Paxos
Domenica 19 giugno – Baia di Lakka – Paxos
Secondo le mie ipotesi oggi la baia si sarebbe dovuta svuotare, ma mai previsione fu più errata. Qualcuno sì è andato via, ma continuano ad arrivare barche su barche. Ho appena il tempo di rifare l’ormeggio spostandomi più all'interno del porto e liberando un po’ la via d’accesso, che già vedo arrivare un enorme due alberi che batte bandiera tedesca, con scafo blu e una fila di oblò lungo la murata, come le navi d’altri tempi. Si piazza proprio accanto a me, poi cambia idea e si allontana, per fortuna. Un veliero moderno, credo d’acciaio e non di vetroresina, ma non ci giurerei. Arriva anche un paio di catamarani, ma quello che più crea scompiglio fra i velisti è l’ingresso a tutta velocità di una motonave piena zeppa di turisti, tutti affacciati alle impavesate dei due ponti, con le macchine fotografiche in mano, con il megafono dell’animatore che in greco, inglese e italiano ricorda a tutti che “è possibile fare il bagno nella spiaggia alla vostra destra”...
Mi giro subito di schiena, sperando di non essere fotografato, ma dubito. Mentre la motonave attracca in porto, finisco le mie operazioni mattutine che, oltre al bagnetto appena sveglio e alla colazione, oggi consistono nel varo di Iv 2. L’ho già provato a Ravenna, ma questo è il vero battesimo “dell’acqua”. Lo faccio scivolare dalla coperta verso il fianco della barca, lo sollevo sopra le draglie e giù in mare, tenendolo per una cima per evitare che scappi via. Prima di mettergli sopra il motore controllo che ci sia sufficiente miscela dentro il serbatoio. Gli faccio anche il pieno e ne preparo altri 2 litri per le prossime volte.
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My beautiful laundrette a Lakka |
Non lo uso subito, il tender, preferisco prima fare una nuotata per vedere anche questa baia sott’acqua. Non è un granchè, nonostante l’acqua azzurra: la scogliera è povera, senza profondità e quindi senza grandi rifugi per pesci e altri animali marini. C’è solo un’abbondanza di sogliole, veramente tante, che si mimetizzano nella sabbia e scorrono sul fondo a scatti non appena si prova ad avvicinarsi.
Sono le due del pomeriggio quando decido che è il momento di andare in paese. Orario infelice, ma è lo stesso. Devo anche portare a terra un po’ di rifiuti che si sono accumulati in questi giorni, e quindi non appena arrivo al moletto d’attracco dei tender cerco subito i cassonetti. Un bel cartello, anche in italiano, mi indica il luogo, che è praticamente fuori dal paese. La differenziata non è proprio il primo dei problemi degli abitanti di Paxos, e nemmeno dell’Amministrazione. In uno spiazzo semi recintato si trovano alcuni cassonetti che contengono praticamente di tutto, e sono a lora volta circondati da tutto, scatoloni, laterizi, sacchi pieni di qualcosa, un bidone con dentro un liquido rossastro che a prima vista sembra olio, poi penso sia vernice, poi benzina, ma quella non può essere: vale troppo. Mi sento un po’ ridicolo con tutti i miei contenitori diversi, uno con dentro 3 bottiglie di vetro, uno con un po’ di umido, un altro con due scatole di sgombro sott’olio e i tappi dello yogurt di alluminio; un altro ancora con il cartone per sei uova e gli imballaggi delle merendine, uno per la plastica...
Lascio tutto nel primo cassonetto e ritorno sui miei passi, imboccando il sentiero che porta al Faro di Lakka. Venticinque minuti di salita, tutti su strada asfaltata fino al piccolo faro, purtroppo inaccessibile. Lo fotografo, fotografo il panorama e torno giù. Tutto quello che c’era da vedere a Lakka è terminato, di negozietti turistici non ho voglia, ma di gelato sì, e una bella coppa vaniglia e stracciatella è quel che ci vuole.
