3 - Da Brindisi a Bari col motore a pezzi
Giovedì 16 luglio 2015
Eleftheria è rimasta a Brindisi per quasi tre settimane, e adesso torniamo a prenderla per portarla a Ravenna. Questa volta l’equipaggio è più ridotto e siamo solo in tre, Siria, Cesare e il sottoscritto.
Viaggeremo tutta notte in treno, e domattina dovremmo essere a Brindisi giusto in tempo per sistemarci in barca, far gasolio, cambusa e salpare per Ravenna. Il meteo non dovrebbe riservare nessuna sorpresa e anzi speriamo di averlo a favore per fare un po’ di vela, perché a motore non è che si faccia molta strada, a vela si va di certo più veloci.
Venerdì 17 luglio 2015
Portiamo le nostre cose in barca e verso le 11,30 siamo pronti a salpare. Il cielo è sereno, il vento per adesso nullo. Ma non facciamo in tempo a uscire dai moli terminali che vedo la lancetta dell’acqua che va sul rosso. Il motore scalda troppo. Invertiamo la rotta e rientriamo in porto per capire cosa è successo. La girante è buona, ma la pompa pesca poco perché la presa a mare è mezza otturata. Da alghe, probabilmente. Il meccanico ha fatto un “clistere” per spingere fuori lo sporco. Rimontando tutto dovremmo ripartire senza problemi ma ci consigliano di pulire con un cacciavite le prese dell’acqua del piede, che sicuramente non sono perfettamente libere.
Alle sette di sera siamo a motore, andiamo ai soliti 2000 giri ma non facciamo più di 4 nodi. Sarà lunga ed è molto probabile che non riusciremo ad arrivare per lunedì mattina a Ravenna. Ci toccherà lasciare la barca in qualche altro porto, ma almeno è più vicino a casa. Mentre cala il buio ci facciamo un aperitivo in attesa di cenare. Ma tutto ad un tratto il motore si ferma di botto.
Non capisco cosa è successo, scendo sottocoperta per aprire il vano motore e mi trovo con la dinette invasa dal fumo! Porca zozza, il motore è bruciato! Sarà finito l’olio e ha bruciato una guarnizione; avrà scaldato troppo a causa dell’acqua che non entrava a sufficienza e quindi si è spento; è grippato il motore perché ha surriscaldato... le ho pensate tutte, ma una cosa è certa: il motore è rotto, è notte, e siamo nei guai! Per fortuna c’è una leggera brezza che ci permette di avanzare un po’ e con le vele aperte navighiamo lentamente verso nord.
Sabato 18 luglio 2015 - Ore 10 – 40°55N 17°40E Rotta a 318° – vel. 4,2
Abbiamo percorso 22 nm da Brindisi. Sono pochissime, ma vedremo dove riusciremo ad arrivare. Cerco di pensare positivo ma non è facile. Navighiamo a circa 10 nm dalla costa e fra un po’ arriveremo all’altezza di Monopoli. Per Bari ci sono meno di 38 nm, forse ci arriviamo in giornata.
Questo filo di vento per il momento non ci lascia ed è veramente benedetto. Non oso immaginare il casino che sarebbe se qualcuno dovesse venirci a prendere a questa distanza dalla costa.
Quando ci troviamo a qualche miglio dal molo sud del porto di Bari il vento cade. Disastro totale! Le vele sono afflosciate e siamo immobili nel mare liscio come l’olio. Stiamo anche scarrocciando lentamente verso il largo. Sfiga su sfiga. Proviamo a chiamare il cantiere Ranieri, che avevamo sentito e che ci avrebbe accolto in banchina, ma non vogliono saperne di fare uscire un gommone. Aspettiamo pazientemente che il vento ritorni, ma dopo 8 ore di attesa, mi decido e chiamo la Capitaneria, spiegando al cosa e dicendo che siamo un pericolo per la navigazione in quanto sprovvisti anche di luci.
