Croazia 2021



Pronto? Ciao, sono Francesco. Che si fa? Si va? Avete programmi? Noi si pensava che... se anche voi...” Eh sì, a volte le cose nascono proprio in modo improvviso e inaspettato. Non avendo molti giorni di ferie, e non avendo progettato nessuna lunga crociera, mi ero quasi rassegnato a non far nulla questa estate, quando una telefonata di Francesco e Siria, anche loro con pochi giorni disponibili, ha riacceso la voglia di partire e fatto imbastire in poco tempo un vacanza in acque croate. La Croazia è vicina, il mare è bello, e magari c’è anche un po’ più di vento per navigare a vela. Per di più da poco tempo abbiamo fatto amicizia con i nostri vicini di casa, Margherita e Daniel. Lei siciliana come me, lui di Pola, e questo inizio agosto vanno proprio lì in ferie. Niente di meglio che avere un amico croato che ti dà le dritte per baie dove fare il bagno e posti dove ormeggiare.

Eleftheria è pronta, ha un nuovo look, con lo spoiler rifatto e la coperta riverniciata, la scaletta fissata per bene, gli oblò sigillati e il motore con il tagliando fatto. Non c’è più nulla che ci trattiene e venerdì 6 agosto, alle 11 di sera ci apprestiamo a uscire dalle dighe. Siamo in quattro, faremo i soliti turni notturni, ma la traversata è breve, e in 12 ore saremo già a Pola.
Tutto il giorno però c’è stato vento forte da sud est, e il mare infatti è un po’ mosso. Le nuove luci che sono state piazzate sulle braccia della diga foranea sono talmente forti che mi confondono; per di più a poche miglia dalla diga c’è una distesa di navi alla fonda che con le loro mille luci accese fanno ancora più confusione. Dopo qualche miglio a motore, e dopo aver fatto lo slalom fra una nave e l’altra, apriamo le vele e navighiamo verso est a 6, 5 knt. C’è molta onda e si fa un po’ fatica a tenere la barca, ma è divertente. 
 


Sabato, 7 agosto
 
Circa alle tre del mattino il vento finisce e siamo di nuovo a motore, così tutta notte e il giorno dopo fino a poche miglia da Pola dove arriviamo verso mezzogiorno. Ormeggiamo in banchina sul molo del posto di Polizia e vado da solo a fare gli adempimenti d’ingresso, compresa la registrazione in Capitaneria. La tassa di soggiorno costa solo 50€, che vanno aggiunti ai 39€ che avevo già pagato on line, anche se nessuno mi ha chiesto la ricevuta, né la Polizia né la Capitaneria, come se non gli interessasse. Chissà, forse sono stati 39 € buttati.
Terminate le pratiche d’ingresso andiamo al Marina Veruda, nell’insenatura a sud di Pola consigliata da Daniel. C’è posto per fortuna e ci fermiamo al molo 8. Cime fissate, motore spento, finalmente la traversata è terminata.


Marina Veruda a Pola, il giorno dopo la traversata

Nel pomeriggio arrivano Margot e Daniel per un drink in barca, portando vino e birra. Non abbiamo ancora fatto nessun programma per questa vacanza e cominciamo subito a organizzare la prima “gita” scegliendo come meta Rovigno. Passeremo la notte lì e poi in giorno dopo faremo rotta per la penisola di Kamenjak e per le altre isole più a sud.
La sera andiamo a cena a Pola, facendo un lungo giro a piedi. Marina Veruda è praticamente il secondo Marina di Pola, ma è anche il punto di partenza di molti charter, per cui è pieno zeppo di gente che carica e scarica bagagli, di taxi che portano e prendono turisti, di auto in sosta e di negozi di attrezzature da mare. Attraversiamo questa varia umanità, urlante e sudaticcia, e risaliamo la collina fino a raggiungere il centro di Pola. La città è molto bella, piacevole architettonicamente anche se non siamo riusciti a visitare nessun monumento, visto l’ora tarda. Scegliamo un ristorante qualsiasi per cenare, senza molte pretese data la stanchezza generale della crew, riassaggio, dopo tanti anni, un classico piattone di ćevapčići con un boccale di birra! Solo Lella decide di prendere del pesce, ma non è un granché. La passeggiata dopo cena ci conduce fino all’anfiteatro dove prendiamo un taxi per tornare in barca.

