare un po’ di stipetti liberi anche per loro. La cabina di poppa è stata svuotata, sarà quella di Tom e Sophie, mentre Matt e Mary dormiranno nel letto matrimoniale in dinette, e Siria nella cuccetta di fronte, sempre a centro barca. Non è grande la nostra barca, ha solo due cabine, ma se ci si adatta si può stare anche in sei persone senza grandi disagi. Per fortuna d’estate si passa molto tempo in pozzetto o sul ponte e non sottocoperta, altrimenti sarebbe poco vivibile.
Il fischio del traghetto delle 12,00 che collega Palau a Maddalena ne annuncia l’arrivo in porto e a bordo ci sono anche loro. Gli vado incontro uscendo dal pontile galleggiante e percorrendo la banchina in cemento del molo ovest. Il primo che incontro è Tom, e lo riconosco subito; poi Matt con Sophie e poi Marilena. Sono più di dieci anni che non ci vediamo, da quando insieme a Marinella andammo a Ostende per dargli una mano a trasferire la loro barca - appena comprata – da un paesino sotto Amsterdam fino a casa loro, in Belgio. Bel viaggio e bella navigata attraverso la rete di canali che si estende in quella parte di nord Europa, un po’ movimentato a causa della pioggia e soprattutto per la neve, che al terzo giorno di trasferimento ci ha costretto a lasciare la barca in un altro porto, a sud di Rotterdam, e ritornare in bus a Ostende. Sophie non era ancora nata, e la vedo oggi per la prima volta.
Sistemata ogni cosa in barca e in frigo - compresi formaggi, marmellate e genepy della Val d’Aosta, avanzi delle loro vacanze in montagna – andiamo tutti al mare, a Punta Tegge. Ci siamo stati ieri con Siria, ma oggi è tutta un’altra cosa. Troviamo ugualmente il nostro angolino con il mare meno mosso e, tutti armati di maschere e pinne, iniziamo lo snorkeling. Tom sta imparando ad usarle, e come tutti i ragazzini della sua età impara in fretta; gli faccio vedere come si fa ad andare sott’acqua facendo la capriola, e subito dopo è già sceso sotto di due metri! Instancabile mi trascina da una scogliera all’altra per guardare i pesci che nuotano e brucano sulle rocce, fino a quando una piccola e urticante medusa lo punge ad un braccio facendolo scappare fuori dall’acqua a gambe levate! Per fortuna una ferita lieve, ma pur sempre fastidiosa.
Lunedì 31 luglio, La Maddalena
Sabato scorso avevo chiamato il meccanico a venire in barca per capire a cosa è dovuto questo problema di marcia avanti che ingrana male. Dovrebbe arrivare questa mattina, e puntuale alle 8,30 circa è qui. Ci guarda, metto in moto, facciamo un paio di prove e il responso è che si tratta quasi sicuramente dei coni della frizione. Però il motore non ha tante ore di funzionamento, non dovrebbero essere già logori, magari è un problema di elica che gira male per mancanza di grasso o per altro motivo. In porto non ci si può immergere, è vietato, lo possono fare solo i sub autorizzati. Chiedo negli uffici e casualmente ce n’è proprio uno che è lì per altri lavori. Ci mettiamo d’accordo, mi chiede ben 250 € (un latrocinio secondo me) ma non ho scelta, devo accettare, e speriamo che sia in grado di risolvere il problema, anche se lui non me lo garantisce. Figuriamoci, non avevo dubbi che fosse così, ma che posso fare?
Riesco a malapena a buttar giù un caffè con un biscotto e poi aspetto che il sub arrivi in pontile. Si prepara a scendere in acqua e controllare l’elica, sotto gli occhi curiosi di Sophie e Tom. È molto dura, dice, ci vuole del grasso. Inizia le operazioni, pompa tanto grasso nel serbatoio, poi facciamo la prova di mettere in moto, ma è fallimentare, la barca non si muove subito, l’elica gira ma non “spinge” in avanti. Ci vuole altro grasso, che mi tocca anche andare a comprare in ferramenta perché lui l’ha finito!
Seconda immersione, secondo serbatoio riempito di grasso e seconda prova. Sembra migliorata, sembra che adesso la barca si muova subito in avanti appena ingrano la marcia, voglio credere che sia così, ma in cuor mio non sono del tutto convinto che questa cosa sia risolutiva.
