Alla scoperta delle Sporadi

 


Sabato 30 luglio

Lasciamo Skopelos per Alònissos, diretti alla baia di Moùrtia, sulla costa sud dell’isola. Ci sono solo un paio di barche a vela oltre la nostra, e il posto è molto tranquillo. Acqua trasparente, sabbia, una bella scogliera interrotta solo da una piccola spiaggia, attrezzata ma discreta; unica pecca l’onda lunga creata dai traghetti che vanno verso Patitìri, la principale città di Alònissos, che arriva sulla costa, si infrange, torna indietro e ci fa rollare per qualche secondo. Passiamo tutta la giornata a fare snorkeling, a nuotare, a leggere, poi a fare un altro bagno, poi un tuffo dalla spiaggetta di Eleftheria, poi una doccia veloce con poca acqua, che è sempre meglio risparmiarla non sapendo mai dove è possibile trovarla ancora, poi di nuovo a leggere. Alcuni ragazzini si divertono a tuffarsi da uno dei punti più alti di questa scogliera; li guardiamo salire e scendere su e giù dagli scogli, senza sosta, sfidandosi a chi fa il salto più buffo, imitando delle figure, o una specie di passo di danza, ginocchia piegate e rivolte a destra, poi a sinistra, così per fare cose diverse.La notte porta un altro bel cielo stellato, inframezzato da una superba via lattea e con il primo flebile spicchio di luna nuova.

Cime a terra a Peristeri

Domenica 31 luglio

Alònissos è l’isola della foca monaca e del parco marino più grande del Mediterraneo. Nelle isole che la circondano e che si spingono nell’Egeo settentrionale verso est, vivono anche molte specie di uccelli, non solo marini. Alcune isole sono completamente deserte, in altre invece si vedono ulivi e alberi da frutto, qualche casa isolata lungo i pendii, ma nessun insediamento stabile. Sono il rifugio ideale per tantissime specie di uccelli, fra cui i Falchi della Regina, presenti in circa 350-400 coppie, come recita il sito web ufficiale del parco. Fedeli ad un nostro vecchio refrain andiamo a prendere possesso del territorio e quindi prima di scegliere la prossima baia dove fermarci a dormire, entriamo nel porto di Patitìri; poi in un’insenatura poco più a nord; poi a Stèni Vala, altra cittadina con un molo dove ormeggiare, sempre lungo la costa est. Andiamo a vedere anche la baia di Vasilikò, lato ovest dell’isola di Peristeri, ma non ci piace, troppo vento, spiaggia poco accogliente. Torniamo a sud, per andare a vedere com’è l’Ormos Peristeri, altra baia più profonda ben segnalata sul portolano e sulla carta nautica, aperta a sud e riparata da tutti gli altri lati. In tutto avremo fatto una quindicina di miglia girando qua e là, non tante in fondo.
Órmos Peristeri è la baia giusta. Le rocce di calcare la circondano sui due lati, ottime per fare snorkeling; nella parte terminale dell’òrmos c’è quella che è ormai diventata la classica spiaggetta greca: sassi, ulivi e capre pascolanti qua e là.
Non siamo soli, altre tre barche a vela condividono con noi questo angolo tranquillo e silenzioso. Su un moletto mezzo diroccato c’è una scala metallica che porta al mare; ci sono anche due piccole barche di pescatori, che vedremo salpare di notte per rientrare il giorno dopo.