Domenica, 8 agosto – Pola – Rovigno
 
Oggi è la giornata della gita in barca a Rovigno. La partenza è molto polleggiata, non c’è fretta, Rovigno è a poche miglia e aspettiamo l’arrivo dei nostri amici assieme a Sebastian, il loro piccolo di 4 anni. Lasciamo il pontile poco prima di mezzogiorno e usciamo dal golfo a motore. Non c’è vento, e purtroppo c’è ancora un po’ di mare vecchio che, unito al passaggio continuo dei motoscafi, ha creato una fastidiosissima onda incrociata. Proviamo ad aprire una vela per stabilizzare meglio la barca, ma è troppo tardi. Al piccolo Sebastian viene subito il mal di mare; vuole andare in bagno ma non sa se vomitare o fare altro; in meno di un quarto d’ora è diventato bianco come un cencio. Margot è un po’ preoccupata; io provo a tenere la barca più ferma possibile, ma il continuo passaggio delle barche a motore impedisce di controllare il moto ondoso che rimane sostenuto. Non abbiamo fatto neanche un miglio in mare aperto, ma la decisione è quella di rientrare a Pola. Doppiato il lungo molo che delimita la grande ansa di Pola, Sebastian si riprende, sta meglio e anzi si mette anche al timone di Eleftheria, come un lupacchiotto di mare!

Sebastian al timone di Eleftheria

Però la decisione è quella di fermarsi lo stesso a Pola e sbarcare Margot, Daniel e Sebastian. Noi quattro proseguiremo per Rovigno, e loro ci raggiungeranno in macchina la sera. Verso le 18 siamo al Marina di Rovigno, che il portolano definisce “lussuoso”. In effetti è molto bello e molto curato, fin troppo per i miei gusti, e le barche all’ormeggio sono tutte più grandi e più nuove della nostra, delle vere barche da ricchi. La lunga passeggiata sul molo da cui partono i pontili è punteggiata di gigantesche aiuole di lavanda e altri fiori; i bagni sono spaziali e super tecnologici, talmente automatici che qualcuno ha pensato bene di lasciare uno sgabello per tenere la porta aperta ed evitare queste continue aperture con tessera magnetica. I negozi, manco a dirlo, extralusso; un garage interno coperto per gli ospiti, e forse addirittura un noleggio auto, Porsche, Mercedes, e simili.


Margot & C. sono già arrivati, Sebastian si è ripreso e adesso sta benissimo. Ci incamminiamo lungo questa passeggiata, con i nostri asciugamani sulle spalle, infradito e borsette, fino a raggiungere la parte di scogliera libera per poter fare il bagno. Non c’è la spiaggia, ma un prato erboso dove stendere l’asciugamano, e soprattutto un acqua trasparente che è una goduria. E siamo praticamente in città!
Rinfrescati da questo bagno cittadino ceniamo in barca, con una bella spaghettata alle vongole, preceduta da un antipasto di bürek innaffiato con un ottima malvasia portata da Daniel. Rovigno è una classica città in stile veneziano con la chiesa che svetta con il suo campanile in cima ad una collinetta, e poi le belle case lungo le stradine che scendono quasi a chiocciola. Purtroppo è molto tardi e quasi tutti i negozi e le vari attività sono già chiuse, peccato.
 
