Sporadi, le isole sparse
Lunedì 25 luglio, Skiathos
Sporadi settentrionali, le isole sparse, è questo il significato del loro nome. Una ventina di isole, compresi gli isolotti disabitati. È la penultima meta di questo viaggio verso il nord della Grecia. L’ultima, la più lontana, il Monte Athos non so ancora se la raggiungerò. Poi inizierò lentamente ad andare verso sud, con i venti a favore, senza più risalire il faticoso meltemi, che anche quando soffia in maniera gentile è sempre accompagnato da un mare gonfio, reso ancor più molesto dai traghetti che solcano incessantemente l’Egeo da un’isola all’altra.
Prima di uscire dal lunghissimo canale tra l’Eubea e la terra ferma facciamo una sosta per il bagno di fronte ad un’incantevole spiaggia di sabbia e rocce calcaree. Poi su le vele per l’ultima navigazione di bolina verso la città di Skiathos e il suo porto.
Temiamo il pienone e invece c’è spazio per ormeggiare. Insieme a noi entrano diverse barche di un charter inglese. Non sono proprio il massimo della capacità marinaresca questi sudditi di sua maestà, a dispetto delle tradizioni della marina inglese, e solo grazie all’aiuto dei tre giovani assistenti della compagnia di charter riescono a fermare le loro barche in pontile senza far danni.
Sono comunque ben organizzati i tre giovani; lui con il tender spinge le barche fino al pontile, lei gli prende le cime e le fissa a terra, e un’altra lei, rigorosamente bionda e con occhiali da sole fissi sul naso, sale a bordo di ogni barca che arriva, per far conversazione, o forse per il briefing della prossima tappa.
Danno una mano anche a noi prendendo le nostre cime e rimandandole a bordo.
Il pontile dei charter e del diporto a Skiathos |
È caldo a Skiathos. Sul pontile ci sono un paio di colonnine “acqua/luce” ma la nostra tessera è abilitata solo nei porti dell’Eubea. Max ci prova lo stesso e vede che luce e acqua sono già “aperte”, funzionano senza nessuna tessera e hanno addirittura un credito di 93€! Non ci facciamo molte altre domande e lo utilizziamo subito; se qualcuno verrà a reclamare pagheremo.
La doccia con il tubo e l’acqua a pressione è una goduria, e visto che non ci sono bagni pubblici, tutti sul pontile si lavano così, almeno quelli come noi che hanno piccole barche da diporto.
La pista dell’aeroporto di Skiathos è a poche centinaia di metri; gli aerei ci passano quasi sopra la testa, e ogni volta che ne arriva uno si vedono tutte le braccia al cielo dei fotografi da cellulare che cercano di immortalare l’atterraggio. Anch’io l’ho fatto, come ogni buon turista.
E di turisti ce ne sono tantissimi qui. Questa città è il punto di arrivo di aerei e navi per visitare le Sporadi. Quando giriamo per le vie del centro sentiamo parlare in italiano da ogni parte, così come in riviera romagnola si sente parlare tedesco per tutta l’estate.
Il molo del lungomare è pieno di barche a vela di singoli skipper che fanno gite giornaliere per le isole dell’arcipelago. Sono organizzatissimi, con cartelli pubblicitari che sbucano fuori dalla poppa montati sulle passerelle, o su una specie di “tangone di poppa”, un lungo braccio metallico messo lì per quell’unico scopo; poster con carte topografiche con il percorso della gita, bandiere segnaposto per farsi notare anche da lontano, luci accese di sera, tappetino davanti alla barca e l’immancabile hostess, che in alcuni casi è la moglie o la compagna dello skipper.
E di turisti ce ne sono tantissimi qui. Questa città è il punto di arrivo di aerei e navi per visitare le Sporadi. Quando giriamo per le vie del centro sentiamo parlare in italiano da ogni parte, così come in riviera romagnola si sente parlare tedesco per tutta l’estate.
Il molo del lungomare è pieno di barche a vela di singoli skipper che fanno gite giornaliere per le isole dell’arcipelago. Sono organizzatissimi, con cartelli pubblicitari che sbucano fuori dalla poppa montati sulle passerelle, o su una specie di “tangone di poppa”, un lungo braccio metallico messo lì per quell’unico scopo; poster con carte topografiche con il percorso della gita, bandiere segnaposto per farsi notare anche da lontano, luci accese di sera, tappetino davanti alla barca e l’immancabile hostess, che in alcuni casi è la moglie o la compagna dello skipper.
La musica dei bar avvolge la città in un miscuglio sonoro incomprensibile e indistinguibile, una marmellata di note che sembra fatta più per intontire che per intrattenere. I giovani che affollano i bar sembra non ci facciano nemmeno caso, intenti solo a chattare, bere birre e bicchieroni di long drink, forse a parlare fra di loro, urlando.