Cena in barca a Peristeri

Lunedì 1° agosto

Tutto nuvolo oggi, e il sole fatica a farsi strada in questo cielo coperto dall’aspetto autunnale; un paio di barche vanno via, e per un po’ restiamo solo noi e una coppia di anziani greci con una barca super ancorata, con cime fisse su blocchi di cemento sott’acqua, cime a terra e ben due ancore con catena. Credo che usino la barca come una casa al mare, magari per tutta l’estate. Li abbiamo visti andar via con il tender e tornare diverse ore dopo. Questa mattina presto ho anche visto lui che usciva dall’acqua con una muta tutta nera completa di cappuccio, credo che sia andato a pescare, non so cosa.
Nel pomeriggio esce il sole e insieme arrivano anche alcune barche a vela, che passeranno la notte qui. Il nostro pannello solare ha ripreso a produrre corrente e le batterie mantengono ancora il frigo ottimamente in funzione. Per questa seconda notte in baia abbiamo una novità: il burraco, il gioco di carte preferito da Siria ed Enrica. Perdo subito la prima partita, come è giusto che sia per un neofita come me.


Martedì 2 agosto

Lasciamo Peristeri e la sua bella baia e andiamo verso Skopelos. A vela, come si conviene in Egeo. Vento gentile, fra 10 e 15 nodi, randa e genoa aperti. Siamo diretti a Limenari, un’altra spiaggia sempre riparata dal Meltemi, nella baia che prende il nome della cittadina di Agnontas. Sulla carta sembrava bella, ma la spiaggia è troppo attrezzata, quindi molto frequentata, con musiche da discoteca a tutto volume; troppe barche all’ancora, mare troppo profondo, non fa per noi, si rinuncia! Procediamo lungo costa verso nord, alla ricerca di altri spazi per la sosta, ma non c’è nulla di decente e il vento da nord ovest rende inutilizzabili le poche spiagge belle sotto le pareti di roccia. Niente baia stanotte, meglio ripararsi in porto perché il vento non accenna a diminuire. Puntiamo sul porticciolo di Neo Klima, e ci fermiamo nell’ultimo posto rimasto libero sul molo. Per fortuna. Accanto a noi c’è una coppia di signori inglesi molto loquaci, almeno lei, che inizia una lunga conversazione, prima con tutti e due, poi solo con Siria, mentre io sistemo la barca, rifaccio le cime e chiudo la randa. Sono arrivati qualche mese fa da Plymouth, costeggiando la Francia, il Portogallo e la Spagna, con la loro barca a due alberi lunga 36 piedi. Vengono sempre da queste parti a navigare, e sono però costretti a rientrare in Inghilterra ogni novanta giorni, perché causa Brexit il visto turistico scade ogni tre mesi e devono tornare a farlo in patria. Hanno anche una casa a Ibiza, ma ci vanno solo in inverno, troppo caos in estate. E adesso qui in Grecia lasciano la barca in un cantiere fino a fine agosto per lo stesso motivo: troppa gente, non vale la pena di navigare in queste settimane, dove ogni bella rada è sempre piena di barche che la rendono poco piacevole; ogni spiaggia è solcata da barchini a motore che creano onda anche quando il mare è calmo; bisogna fare le corse per arrivare prima possibile in un porto per timore di non trovare posto e poi tutto costa molto di più. Che dire, potendo...
Tramonto sulla spiaggia di Neo Klima
Ci piace Neo Klima, paesino e porticciolo sono molto carini. Oltre il molo del diporto c’è una spiaggia di sabbia che ha anche una doccia pubblica, subito usata da me e Siria per fare una sana e abbondante toelette. I cassonetti del pattume sono davvero differenziati, e finalmente possiamo mettere carta, plastica, vetro e metallo nei rispettivi contenitori, e sentirci più ecologici, senza l’ammucchiata multimateriale fatta fino a oggi, e lasciata poi nell’unico cassonetto disponibile spesso già pieno di rifiuti indifferenziati.