Iv 2 è magnifico, con un minimo di gas mi riporta a gran velocità da Eleftheria, giusto in tempo per assistere ad un ennesimo ancoraggio di un'altra barca, questa volta disastroso. I tipi a bordo non sanno proprio fare, né chi sta al timone né chi sta a prua accanto al verricello che fa scendere la catena dell’ancora. Sfiorano millimetricamente la prua di un’altra barca con la loro poppa, mentre l’ancora scivola sul fondo senza piantarsi. Stanno allegramente andando a zonzo per la baia seminando il panico fra i diportisti quando arriva urlando quello che presumo sia il capo gita, sale a bordo, prende in mano la situazione e riesce ad ancorare per bene. Sono i famigerati charter, ovvero gruppi di barche che si muovono in branco, guidati da un gruppo di skipper, spesso portate da persone totalmente inesperte, come in questo caso. Ne avrò la riprova a Gaios, dove lo stesso gruppo arriva qualche giorno dopo facendone di tutti i colori.
Prima di sera un temporale gira minaccioso attorno a Lakka, ma scarica solo qualche goccia. Io per sicurezza ridò àncora, aggiungendo altri metri di catena. Come si sa, tiene più la catena che l’ancora.
A sera torno a Lakka - ci ho preso gusto a girare con il tender - giusto per farmi una birra con patatine fritte e pubblicare un altro post sfruttando il wi-fi del bar.
Gaios - Paxos, lunedì 20 giugno
Per andare a Gaios, il centro principale di Paxos, non c’è molta distanza da coprire. Tutta l’isola è lunga poco più di 5 miglia nautiche e larga meno di due. La navigazione, tutta a motore, dura pochissimo, ci metto invece tantissimo a preparare la barca, a rimettere Iv sulla tuga, a fissare il motore a poppa, a liberare tutte le drizze. Le avessi fatte ieri sera queste cose...
Sto per entrare nella baia di Gaios quando alle mie spalle arriva rombando un barcone turistico, che a tutta velocità mi punta, aspettando solo che io mi tolga di mezzo. Fanno così da queste parti, tirano dritto e se non ti sposti finisci male. Ci finisci lo stesso un po’ male perché l’onda che ti arriva addosso dopo il passaggio della nave ti fa ballare, e se non hai l’accortezza di girarti a prenderla nella parte tra la prua e il centro barca rischi quasi di ribaltarti. Davanti a me altre due barche a vela fanno la stessa fine e la stessa manovra di Eleftheria.
La baia di Gaios è molto diversa da quella di Lakka; non è una vera baia quanto piuttosto una specie di canale di una ventina di metri di larghezza, formato da una piccola isola che si trova di fronte all’abitato. Le barche sono tutte ormeggiate con la poppa in banchina e l’ancora nel mezzo di questo canale. Cautamente dirigo la prua verso il paese, ma sono quasi sicuro che non ci sarà posto, troppe barche hanno lasciato Lakka questa mattina ed essendo inizio settimana è più che probabile che siano già tutte qui. Invece con grande sorpresa vedo che c’è posto. Rallento, guardo bene la banchina, ho già preparato per tempo àncora e cime, e quindi sono pronto alla manovra. È la prima volta che la faccio, per giunta da solo. Mi metto per bene perpendicolare al posto dove voglio arrivare, punto la prua verso l’isola, comincio a calare la catene direttamente dal telecomando in pozzetto e controllo se sto andando bene. Non c’è vento per fortuna, quindi è tutto più facile, ma ho il timore che l’ancora non prenda, quindi vado piano a marcia indietro aspettando lo strappo dell’ancora, segno che ha “agguantato” la sabbia. Così è, e finalmente posso far scendere la catena necessaria per arrivare fino in banchina dove un ragazzo gentile mi prende le cime e le lega alle bitte. Sono fermo, sono arrivato, manovra riuscita al primo colpo.