Martedì 26 luglio, Skiathos
A mezzogiorno parte il bus che in cinque minuti porta all’aeroporto di Skiathos. Il volo per l’Italia parte alle due, e Max dopo dieci giorni in barca rientra a Bologna. Chissà se tornerà a bordo a settembre per l’ultima tratta di rientro di Eleftheria in Italia.
Siria ed io ci organizziamo per lasciare il porto, ma lo faremo domattina; oggi dobbiamo sistemare la barca per la navigazione della prossima settimana, dobbiamo anche fare cambusa e trovare un rivenditore di bombole di gas per cucinare. È un sistema comodo quello delle bombole Campingaz, che permette di scambiare una bombola vuota con una piena in tantissimi punti vendita in tutto il mondo; le trovi in ferramenta, nei negozi di nautica, dai benzinai, purtroppo pagando il gas un prezzo stratosferico, ma in questi casi, come si sa, si paga il servizio... Non a Skiathos però, che per trovare un posto che avesse una bombola da scambiare siamo impazziti. Solo dopo numerosi tentativi andati a vuoto e grazie a una lunghissima camminata di Siria su per le strade oltre il paese, siamo riusciti a prenderne una, pagandola meno di un terzo che in Italia! Fatica premiata.
Siria ed io ci organizziamo per lasciare il porto, ma lo faremo domattina; oggi dobbiamo sistemare la barca per la navigazione della prossima settimana, dobbiamo anche fare cambusa e trovare un rivenditore di bombole di gas per cucinare. È un sistema comodo quello delle bombole Campingaz, che permette di scambiare una bombola vuota con una piena in tantissimi punti vendita in tutto il mondo; le trovi in ferramenta, nei negozi di nautica, dai benzinai, purtroppo pagando il gas un prezzo stratosferico, ma in questi casi, come si sa, si paga il servizio... Non a Skiathos però, che per trovare un posto che avesse una bombola da scambiare siamo impazziti. Solo dopo numerosi tentativi andati a vuoto e grazie a una lunghissima camminata di Siria su per le strade oltre il paese, siamo riusciti a prenderne una, pagandola meno di un terzo che in Italia! Fatica premiata.
Fra le cose da fare ci sono anche due pezzi forti di ogni lunga crociera che si rispetti: la prima è la ricerca della lavanderia automatica, trovata in una traversa del centro; la seconda è il taglio dei capelli, solo i miei in questo caso, che in due mesi sono cresciuti tantissimo, fanno un gran caldo e non li reggo più. Il negozio di parrucchiere è sulla via principale, gestito solo da donne ma fa anche taglio per uomini, e soprattutto ha quelle meravigliose vasche di pesciolini che ti mangiano la pellicine dei piedi! Si chiama Fish SPA, e non vediamo l’ora di provare, sia io che Siria.
Erano almeno trent’anni che non mi tagliavo i capelli da un parrucchiere, abituato come sono a farmeli tagliare in casa da Lella, e a parte la difficoltà di far capire come li volevo (short? short, ok? no? more short? yes more short...) lo shampoo, il taglio con la macchinetta e le forbici, il massaggio alla testa, il risciacquo e il phon finale, sono stati un grande relax. Ho rifiutato il gel e altri balsami che mi venivano proposti, ma non ho visto l’ora di immergere i piedi nella favolosa Fish SPA, la vasca con decine di pesciolini che si sono immediatamente avventati sulle mie dita, sulle piante e sulle caviglie, cominciando a picchettare dappertutto con le loro bocche, e producendo un solletico che solo con grande sforzo sono riuscito a controllare.
Siria è arrivata poco dopo, accomodandosi anche lei sul divanetto e tuffando i suoi piedi in un’altra vasca di voraci pescetti. Era da quando li avevo visti a Corfù che volevo fare questo particolare “pedicure” e devo ammettere che funziona, i nostri piedi sono diventati decisamente più lisci.
L’acqua è azzurra, come sempre quando c’è il calcare, ma è un po’ mossa per via del vento da nord ovest, quello che ci ha portato qui. So che girerà nel corso della giornata lasciandoci di nuovo protetti dalla terra, e quindi non mi preoccupo. Non rimaniamo a lungo da soli. Una barca di francesi, che fa una sosta per il bagno e poi va via; una barca di tedeschi, con due coppie di sessantenni che schiamazzano come adolescenti; un solitario greco con un cagnolino a bordo, che fa un giro nella baia ma non si ferma nemmeno; un gommone con una coppia di giovani, lei legge in spiaggia e lui canta con voce da tenore mentre fa il bagno tutto nudo; un gruppo di canoisti, che sfilano al tramonto senza fermarsi.
Facciamo anche un giro a piedi imboccando un sentiero che abbiamo visto salire dalla spiaggia e che porta ad una casetta poco più in alto. Tutti i pini che vediamo sono tristemente feriti da un taglio verticale sulla corteccia largo una trentina di centimetri con un sacchetto di plastica legato sotto. È la raccolta della resina, non so se per produrre la retsina, il vino tradizionale greco, oppure per fare altro, quello che so che è che fa male vedere tutti questi maestosi pini sfregiati a questo modo.