Mercoledì 3 agosto

Si torna a Skiathos. Non abbiamo molta voglia di stare in città, e men che meno a Skiathos che è letteralmente invasa dai turisti. Nelle baie si sta molto meglio, ma domattina presto arrivano Daniela e Alice e vogliamo passare la notte qui per attenderle. Siamo a motore, il vento è contro e non vale la pena fare dei bordi per usare le vele, tanto in un paio d’ore saremo già arrivati. Le solite manovre per ormeggiare, àncora, marcia indietro, tanta catena, cime che gentilmente qualcuno ti prende sempre, e siamo fermi. Posto ce n’è tanto ora, ma entro sera son sicuro che il pontile sarà tutto pieno. La colonnina acqua e luce vicino a noi non funziona, spilliamo un po’ d’acqua da un’altra colonnina più lontana, unendo diversi tubi, nostri e dei nostri vicini, per quella che ormai chiamo la “cooperativa dei tubi” dei diportisti poveri. Per la luce ci penseremo dopo. L’ufficio della Port Authority è chiuso, sono loro che vendono le tessere, e non sappiamo quando riaprirà.

Abbiamo tutto il pomeriggio per scorrazzare in scooter per le strade di Skiathos, e con i nostri bei caschi in testa, i soli a portarli in tutte le Sporadi, oltre a qualche altro turista, partiamo alla volta del paese diroccato di Kastro, antica capitale dell’isola. Il noleggiatore dello scooter è preoccupato della nostra meta, cerca di dissuaderci dicendo che le strade sono troppo ripide, che nelle discese bisogna fermarsi per far raffreddare i freni, che si consuma tanta benzina, che sono un po’ pericolose, e quando poi scopre che abbiamo una barca allora ci dice che in barca è più bello e più facile andare lì. Non sappiamo quanto dar credito a queste sue raccomandazioni sulla prudenza e sui consumi, ma sta di fatto che facciamo il pieno allo scooter, non si sa mai. Poi imbocchiamo la strada che sale sulla montagna, abbastanza ripidamente per la verità. Ma è una strada asfaltata, tante curve ma nessun problema. 

Il portone di ingresso al Monastero
Il monastero di Evangelistas è sulla stessa via per Kastro ed è la nostra prima tappa. È molto grande, costruito nel settecento e molto ben tenuto, con mura perimetrali che racchiudono diverse case; una chiesa al centro della piazza principale e attorno le altre costruzioni; un arco subito dopo il portone d’accesso sorregge la campana, accanto ad un maestoso albero; sulla destra una grande casa museo, a cui si accede da una scalinata piena di vasi di basilico; un patio coperto con tavoli e sedie, un muretto basso e lungo, addossato al muro esterno, con sopra tanti bottiglioni e damigiane di vetro tonde piene di frutta a macerare, o di liquidi che hanno l’aria di essere i prodotti del convento, e subito dopo una seconda costruzione, il negozio di vendita! 
Scalinate con basilico

Dentro c’è di tutto, marmellate, miele, vino, liquori, olio, misto di erbe aromatiche per condire, per curarsi, per lavarsi, saponi, creme, rosari, braccialetti, quaderni, quadretti sacri, cartoline. Il magico mondo del finto “made in convento” molto in auge anche da noi. Pur sapendolo, compro ugualmente, a prezzi da gioielleria, alcuni vasetti di conserva di frutta e anche “l’imperdibile grappa del convento.” Chissà, magari stavolta sono veri...
Il cortile del Monastero con al centro la chiesa
Carichi di merci, stipate nel bauletto dello scooter, rimontiamo in sella diretti a Kastro. Adesso le strade sono davvero un bel saliscendi anche ripido, e dopo qualche tornante in stile apuano, terminano del tutto, sostituite da uno sterrato e poi da un fondo di pietre cementate, tutte spigolose e saltellanti. Davanti a me solo quad e fuori strada, a parte un altro scooter di italiani. I resti della città di Kastro sono veramente pochi, e non sono visitabili perché in restauro. Ci accontentiamo di vederli da lontano, di immaginare come doveva essere il ponte levatoio, e fare qualche foto alla scogliera a picco sul mare. Sotto di noi una spiaggia affollata, la vera meta di tutti coloro che vengono qua. Mi sembra moto più brutta di tante altre che abbiamo visto e in cui siamo stati, ma la gente ci va lo stesso, misteri del turismo di massa.