Ci mandano una motovedetta che però non vuole o non può rimorchiarci fino a Bari, ma ci offrono di portarci a Mola di Bari. Accettiamo e ci rimorchiano all’ingresso del porto dove un gommone del PETER NAUTICA ci viene a prendere e ci porta dentro. Nella manovra di ingresso ci fa insabbiare, ma alla fine ci libera e ci porta dal benzinaio. Troppo veloce purtroppo e ci fa sbattere contro il molo. Nessun danno serio, per fortuna, ma il pulpito si è piegato un po’. Al Circolo Nautico Dafne, dove siamo momentaneamente ospiti, c’è una festa, e ci offrono birra e panini; noi offriamo il nostro rum.
Domenica 19 luglio 2015 – Mola di Bari
Il meccanico dice che passa a vedere. Si chiama Lillino, è un pensionato ma ha sempre lavorato con i motori Volvo Penta. Può venire solo lunedì, e porterà una batteria di riserva, quella della barca è k.o. Riesce a mettere in moto solo il giorno dopo, lunedì, portando una batteria di riserva. Gran fumo nero e poi il motore va. Altro olio e via.
Lunedì 20 luglio 2015 ore 11,15 – da Mola a Bari (Cantiere Ranieri)
Sono da solo, Cesare e Siria sono tornati ieri in treno a Bologna. Metto in moto l’MD11, che parte al primo colpo. Lascio l’ormeggio a fianco del benzinaio ed esco dal porto. Il vento c’è ma è in faccia. Vado molto piano e per aumentare l’andatura allargo verso il mare aperto aprendo anche il genoa. Sono molto fuori rotta, dovrò fare dei bordi. Dopo neanche mezz’ora mi suona la spia dell’olio. PANICO! Spengo il motore e manovro a vela. Non ho ancora aperto la randa perché è la prima volta che navigo da solo e non mi fido delle mie capacità. Tentenno diverse volte, faccio una virata solo col fiocco per vedere come me la cavo. Devo prendere la mano con il timone, ma tutto sommato bene. Il vento è appena una brezza ben sotto i 10 nodi, saranno a mala pena 5. Mi decido e apro anche la randa. La barca accelera un po’ e comincio a fare dei bordi brevi, anche per prendere confidenza con le manovre. Ho una gran sete. Faccio fuori una bottiglia di acqua in pochissimo tempo. Fuori il caldo è infernale, e la pelle delle braccia comincia a scottare. Come al solito non mi sono dato nessuna protezione. Per timore di allontanarmi troppo e rimanere senza vento faccio dei bordi vicino alla terra, e viro non appena il fondo raggiunge i 4 metri. Forse non è saggio, perché se finisce il vento mentre sono così vicino rischio di finire a scogli. Fortunatamente il venticello tiene e mi avvicino al porto di Bari. Vedo le grandi gru poste sul molo sud e anche una Costa Crociere all’ormeggio.
Proprio mentre mi sto preparando per doppiare il molo sud il vento cede, cala quasi a morire. Mi sento già sbattuto contro i blocchi frangiflutti di cemento che contornano la massicciata. Chiamo immediatamente Ranieri per chiedergli di uscire perché temo il peggio. La brezzolina è ormai quasi una bava di vento, ma Eleftheria riesce ancora ad avanzare. Appena doppiato il braccio del molo foraneo ritorna un po’ d’aria e riesco ad accelerare e a scostarmi dai sassi pericolosi. Poco dopo arriva il gommone. Mi naviga a fianco, visto che la barca va, e provo anche ad entrare in porto, ma appena girato il fanale rosso crolla tutto e diventa calma piatta. Cesare (così si chiama quello del cantiere) sale a bordo e mi dà una mano a mettere giù la randa. Poi il gommone mi porta fino all’ormeggio. Sono finalmente a terra e mi apro una bella birra, l’ultima. Il meccanico fa la sua “perizia volante”, dove capisco che il danno c’è ma non occorre sbarcare il motore. Si può riparare lì, l’olio c’è, e l’allarme era dato dai fili bruciati che toccavano il metallo del motore e facevano scattare l’allarme. La batteria è invece KO.
Ho lasciato la barca lì chiedendo di ripararla e poi tornerò a prenderla quando posso.
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