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In banchina a Gaios |
Approfitto dell’occasione per chiedere al Guardiacosta come e dove pagare la tassa e mi indica un’agenzia di viaggi che è ancora chiusa e aprirà nel pomeriggio. Strano che sia un’agenzia di viaggi a ricevere il pagamento di una tassa, ma nelle piccole isole bisogna fare di necessità virtù. Una virtù che però mi costa 20 € in più: “for my work” mi sento rispondere, e pazienza, teniamo tutti famiglia.
Finite le formalità, avendo perso lo status di clandestino ed entrato a tutti gli effetti nella legalità faccio il classico giro di shopping, cadendo immediatamente nell’acquisto di una “mappina” per la cucina di Eleftheria. Do anche una sbirciatina ai ristoranti, ma i prezzi mi sembrano un po’ troppo alti e considerando che in queste prime due settimane ho avuto un mucchio di spese, forse è meglio che vada al risparmio, così allestisco una decentissima cena in barca.
Dal bar di fronte la musica non smette un attimo, il repertorio è vastissimo, ma abbastanza bassino per i miei gusti. Il volume è da discoteca, ma pazienza. A mezzanotte la musica è ancora bella sostenuta, e anche gli avventori ridono e chiacchierano rumorosamente. All’una non è ancora cambiato nulla nel volume, nella scelta musicale e negli avventori, anzi mi sembra che si sia aggiunto qualcun'altro che ride e ride, a scatti e singhiozzi. Alle 2 di notte, quando sono sul punto di crollare, gli altoparlanti smettono, smettono anche le risate, tutto si fa silenzio e posso mettermi finalmente a dormire, avendo come unico nemico del sonno le micidiali zanzare di Paxos.
Gaios - Paxos, martedì 21 giugno
Qualcuno ha scritto a suo tempo che andare in vacanza è un lavoro e ci si stanca quasi di più che a stare a casa. Beh, in qualche modo costui ha anche ragione: dopo aver cosparso col mio sangue, indebitamente prelevato dalle zanzare e spiaccicato dalle mie manate, il soffitto della cabina, alle 6 circa vengo risvegliato da un trambusto di catene, motori, eliche di prua. Tiro fuori la testa dal passa-uomo della cabina di prua e mi guardo attorno: di fronte una barca fa manovra, ai due lati non c’è nessuna barca, hanno già mollato gli ormeggi. Torno a dormire e quando alle 9,30 mi risveglio tutto è di nuovo come prima: sia a destra che a sinistra ci sono ancora le barche che c’erano ieri. Che succede, ho le traveggole? Chiedo al mio vicino di sinistra e mi svela l’arcano. Stanotte un traghetto o altro barcone gli ha sollevato la catena facendolo disancorare; hanno dovuto rifare l’ormeggio e così anche quelli alla mia destra; solo io non ho avuto danni, e il motivo è perché sono il più piccolo; nonostante i suoi undici metri Eleftheria rimane un barchino di fronte ai charter, che vanno da 14 metri in su. E poi le barche di oggi, a parità di lunghezza, sono larghe il doppio e alte anche mezzo metro in più, dei veri giganti.
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Marinella’s bar |
Rimango nel mio piccolo guscio, mi preparo la colazione e sono pronto per andare a fare il bagno, da vero turista nelle isole greche. Faccio un po’ di strada prima di scegliere la baia che fa per me, perché la voglio deserta e voglio fare il bagno naturista. La trovo dopo quasi un’ora di cammino, ma tanto il tempo è dalla mia parte. Ci sto fino a quando il sole non comincia a bruciare, e fino a quando non finisco il litro d’acqua che mi sono portato dietro.
Il pomeriggio lo passo a leggere in pozzetto. Ho iniziato l’Odissea, in una anomala versione in prosa e non in versi. Mi piace, ho letto le prime cento pagine e adesso inizia il racconto di Ulisse presso i Feaci, sono nel pieno della storia!
Si fa buio, il bar ha già preso a macinare il suo repertorio musicale, alternando anche bei brani a vere schifezze. So già che durerà fino alle due di notte, ma me ne sono già fatto una ragione, domani lascio Gaios e inizio una nuova avventura.
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