Giovedì 4 agosto

Daniela e Alice arrivano in barca alle 8,30. Sono venute a piedi dall’aeroporto, che in effetti non è molto distante, anche se c’è un bus di linea che lo collega alla città. Si sistemano in cabina di poppa, disfano i loro bagagli, appena due zainetti da escursione giornaliera più che da dieci giorni in barca, ma meglio così; solitamente la metà dei vestiti che ci si porta dietro restano puliti e piegati senza mai essere usati.
Kastro, antico capoluogo di Skiathos
Cambusa, lavanderia, altro pedicure dai “pesciolini” e la sera si va al ristorante, è questo il programma della giornata, poi domattina partiremo per passare qualche giorno in baia e se il tempo lo permetterà punteremo a raggiungere la penisola calcidica. Intanto siamo riusciti a trovare il modo di attaccarci alla corrente elettrica, ma “a sbafo”. Per l’acqua invece niente da fare fino a quando un diportista greco ci indica, quasi di nascosto, come aprire un altro rubinetto fuori dal pontile che ci darà acqua a volontà. Finalmente, ma avrei preferito fare le cose “in regola” invece di arrangiarmi con questi escamotage. Il pontile per il diporto di Skiathos si conferma veramente poco accogliente.

Venerdì 5 agosto

L’isola di Peristeri, a est di Alònissos, è la prima dove vogliamo fermarci per passare la notte in rada e fare il bagno. Dista 25 miglia da Skiathos e per la prima metà del viaggio andiamo a vela con un bel vento al traverso. Poi, oltrepassata Alònissos, il vento rinforza, i soliti venti nodi dritti da nord, chiudiamo tutte le vele e per altre due ore avanziamo saltando sopra le onde, fino a ridossarci sotto le pareti di questa piccola e deserta baietta. Ci sono solo un paio di barche a motore, una di queste con dei turisti italiani a bordo, che sono lì a fare il bagno e quando arriva la sera vanno tutti via. L’àncora è ben piantata sotto una roccia ricoperta di posidonia, a cinque metri circa di profondità e siamo perfettamente fermi. Il posto è magnifico, abbiamo scelto bene. Unico neo è un’onda che ogni tanto entra in baia, forse riflessa dall’isola di fronte, e che provoca un po’ di rollio. Alice vuole subito provare a pescare, sperando di far abboccare uno dei tanti pesci che girano sotto la barca. 

Alice, che pesca ma
non mangia “i suoi simili"

Non ho una canna da pesca, non mi piace pescare e quindi non l’ho mai presa, però ho il kit di sopravvivenza della vecchia zattera, dove c’è una lenza, degli ami e dei piombi, già pronti per essere calati in acqua. Come esca prepariamo delle palline di pan bauletto greco impastato con lo yogurt, che come primo risultato hanno quello di attirare in barca le onnipresenti vespe! I pesci si avvicinano, annusano ma vanno via; poi un urlo di Alice e un pesce attaccato alla lenza; è uno sciarrano, grande una quindicina di centimetri, che ributtiamo subito in mare dopo aver sfilato l’amo con la maggior delicatezza che sono riuscito a metterci.  Niente pesci per cena, ma insalatona greca e vino greco, con la luna alta in cielo che si specchia nel mare. È già a metà, fra qualche giorno sarà piena.