Skopelos |
I nostri vicini tedeschi sono al culmine dei loro giochi infantili; galleggiando sui materassini si “danno il cinque” con le mani mentre dalla barca qualcuno li fotografa; poi musica a tutto volume, gli Abba, in onore a Skopelos e al film Mamma mia, girato qui anni fa. Poi alle sette in punto si preparano per la cena, come fossero a Stoccarda e non su un’isola greca con il sole ancora alto e con oltre 30 gradi di temperatura. Ma è quando fa buio che danno il massimo: stendono un telo da cinema fra i bracci d’acciaio che sostengono il bimini, accendono un mini proiettore video collegato al computer, vanno su Netflix e proiettano il film Mamma mia, fra risate e battute di mani per la gioia. Noi, sdraiati in pozzetto, guardiamo le stelle sorseggiando mastika, in attesa che torni il silenzio.
L’acqua in questa baia non è azzurra come vorremmo. Peccato perché il paesaggio è bello, con gli alberi che arrivano fino in riva al mare, un canneto in mezzo alle rocce chiare e alcune casette un po’ nascoste dalla vegetazione. C’è anche un grande caicco, fermo lì da chissà quanto tempo, con tante catene e cime fisse tutte intorno allo scafo a tenerlo ben ancorato. Mettiamo in acqua Iv e raggiungiamo la spiaggia sul ramo principale della baia; qui l’acqua è trasparente e “da piscina” come si dice. E infatti ci sono tanti lettini, tanti bar e ristoranti, tanta gente che fa il bagno. Bel posto. Prima di fare anche noi un bagno andiamo a prenderci un gelato, l’unica cosa che mi manca realmente in barca!
Case bianche e tetti rossi, così viene descritta nei siti web di turismo sulla Grecia. La mia vecchia Lonely Planet parla di “bianco accecante, finestre colorate e balconi pieni di fiori”; effettivamente girando fra le strette vie della parte alta della città di fiori e piante se ne vedono tante, appese ai balconcini, davanti alle porte di casa, lungo le vie fatte di scalinate strette e contorte. E anche di chiese se ne vedono molte, piccole o grandi, ma contrariamente al solito non sono aperte, e possiamo solo sbriciare dalle finestre per vedere come sono fatte dentro.
Ma il nostro obiettivo è andare in giro per l’isola e quindi di noleggiare uno scooter.
La ragazza dell’agenzia di noleggio, una delle tante, non è il massimo della simpatia; a fatica riusciamo a farci dire come funziona il noleggio, quanto costa, se si paga a ore oppure a giorni, e nemmeno quando le chiediamo la strada per uscire dalla città è un po’ più prodiga di parole. Capisco che non è proprio un gran bel lavoro quello di noleggiare scooter a turisti, ma nemmeno la curiosità di sapere da dove veniamo, cosa che chiunque in qualsiasi parte del mondo ti chiede subito, anche solo per cortesia.
Avvio il motore, metto il casco, Siria sale sul sellino e via, per le strade di Skopelos.
Lasciamo la città diretti alla costa ovest, quella di fronte a Skiathos, piena di belle spiagge. Vogliamo raggiungere la cittadina di Glossa, abbarbicata su una collina sopra il suo porto, a circa 40 km da qui. Le stradine del centro di Glossa sono ancora più piccole di quelle di Skopelos, anzi non sono nemmeno strade, ma scalinate fra due case con ai lati uno scivolo per permettere alle moto di salire e scendere.
Tutto il centro è zona pedonale, con bar e ristoranti pronti ad accogliere i turisti. Pochi per il momento, visto il caldo pomeridiano, e meglio così, perché si riescono a vedere gli edifici, i balconi in legno, le piazzette e gli immancabili gatti stesi all’ombra.
Da Glossa a Agios Ioannis, non possiamo perderci la chiesetta del film Mamma mia, dopo averne parlato tanto il giorno prima. Si trova sull’altra costa, ma con il nostro scooter, una curva dopo l’altra su e giù per la stradina di montagna, in meno di mezz’ora siamo lì.
La chiesa di “Mamma mia” |
Non da soli, ovviamente, ma assieme a decine di turisti. Però il posto è bello. La chiesetta si trova in cima ad uno sperone di roccia, con una scalinata intagliata nella pietra che sale per diverse decine di metri prima di raggiungerla. A fianco alla chiesette c’è un grande albero con accanto un arco in muratura che sostiene una bella campana, con il suo batacchio legato ad un cordino colorato; dalla parte opposta un piccolo patio con una seconda costruzione, separata dalla chiesetta da alcun gradini, e un prato delimitato da un muretto che protegge dallo strapiombo che precipita in mare. Immancabile la foto ricordo, che chiediamo ad un turista inglese. No comment sull’inquadratura finale.
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