In ogni caso per adesso dal porto non ci si muove, per oggi e domani vento e mare sono proibitivi, e il nostro pontile si è riempito di barche a vela rientrate in fretta e furia.
Che si fa dunque? Snorkeling! Questa volta sul lato orientale di Maddalena, più riparato dal vento. Lunga scarpinata, in mezzo alle case prima, su una strada asfaltata e senza marciapiedi poi, infine su strada sterrata verso una zona chiamata Giardinelli. Non è un granchè, spiaggia bruttina, mare basso, quasi una laguna. Non c’è nessuno infatti, e non penso sia un caso. Incrociamo solo un paio di locali, padre con figlio, ex militare, che attacca bottone in maniera un po’ troppo rozza, dicendo un mare di fesserie infarcite di luoghi comuni e altre stupidaggini. L’unica cosa interessante è il suggerimento di andare dall’altro lato della baia, dove dovrebbero esserci delle spiagge di sabbia bianca e delle scogliere. Ritorniamo sui nostri passi, dopo un brevissimo bagno, e arriviamo in queste spiagge, decisamente più marine, ma più affollate. Sabbia bianchissima, ma troppo fine, e quindi l’acqua è piena di materiale in sospensione, con buona pace alla visibilità subacquea. Il paesaggio però è molto bello, una classica cartolina di mare della Sardegna, baia piccolina, con i graniti tondi e lisci, levigati dal vento, e la vegetazione bassa di arbusti tutto attorno alle roccette.
Rientriamo in bus a Cala Gavetta, doccia sul pontile con acqua fredda, ma cena in barca, anzi una specie di “apericena” senza soluzione di continuità fra formaggi corsi, sardi e valdostani, salumi vari e pasta con pomodoro e melanzane! Una specie di piccolo giro d’Italia gastronomico.
Martedì 1° agosto, Caprera
Cosa dice Windy? Dice che anche oggi è giornata di snorkeling, ma questa volta cambiamo isola, andiamo a Caprera. Io non lo sapevo nemmeno che l’isola di Caprera fosse unita alla Maddalena da un ponte, l’ho scoperto solo oggi. Il bus ci arriva in meno di mezz’ora, fermate supplementari comprese. Nel programma della giornata abbiamo inserito anche la visita alla casa di Garibaldi, una bella casa di campagna, una fattoria in realtà, con tanto di stalla e mulino.
Dalla strada la riconosci solo perché una grande bandiera italiana sventola sopra il tetto, altrimenti potrebbe essere solo una qualsiasi casa con lunghe mura di cinta e poco più. Dal punto di vista museale non è fatta benissimo; le spiegazioni riportate nei cartelli sono abbastanza carenti; si dà per scontato che chi viene qui sappia chi è Garibaldi, ma ovviamente non è così. “Eroe dei due mondi” recita una scritta sempre sui suddetti scarsi cartelli, ma non c’è nulla che dica cosa ha fatto realmente, quali imprese ha compiuto, per conto di quale nazione o per conto di quale causa; non si capisce nemmeno perché ha passato 26 anni della sua vita in quest’isola e come c’è finito. Le informazioni sono tutte spezzettate in tanti piccoli cartelli all’interno degli ambienti della casa, ma è proprio faticoso ricostruire la vita di quest’uomo e della sua numerosissima prole. Viene da pensare che Garibaldi non stesse molto simpatico alle élite del tempo, e neanche a quelle di oggi, a quanto pare.
Abbandoniamo la casa/museo e andiamo al mare. Scendiamo verso Cala Brigantina, zona A del parco, raggiungibile solo a piedi con un sentiero che scende per circa 100 metri di dislivello, e termina in una piccola e deliziosa spiaggia in fondo ad un stretta baia. Acqua trasparente, pesci a volontà, finalmente una giornata di snorkeling come si deve.
Mercoledì 2 agosto, La Maddalena.
Tutte le mattine l’addetto ai pontili fa il giro delle barche in sosta chiedendo ai vari diportisti se rimangono ancora un giorno o se vanno via. E ancora una volta confermiamo la nostra presenza per la notte, così come fanno tutti gli altri interpellati.