Peristeri, baia deserta a sud est

Sabato 6 agosto

Notte ventosa, che non lascia presagire nulla di buono. Guardando fuori dal nostro ridosso si vedono le onde che corrono e il mare pieno di “ochette”. Andiamo a nord, ma protetti dalle due isole di Peristeri e Alònissos, e speriamo che basti a farci navigare tranquilli. Oltre lo stretto si vede il mare che è più grosso, e le onde che cominciano ad essere più grandi. Sono poche miglia quelle che ci tocca fare in mare aperto prima di arrivare a Kira Panagia, ma si dimostrano più cattive del previsto. Solo 3,8 nodi di velocità con il motore a 2000 giri, con il mare calmo saremmo veloci il doppio! Tre ore di fatica e poi il silenzio e la calma della baia sud dell’isola; forse il posto più bello visto finora; il fondo di sabbia rende l’acqua azzurra, e i pini ricoprono tutta la costa salendo fino in cima alla collina. Luogo ideale per una sosta, anche lunga. Kira Panagia fa parte del territorio protetto del parco, siamo in zona “A”, ma possiamo accedere con le barche ed è permesso il pernottamento. È disabitata, anche se abbiamo visto due uomini passare a dorso di altrettanti muli, diretti chissà dove, lungo un sentiero fra i pini poco oltre la spiaggia. Quando il sole tramonta termina anche il vento e il mare rimane liscio e trasparente, si vedono anche i piccoli rombi sul fondo, sei metri sotto di noi.


Domenica 7 agosto

È così bello qui che abbiamo deciso di fermarci un altro giorno. Abbiamo però tolto le cime a terra, perché ha ripreso a soffiare il meltemi e si sta meglio con la sola àncora. Tuffi, bagni, snorkeling, sperando sempre di vedere qualche pesce diverso mai incontrato prima; e infatti Daniela vede una magnifica “ballerina spagnola” che passa vicinissima alla barca; nuota sospesa a mezzo metro dal fondo sabbioso. È un nudibranco, di colore marrone, con due ali che muove con leggerezza come fossero l’orlo di una gonna, e da qui immagino il nome. La seguo per un po’, immergendomi per nuotarle attorno e vederla da vicino; per poco però, credo che la mia presenza possa spaventarla o infastidirla e quindi torno in barca lasciandola al suo viaggio verso la posidonia.

Kira Panagia, a nord di Alonissos

Al pomeriggio giunge il momento di Iv, ci prepariamo a sbarcare sulla spiaggia. Lo togliamo dal suo alloggio sopra la tuga e lo caliamo in acqua, ci mettiamo sopra il motore, poi i remi e siamo pronti. Daniela rimane in barca, mentre Alice, Sira ed io andiamo a esplorare.
Il sentiero percorso dai due tipi con i muli è subito sopra la spiaggia, è poco più di una traccia, ricoperto in più punti di cacche di capre e di muli, che se non si sta attenti si rischia di pestare.
Lo seguiamo per circa un’oretta, passando sopra altre cale e scogliere e terminando su una seconda spiaggia con un molo abbandonato. Quando arriviamo le capre ci fanno compagnia, sono tante e penso che qualcuno le curi, così come gli ulivi che sono stati piantati in perfetto ordine. Siria mi fa notare che sono tutti pareggiati sotto, come una siepe, ma non è opera degli uomini, bensì delle capre.