Lunedì, 9 agosto – Kamenijak
 
Il marina di Rovigno ci da una bella salassata: 150€ per una notte, il triplo di quanto abbiamo speso a Veruda. Pazienza, lo sapevamo che era “di lusso” quindi...
Lasciamo il pontile e ci dirigiamo a vela verso Kamenijak, dove abbiamo appuntamento con gli altri. Il vento è leggero, si va piano, appena 5 nodi. Poi cala ancora e si va a 4 nodi, poi a 3, poi a motore! Arriviamo alla baia che abbiamo scelto per passare la notte verso le 18. Si chiama Uvala Polije, è stretta rocciosa e alberata. C’è qualche barca già all’ancora ma non c’è ressa. Un piccolo molo fa da trampolino a dei ragazzi per i loro tuffi in mare. Ci sono un paio di costruzioni sulla riva, quasi nascoste dagli alberi, e un sentiero che parte dal molo e sale curvando per il bosco, probabilmente diretto verso Premantur, oppure verso un'altra località della penisola. 

La piccola Uvala Polje a Kamenjak

Abbiamo qualche difficoltà con l’ancora perché ci sono molte rocce ai bordi e non fa presa. L’unica è mettersi proprio in centro baia, dove c’è una abbondante lingua di sabbia. L’acqua è al solito azzurra e trasparente, ci sono un mucchio di occhiate tutte attorno alla barca alla ricerca dell’ombra. Noi cerchiamo i nostri amici e li vediamo in acqua che stanno nuotando lemme lemme fino alla barca. Ci tuffiamo anche noi a goderci questa baia molto carina. Domani farò tutto il giro del suo profilo, per quello che è ormai il rito dello snorkeling alla scoperta del territorio. È una cosa che ormai facciamo sempre con Lella, anche quando non siamo in barca, come a Lampedusa il mese scorso, dove ci siamo girati tantissima linea di costa da una baia all’altra.
Salutiamo Margot Daniel e Sebastian che vanno via per continuare la loro vacanza e noi ci prepariamo la sera e la prima notte in rada sotto le stelle.

 

Martedì 10 agosto – Polije
 
Oggi giornata di mare e polleggio. Niente navigazione ma snorkeling, sole, birra e lettura. In realtà il sole non è costante, fa “entra ed esce” - come diceva la mia mamma – a causa di un po’ di nuvole passeggere. Francesco ha ricevuto un video da parte di loro vicini di casa che gli segnalano una vistosa perdita d’acqua dal contatore posto sul muretto esterno di casa. Bella rogna, quando succedono queste cose e si è lontani da casa. Pare fra l’altro che i tecnici della società acqua potabile abbiano qualche difficoltà ad intervenire. Si spera che riescano a farlo a breve.
Al pomeriggio prendiamo Iv per andare a terra e farci il sentierino che abbiamo visto ieri. Più che un sentiero è quasi una strada bianca, e purtroppo le auto che ci passano sollevano un polverone che si deposita su tutto, sulle foglie e sui tronchi degli alberi, sulle siepi, e anche su di noi. Premantur è una piccola cittadina dove ha sede il centro del Parco, ed è un ottimo punto per fare acquisti, o per fermarsi a cena. Noi invece, con una barca piena di cibo, preferiamo tornare a bordo e cenare con melanzane alla parmigiana.
 
Mercoledì 11 agosto – Unije
 
Stamattina si va di nuovo in mare, destinazione una grande baia a ovest dell’isola di Unije, dove c’è fondo sufficiente per ancorare senza ricorrere ai gavitelli. C’è pochissimo vento e non si riesce ad aprire le vele. Dobbiamo fare appena una ventina di miglia e nel primo pomeriggio siamo giù lì. Quando ci infiliamo nel canale fra Lussino e Unije il vento rinforza, anche troppo. Apriamo il genoa e la barca fila subito a 7,5 nodi. Siamo al traverso e non riusciamo a stringere il vento perché Eleftheria si inclina subito tanto e questo mette tutti in agitazione, per cui torno a poggiare, ma così facendo non si guadagna acqua, si fanno solo dei bordi piatti. Visto che siamo in vacanza e non in regata, mettiamo dentro il genoa e via di motore. Appena entrati in questa grande baia il vento cala, anche se rimane in faccia. È piena zeppa di barche, ma è molto profonda e larga per cui c’è spazio per tutti. L’acqua non è trasparente come nei giorni precedenti, e credo che sia colpa delle ancore che arano e sollevano la sabbia. C’è un gran via via, di barche, ne arrivano in continuazione; ad occhio e croce ce ne saranno almeno una quarantina, ho quasi l’impressione di stare in campeggio.