Anche oggi dunque si va in spiaggia, questa volta a Cala Francese, costa ovest, esposta al vento ma ben protetta dalle onde. Il bus ci lascia un po’ distanti dalla spiaggia, nonostante la strada asfaltata continui ancora per un po’ verso il sentiero più breve per raggiungere la spiaggia. È accanto ad una vecchia cava di granito, attiva fino agli inizia del ‘900 e oggi trasformata in museo all’aria aperta. Non voglio infierire sui cartelli turistici che ne raccontano la storia, ma vi lascio immaginare...
La baia è molto bella, con un continuo alternarsi di spiaggette e scogliere; c’è anche un piccolo moletto abbandonato, ora usato solo per fare i tuffi, cosa che facciamo immediatamente anche noi fra una nuotata e l’altra. Anche oggi il sole è forte, e nonostante le creme protettive, dopo un paio d’ore di snorkeling Tom e Sophie si ritrovano con le schiene e le gambe arrossate. Si sono presi una bella scottatura, ed è meglio rientrare, visto che ci aspetta una lunga passeggiata, sempre sotto il sole.
Il vento è diminuito molto in queste ore, sembra quasi che questo maestrale stia per fare un pausa. Se così fosse domattina potremmo anche lasciare Maddalena e andare in una baia vicino Palau a fare i bagni e passare lì la notte. E poi venerdì mattina provare ad entrare in porto a Cannigione, da dove Matt, Mary e famiglia possono prendere un bus per arrivare alla loro macchina. Il loro traghetto per Genova parte la sera da Olbia, c’è tutto il tempo. Siria è molto indecisa sul da farsi, vorrebbe sbarcare anche lei, ma per adesso temporeggia.
Approviamo questo piano, rimandando però l’ultima decisione a domattina, quando sapremo se il maestrale si è ammorbidito un po’ o no. Sono molto preoccupato per l’invertitore, so che dovrò farlo riparare, lo farò a Olbia, quando sarò lì ad aspettare l’arrivo di Marinella.
Giovedì 3 agosto, La Maddalena – Olbia
“Buongiorno Eleftheria, cosa fate oggi?” dice l’addetto ai pontili. Si va fuori, è la nostra risposta unanime! Con molta calma ci prepariamo a lasciare gli ormeggi; metto in moto, togliamo le cime, giù la trappa, accelero ma la barca non va avanti; aumento i giri motore e finalmente l’elica prende, dopo che un gommone degli ormeggiatori era già venuto in nostro soccorso per raddrizzare la barca che si era tutta intraversata sotto la prima raffica. Comincia male, devo anche fermarmi a fare gasolio, e lì far manovra può essere un problema. Riesco ad accostare alla banchina del benzinaio, facciamo il pieno e ripartiamo senza grandi patemi, grazie al vento in prua che mi spinge in fuori.
Cambio di programma, si va direttamente a Olbia. Devo assolutamente fermarmi in un cantiere e fargli fare il lavoro. Tracciamo velocemente una rotta, un po’ di slalom fra le isole dell’arcipelago e poi fuori in mare aperto per circa 30 miglia. Andiamo subito a vela, con un buon vento alle spalle, fino a quando dura. Poi il solito motore, che per il momento va. Scendo sottocoperta lasciando agli altri il governo della barca. Devo trovare un cantiere e devo anche trovare un posto dove fermarci per la notte. Il primo marina che contatto è pieno; il secondo non risponde; provo anche alla Lega Navale, ma il telefono squilla a vuoto. Il quarto ha la segreteria telefonica. C’è anche un molo cittadino a Olbia, il molo Brin, utilizzabile per il transito e in gestione alla Guardia Costiera. Chiamo anche loro e mi dicono che posso fermarmi dove voglio e poi domattina scaricare un modulo dal sito della Capitaneria, compilarlo, stamparlo, metterci una marca da bollo d 16,00 € e consegnarlo “brevi manu” nei loro uffici: costo giornaliero della sosta: 8,00 €. Vabbè, procedura arcaica ma in qualche modo farò, intanto speriamo che un posto ci sia.
Quando arriviamo nella rada di Olbia troviamo il molo completamente occupato da numerose barche, forse lì da diversi giorni o anche più. Ci fermiamo su un fondo fangoso che ci fa un po’ tribolare prima di permettere all’ancora di far presa per bene.
Pazienza, andremo a terra usando il mitico Iv, che fino ad oggi si è comportato magnificamente.
