Ormeggiare da soli, che disastro!
Sabato 20 febbraio 2016
Sono arrivato in barca a mezzogiorno. C’è un bel sole e le bandiere sventolano. Sono da solo, come in tutti questi mesi, ma forse domani arriva Lella. Ho deciso di uscire e vedere se riesco a navigare in solitario. Lo fanno tutti, l’ho già fatto una volta, direi che posso farcela, anche se il timore maggiore ce l’ho al momento di rientrare in porto. Non mi sono mai piaciuti gli ormeggi in banchina, non lo so fare e mi danno ansia. Comunque, preparo tutto quello che serve, stacco la 220, metto in moto e mi preparo ad uscire. La manovra non riesce a primo colpo. Il venticello che viene da NNO mi spinge verso l’altra barca, perché erroneamente ho lasciato la cima di prua che doveva tenermi fermo prima delle altre. Corro a liberarle tutte per uscire in fretta prima che la barca si schiacci contro l’altra, ma la sorte è avversa. Con mezza barca fuori la prua si sposta tutta a destra e va a toccare la barca di destra. Fermo tutto, mi rimetto dritto e riparto, ma di nuovo a metà uscita dalle briccole la barca si intraversa e questa volta tocca con il muso la fiancata dell’Amel. Corro a raddrizzarla e finalmente mi accorgo di cosa succede: i due parabordi di sinistra sono andati oltre la cima che separa i vari posti barca e quindi quando arrivo sulle briccole si bloccano facendo perno e facendo girare la prua. Libero i parabordi e finalmente esco. Con la coda dell’occhio vedo il proprietario dell’Amel che è corso a vedere se gli ho fatto dei danni, ma per fortuna non ce ne sono.
Finalmente sono libero e mi avvio verso il mare aperto. La brezza è leggera, ma sufficiente a far veleggiare. Esco dai moli e mi metto al vento per tirare su la randa. Ci riesco bene, mi metto di bolina larga e apro anche il genoa. Spengo il motore e comincio a veleggiare. Faccio un po’ di manovre, virate, strambate, tutto fila liscio. Non uso il pilota ma faccio tutto a mano. Dopo un paio d’ore mi preparo ad ammainare: pilota - questa volta è necessario – e come prima manovra metto dentro il fiocco. Comincio a raccoglierlo nel rullafiocco ma si blocca! Il cordino è passato sotto e si è incastrato. Vado a prua a sciogliere il tutto ma ci metto parecchio di tempo, e per fortuna c’è pochissima aria, altrimenti sarebbe stato un casino. Finalmente ci riesco e poi passo alla randa. Giù anche quella e via dentro le dighe. Adesso mi attende l’ormeggio, e quella è la cosa che più mi terrorizza. Arrivo al posto barca, ho rallentato quanto basta, infilo la prua ma sono lungo e il culo della barca si sposta e va dall’altra parte contro la briccola. Mi tocca fare manovra, marcia indietro, poi marcia avanti, sbatto ancora contro le briccole, gran casino; per fortuna sul molo c’è Saverio che mi dà una mano, e in qualche modo fermo la barca.
DEVO PERFEZIONARE QUESTA MANOVRA, SENNÒ SONO CAZZI!
Metto un po’ in ordine e poi vado a fare la spesa, dopo aver fatto un salto in barca da Saverio a ringraziarlo. Vado alla Coop, compro un po’ di cibarie e mi preparo delle penne al pomodoro con guanciale, vino bianco e misticanza. Per finire biscotti e vodka. Sono le 20,30 e crollo in un sonno pesante, accompagnato dal riscaldamento che va a busso. Verso mezzanotte mi sveglio e preparo il sacco a pelo per dormire seriamente.
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