Campeggio di barche a Unije

La sera questa impressione viene ulteriormente confermata, quando cominciamo a sentire i canti che provengono dalle altre barche, la musica a palla, pianti di bimbi e urla di mamme, luci colorate che adornano le coperte... un delirio. Altro che wilderness!! Domani si va via in fretta.
Ho guardato l’ancora e ho visto che non si è piantata benissimo, forse ha poca sabbia disponibile e subito sotto c’è già la roccia, ma non ho voglia di rifare la manovra e neanche di scendere giù per riposizionarla a mano. Per fortuna non c’è vento e siamo abbastanza distanti da tutto e tutti. 
Il problema dell’acqua in casa non è ancora stato risolto e Siria è stata tutto il giorno a cercare di contattare i tecnici per saper se riescono. "Fortunatamente" l’acqua va giù lungo la strada esterna e non nel loro campo, altrimenti si rischiava il mezzo allagamento.
 
Giovedì 12 agosto, Tomozina Uvala – Lussino
 
Come temevo l’ancora ha arato e ci siamo avvicinati un po’ alla riva, per fortuna senza arrivarci contro. Sarebbe stato un bel problema sbattere con il timone su una roccia rischiando di romperlo o danneggiarlo. Rimettiamo a posto l’ormeggio e prima di partire ci facciamo un bel bagnetto. L’acqua è decisamente più limpida di ieri, ma durerà poco; è un po’ come la strada bianca per Premantur, con la polvere sollevata dagli pneumatici delle auto, mentre qui sono eliche e catene ad intorbidire tutto. Prima di salpare abbiamo modo di fare acquisti da un signore che è arrivato su un barchino da Lussino e che vende prodotti alimentari. Ha finito il pane purtroppo, ma ha due magnifici strudel che prendiamo subito.



Tomozina Uvala è proprio di fronte a noi, a poche miglia. È ben riparata ed ha un’acqua trasparente magnifica. Dentro la baia ci sono solo un paio di barche. La sabbia sul fondo rende facile l’ancoraggio e ci fermiamo sospesi sul mare, come in una delle tante foto da manifesto che si vedono alle vetrine degli uffici del turismo croato. Bagno “nature” tutto il giorno, come usa da queste parti, e come fanno anche gli altri vacanzieri presenti. Il bello di stare polleggiati in barca senza far niente è anche quello di guardare gli equipaggi delle altre barche e provare a immaginare chi sono, che rapporti hanno fra di loro, cosa stanno facendo... è un gioco innocente che diverte sempre. Una bella barca con scafo blu e bandiera italiana sta entrando adesso nella baia, portata da un tipo panzone con una moglie (figlia? fidanzata?) molto più giovane di lui. Dall’accento capiamo che sono veneziani. Ci sono poi due gommoni, anche loro battenti bandiera italiana e con due coppie a bordo tra i 40 e i 50 anni; c’è anche una bella barca a motore “no ferrodastiro” anche questa con una coppia di italiani, che come tutti gli altri non usano costumi da bagno; e infine ci sono le solite occhiate sotto la nostra barca a prendersi l’ombra. 

Oloturia “in amore"

Nei nostri giri di snorkeling non abbiamo visto tanto altro pesce, i soliti sciarrani e le solite salpe; unica eccezione sono state le oloturie che per la prima abbiamo viste “in amore” ovvero dritte in piedi sul fondo sabbioso, pronte a rilasciare in acqua sia ovuli che sperma, così come vuole il loro processo riproduttivo.
Poco dopo il tramonto c’è un altro arrivo in baia; sono un paio di barche da charter di ragazzotti tedeschi o austriaci non saprei. Anche loro con le luci colorate tutte attorno al boma, che deve essere una nuova moda in voga tra chi noleggia le barche, ma che dà al tutto un’aria da circo equestre molto poco marinara.
Festeggiano l’arrivo in baia stappando un bella bottiglia di bollicine, ma sparando il tappo proprio in mezzo al mare. Questo fa inorridire “capitan Lella” che si butta in acqua, fa una nuotata fino al tappo, lo raccoglie e glielo porta stizzita, facendogli anche la lezioncina ecologica!