Lunedì 8 agosto

Un’altra notte di vento a raffiche e di sonno a singhiozzo, solo quando fa giorno mi addormento per qualche ora. Qui il telefono non prende e non abbiamo internet. Ieri sera ci siamo sintonizzati sul canale 25 per ascoltare il meteo sulla radio vhf. Il bollettino viene diffuso alle 19 e cinque minuti, prima eravamo già pronti con penna e quaderno per scrivere le informazioni; poi mi viene in mente di registrare l’audio con il telefono, così si fa prima e non si sbaglia. La signorina meteo - anche in Grecia il meteo marino è letto da una voce femminile – inizia a sciorinare i numeri di vento e mare di tutti i settori marini della Grecia, ben 51 aree, e quando arriva alla nostra premo subito il recorder e rimango in attesa: "sea five nord west, wind five nord west”, fine del bollettino! Nient’altro? Riascoltiamo la registrazione che ho tenuto accesa anche per avere i dati delle aree limitrofe, ed è praticamente la stessa cosa, meltemi a 20-25 nodi anche negli altri settori. Adesso però il meltemi l’abbiamo in poppa, non siamo più costretti a bolinare o a smotorare; lasciata la baia apro subito il genoa, giusto un pochino per assaggio. Metà vela è più che sufficiente, si va benissimo e ancora una volta siamo soli in mare. Mare che però è un po’ più arzillo della volta scorsa. Sul portolano c’era scritto che lo stretto Pelangonisou, quello che stiamo affrontando, può essere impegnativo con mistral, e causa delle onde che possono frangere. Quando l’ho letto ho pensato che forse esagerava, e invece no, aveva proprio ragione. Le onde non sono alte mai meno di un metro, un metro e mezzo; e quando arrivano in cosiddetto “treno” raggiungono due metri buoni. E poi si scontrano quelle che arrivano da nord ovest, da mistral, con quelle che arrivano da nord est, da meltemi, e noi in mezzo, presi a schiaffi sulle murate da tutte le parti. La vela a prua non serve più a nulla, accendo il motore e cerco di togliermi da questo mare impazzito prima possibile. Alice è sottocoperta, dorme, o comunque è in cabina, come ha già fatto in altre occasioni; noi tre in pozzetto, aprendo e chiudendo quel po’ di vela a prua, io al timone senza lasciarlo un attimo. Sei miglia così mi sono sembrate un’eternità; poi entriamo nel canale e il mare si calma un po’, niente più cavalloni, solo un bel vento in poppa che ci permette di spegnere di nuovo il motore a arrivare a Patitìri con il genoa aperto.
Quando siamo in porto apro il vano motore per vedere come è messa la cinghia dell’alternatore che da qualche giorno fa un cigolio ogni volta che accendo, per poi smettere qualche secondo dopo. Purtroppo mi accorgo che è molto consumata, con alcune parti che hanno completamente perso i denti in gomma. Devo trovare un meccanico o un auto ricambi perché stupidamente non ho in barca una cinghia di rispetto; fra tutte le decine di ricambi che ho preso di quella me ne sono dimenticato, e non so come fare. Chiediamo in un baretto dove ci siamo fermati a mangiare un boccone e una signora molto gentile ci dà il numero di un meccanico; prima di chiamarlo andiamo da un secondo meccanico che troviamo sul Google Maps, fuori paese, ma apre solo alle sei del pomeriggio.
Chiamo allora il primo meccanico che ci assicura che passerà a vedere in barca. È di parola Nikos, e verso le sette di sera si fa vivo, scatta una foto alla cinghia e mi dice che prova a trovare il ricambio e ci fa sapere.

Patitiri, old town

Martedì 9 agosto

È molto carina Patitìri, a parte la fastidiosa risacca in porto che non fa stare ferma un attimo la barca. Ieri sera siamo andati a fare un giro nella città vecchia, un paesino distante una decina di minuti di autobus. È interamente pedonale, case bianche una sopra l’altra a salire verso il cielo, scale al posto delle strade, piazzette panoramiche trasformate in verande bar, e tanti negozi e ristoranti. È invaso dai turisti, che la sera lasciano il caldo di Patitìri e vengono qui a cenare o a prendere un dolce ascoltando musica.
Aspetto con ansia che Nikos ci richiami. Gli ho anche inviato un messaggio, ma non si fa ancora vivo. Non fidandomi vado dal primo meccanico che ieri era chiuso, dopo aver smontato la cinghia dal motore per fargliela vedere. Sono le due del pomeriggio, dubito che sia lì, e invece lo trovo, seduto a cerchio attorno ad un tavolino ingombro di pezzi di motore, bevendo birra e mangiucchiando qualcosa assieme ad altre quattro persone, forse meccanici come lui, o forse no. C’è anche un ragazzo albanese che parla italiano, ma non mi è molto d’aiuto con la lingua. Spiego al meccanico cosa mi serve, un signore alto sulla cinquantina, stempiato e con la barba non fatta, vestito con la classica salopette da meccanico, che sparisce dentro un secondo capannone con la mia cinghia usurata in mano. Torna dopo un quarto d’ora per dirmi che non ne ha una, ma la può ordinare per me. Mi dice di tornare domani pomeriggio alle due che la troverò. Enormemente sollevato dalla buona notizia torno in barca e ricevo anche la chiamata di Nikos, che ha ordinato anche lui una cinghia ad Atene. Too late, Nikos, mi spiace ma l’ho chiesta ad un altro. No problem, no problem, mi risponde.


