Sbarco in Sicilia
Domenica 18 giugno, Crotone -
Oggi si va a Siracusa. Guardo l’oblò sopra la mia testa, c’è già luce ma è troppo presto per alzarmi, la sveglia è puntata alle sei. Mi conviene farmi quest’altra ora di sonno, devo essere più che riposato, visto che mi attende un’altra notte in mare aperto.
Come un cronometro riapro gli occhi un’ora dopo, due minuti prima che squilli la suoneria. Preparo il caffè, ci inzuppo dentro un paio di biscotti all’uvetta, poi metto in moto ed esco. Sul molo di fronte a me ci sono alcuni pescatori con canna e mulinello, seduti a terra con una gamba sollevata e l’altra penzoloni nel vuoto. Le loro lenze in acqua mi costringono ad un giro più largo per evitare di portargliele via con l’elica. Fuori dal porto il mare è calmo, isso la randa ma procedo a motore; il vento non c’è ancora, dovrei trovarlo solo dopo aver doppiato la riserva marina di Isola Capo Rizzuto.
Come un cronometro riapro gli occhi un’ora dopo, due minuti prima che squilli la suoneria. Preparo il caffè, ci inzuppo dentro un paio di biscotti all’uvetta, poi metto in moto ed esco. Sul molo di fronte a me ci sono alcuni pescatori con canna e mulinello, seduti a terra con una gamba sollevata e l’altra penzoloni nel vuoto. Le loro lenze in acqua mi costringono ad un giro più largo per evitare di portargliele via con l’elica. Fuori dal porto il mare è calmo, isso la randa ma procedo a motore; il vento non c’è ancora, dovrei trovarlo solo dopo aver doppiato la riserva marina di Isola Capo Rizzuto.
La riserva di Isola Capo Rizzuto |
Quando entro nel golfo di Squillace arriva un po’ d’aria da terra, prima al lasco, quasi sulla poppa della barca, poi al traverso e infine si posiziona verso prua. È destino che la Calabria la debba circumnavigare tutta di bolina, ma non mi dispiace, il pilota lavora meglio e il motore tace! Non sono solo soletto in mare oggi, sarà perché è domenica ma conto nell’ordine una nave cargo diretta a est, due motoscafi che corrono nella mia stessa direzione e ben sei barche a vela, tutte con la prua che punta a Santa Maria di Leuca. Io sono l’unico che va a sud, verso la Sicilia. Fra Siracusa e Crotone ci sono più di 150 miglia, fino allo scorso anno non avrei mai pensato di farle in solitaria, ma sto cambiando atteggiamento rispetto a questo modo di navigare e mi sento più sicuro, meno timoroso di cadere nelle braccia di Morfeo prima di esser giunto a destinazione. E non credo sia solo merito dei “micro sonni”, ma di fiducia generale nella navigazione notturna, con molte meno imbarcazioni in giro e, tutto sommato, con una minore probabilità di incrociare la rotta di qualche nave senza accorgersene prima.
Bolina nel Golfo di Squillace |
Il tavolo da carteggio durante la notte |
Ci sono tante navi in questo tratto di mare, e quindi non riesco ad attuare il mio piano dei micro sonni; mi viene in mente che ho sul telefono anche l’applicazione dell’AIS, quella che ti permette di vedere tutte le navi attorno a te posizionate sullo schermo dello smartphone, come fosse un vero radar, anche meglio. Funziona solo con internet, ma per ora c’è campo e posso usarla. Vedo che davanti non ci sono più navi in vista, quindi aspetto che le ultime siano passate oltre la mia poppa e mi fiondo sul divano sottocoperta a dormire. Quasi a dormire, la barca balla, c’è un po’ troppa onda e al massimo riposo con gli occhi chiusi, nulla di più. Le luci di Catania riempiono l’orizzonte alla mia destra e si riflettono sulle nuvole, mentre verso Siracusa non c’è alcun bagliore, troppo lontana per brillare.
Sono le cinque del mattino e la situazione del mare e del vento non è mutata. Ho riposato poco, sbadiglio continuamente e ho terminato la bottiglia di caffè freddo che avevo in frigo. Non è ancora giorno, e il lieve chiarore alla mie spalle mostra un cielo striato di blu, nero e rosso. Non c’è la luna e le stelle sono ancora le padrone della volta celeste.
Le mura attorno all’isola di Ortigia |
Al ritorno in pontile ci fermiamo a fare quattro chiacchiere con dei suoi amici, sulla barca di fronte alla mia, ma non ho molte energie e il sole forte mi dà fastidio agli occhi. Ritorno su Eleftheria e continuo a sistemarla; un po’ alla volta la barca da navigazione lascia il posto alla barca da sosta: via gilet, giubbotto, carte nautiche, bussola, tablet, binocolo, e largo a tendalino per fare più ombra, tavolino in pozzetto, cuscini, infradito per fare la doccia, sul pontile però, chè non ho voglia di andare ai bagni.
Nel pomeriggio però la stanchezza ha la meglio su tutto, e steso sopra i cuscini sulla panca del pozzetto chiudo gli occhi e mi addormento. Domani arriva Lella in aereo da Bologna, e inizia un altro viaggio.
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