Venerdì 4 agosto, Olbia.
Sono le sette del mattino, sono già salito su Iv e ho messo in moto il fuoribordo. Dormono ancora nelle barche attorno a noi, mentre insieme a Marilena ci avviamo sul mare per raggiungere le scale che permettono di salire sulla banchina. Mary andrà a prendere un bus per Palau per recuperare la sua macchina. Torno in barca e attendo che anche Siria si prepari a sbarcare. Ha già prenotato il traghetto per Livorno e partirà questa mattina. Con il tender stracolmo di borse riusciamo ugualmente a raggiungere il molo e dopo tre settimane passate assieme ci salutiamo, terminando un po’ prima del previsto questa seconda difficile navigazione mediterranea.
I cantieri sono ancora chiusi a quest’ora, e aspetto fino alle 8,00 prima di attaccarmi al telefono. Non so quale chiamare, non ne conosco nessuno, e provo un po’ a casaccio. Il primo mi dice che non ha posto fino a ferragosto, il secondo non fa questi lavori, il terzo non ha sufficiente pescaggio per una barca a vela. Chiamo a ripetizione ogni numero possibile, e finalmente il cantiere Gottardi mi dice che possono guardarci, ma non garantiscono sulla rapidità d’intervento. È già qualcosa. Salpiamo l’ancora e ci dirigiamo verso la zona industriale di Cala Saccaia, quella dei cantieri nautici.
Piove. Dalle montagne alle spalle di Olbia grandi nuvole nere sono scese sul golfo spinte dal maestrale, coprendo la città e il mare e avvolgendo ogni cosa, come avviene nelle grigie giornate d’autunno. Con le raffiche di vento la pioggia cade orizzontale, ci punge la pelle, coperta solo dalle leggere magliette estive. E fa anche freddo.
Eleftheria è ormeggiata dentro il bacino di carenaggio del cantiere. Verrà portata fuori dall’acqua e rimarrà qui non so per quanto tempo, forse una settimana, forse di più. Tutta colpa dell’invertitore di marcia “avanti-indietro” - l’equivalente del cambio nelle nostre automobili - che non funziona a dovere e non ingrana bene la marcia avanti. Ora è certo, anche questo meccanico ha fatto la prova togliendo il cavo e azionando la leva a mano. Deve essere controllato per vedere cos’è che esattamente si è rotto, e non sarà facile in questo periodo di ferie trovare i ricambi giusti.
Non posso rimanere qui, non è permesso dormire in barca in cantiere e poi potrebbe volerci anche una settimana intera prima di riuscire a fare la riparazione. Non ho altra scelta che tornare a Bologna, è la cosa più sensata.
Svuotiamo il frigo dai formaggi e dai barattoli aperti di marmellata e altre salse; tolgo anche tutte le verdure fresche che do a Mary; faccio un borsone di cose da portare via, più panni sporchi che altro, e poi lasciamo il cantiere. Ci torneremo nel primo pomeriggio, giusto per assistere all’alaggio della barca, non si sa mai che con il travel-lift non facciano dei danni.
Il mio traghetto per Livorno parte alle dieci di sera, quello di Matt e Mary per Genova alle nove. Passiamo ancora il pomeriggio assieme, poi ognuno al suo imbarco, promettendoci di vederci ad Amburgo questo autunno.
Mi avvio alla Stazione Marittima e da lì alla mia nave, Grimaldi Line, posto poltrona n. 118, che trasformerò in una quasi comoda cuccetta stendendomi nei tanti posti liberi a destra e sinistra del mio sedile. Non riesco a prendere sonno, penso a tutto quello che è successo, alla sorte che in un modo o nell’altro riesce tutti gli anni a mettere i bastoni fra le ruote ai miei programmi di viaggio, a quello che avrei potuto fare in questi due mesi e a quello che non ho fatto, al tempo ostile che ho incontrato e a come lo ho affrontato, maledico le barche vecchie e tutte le cose che in mare si rompono, sempre. Devo resistere alla voglia di mandare tutto al diavolo, vendere la barca e tornare a fare il “terricolo”. Lo so, sono momenti di sconforto e delusione, nei quali si vede solo nero; poi però tutto passa, “esce il sole”, e si torna a navigare.
Purtroppo questa volta temo che mi costerà anche un mucchio di soldi.
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