Oggi ognuno è andato per conto suo. Siria a fare un giro per i sentieri dell’isola e le località vicine, ma è già tornata; Daniela e Alice in giro a fare shopping e poi in spiaggia, io invece voglio andare alla città vecchia a scrivere un po’, seduto al fresco in un bar con internet. Non c’è il bus di giorno e andiamo a piedi. C’è un sentiero che porta lassù e ci si arriva con quaranta minuti circa di salita.
Di giorno è tutto vuoto, non ci sono turisti e si vede meglio la città, a conferma di quanto avevamo già visto a Glossa, nell’isola di Skopelos.


Mercoledì 10 agosto

Alice, Daniela e Siria oggi vanno via, tornano in Italia. Hanno prenotato l’aliscafo delle 11, il SeaWay, che le porterà a Mantoudi, sull’isola di Evvia/Eubea, e da lì in bus fino a Atene. Le accompagno all’imbarco e le vedo andar via mentre un corteo di turisti a piedi e in macchina sbarca a Patitìri. Siamo nel girone di ferragosto e queste sono le due settimane centrali, quelle che prevedono il tutto esaurito dappertutto. Aspetto che si facciano le due e vado dal meccanico a ritirare le due cinghie. Sono arrivate, le guardo prima di metterle in borsa, sembrano loro, sono della Continental, le pago e mi avvio verso il porto. Non vedo l’ora di metterle su e riaccendere il motore per vedere se tutto va bene. 


Entro in barca, apro il vano motore, scarto la cinghia tutta nuova e provo a inserirla. È un po’ dura, non riesco a farla entrare; allento del tutto il dado che tiene fermo l’alternatore ma anche così non ci va; sembra più corta. Provo con un cacciavite, il sudore mi cola dalla fronte e bagna il pagliolo davanti al vano motore, ma nulla da fare, non entra. Eppure il numero di riferimento è giusto, Pk 710, anzi Pk 711, che significa un millimetro più larga, ma non ci sta lo stesso. Comincio a vedere nero, rimetto le due cinghie in borsa e mi incammino di nuovo verso il meccanico sperando che non sia già in pausa. Sono le tre del pomeriggio, il sole picchia e io sudo, mentre penso già al peggio. Per fortuna sono tutti ancora lì, che bevono birre e mangiano patatine fritte confezionate. No sa cosa dirmi, il codice è corretto, ma dopo averla misurata con il metro vede anche lui che è più piccola. Chiama al telefono il suo fornitore e dopo qualche minuto di conversazione arriva il verdetto: non c’è l’ha! Mi restituisce i trenta euro che avevo speso e mi augura buona fortuna.Sono nella merda! Telefono a Sandro a Bologna, che già ieri si era mosso per trovarne una, per vedere se lui riesce a trovare una cinghia diversa con questa nuova misura. I vari siti internet in cui ne trovo una fanno la consegna non prima di dieci giorni, alcuni addirittura parlano di settembre, mi viene lo sconforto. Poi chiamo anche il meccanico a cui avevo detto “too late”, e dopo un paio d’ore mi risponde confermando che l’ordine per la cinghia non l’ha annullato e che se voglio domani pomeriggio me la porta. È la mia ultima speranza, incrocio le dita e domani saprò se riesco a salpare o se diventerò cittadino onorario di Alònissos.





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