Snorkeling a Tomozina

Venerdì 13 agosto – Osor
 
Lasciamo la bella Tomazina Uvala diretti a Osor, poco più a nord sempre nell’isola di Lussino. La spiaggia antistante il paese è piccolina ma lo spazio per una barca ci sarebbe, se non fosse che il fondo sale troppo rapidamente e non riusciamo proprio ad ancorarci stabilmente senza invadere lo spazio dei bagnanti. Oltretutto il colore dell’acqua è un po’ verdino e dopo aver apprezzato i colori azzurri dei fondi sabbiosi ci sembra poco invitante. Usciamo dalla baia e puntiamo all’isola di fronte, Zeça, a circa 6 miglia. Qui l’acqua è veramente azzurra e cristallina e siamo quasi da soli in quella che è una leggera rientranza della costa più che una baia vera a propria. Ma non c’è vento, non c’è onda, c’è un gran caldo, non resta che stare in acqua a girovagare con la maschera.
La notte però non la passeremo qui, preferiamo andare a Osor. Per accedere alla cittadina bisogna però attraversare il canale fra Cres e Lussino, con il ponte levatoio che apre 2 volte al giorno, alle 9 e alle 17. Ci mettiamo in fila in attesa che scatti l’ora e che passino tutte le barche in uscita prima di entrare a tutto gas fra le strette banchine del canale, dove parecchie persone sostano guardando lo spettacolo del passaggio delle barche. 

Il passaggio del canale tra Cres e Lussino a Osor

Di là dal canale si trova un’area gavitelli e ci fermiamo per prenderne uno. Ho imparato una nuova manovra che facilita la presa del gavitello, specialmente se si è da soli, ma molto utile anche in equipaggio. Basta andarci di poppa anziché di prua, ma con la cima fissata nella galloccia a prua e fatta girare fuori dalla battagliola. In questo modo, dopo aver agganciato con facilità il gavitello, si fa scorrere la cima lungo tutta la murata e ci si ritrova con il gavitello correttamente posizionato a prua. È più semplice non solo se si ha la spiaggetta come su Eleftheria, ma anche per chi non ce l’ha, perché l timoniere vede meglio il gavitello e ci si ferma proprio contro, permettendo a chi deve fissarlo una presa più facile.
Spento il motore rimettiamo in acqua il tender per scendere a terra, e per chiedere se c’è posto in un pontile attrezzato a piccolo marina che vediamo sulla sponda destra della città. Non riusciamo però a trovare il gestore, non c’è una reception o qualcosa di simile e proviamo a chiedere alle poche persone che incontriamo, un diportista che non parla inglese, un meccanico che non ci risponde, e infine ad un ristoratore che lo conosce e ci dà il suo numero di telefono. Gabriel ci risponde e ci conferma che il posto c’è. Torniamo al pontile a cercarlo e lo troviamo dentro una barca, la sua “barca ufficio”. È un ragazzotto giovane, con i capelli a coda di cavallo, che se ne sta in pozzetto a suonare la chitarra. Ci fa vedere il posto e poi torniamo a bordo per lasciare il gavitello e spostarci al pontile. È tutto molto spartano, ma c’è la corrente elettrica e l’acqua, e anche i bagni seppur in un piccolo container. Costa 300 kune, e va benissimo!

Osor al tramonto, sull’isola di Cres

Osor è una piccola cittadina di pochi abitanti, molto carina e con tanti secoli di storia alle spalle. Insediamento preistorico, colonia greca e poi romana, conquistata dai bizantini e infine veneziana. La pianta della città è ancora quella di origine romana, con il foro trasformato oggi nella piazza principale, e il decumano che taglia in due il paese. Ci fermiamo a far spesa in un piccolo alimentari e anche a vedere una piccola mostra di pittura con deliziosi acquarelli di uccelli, pesci, e immagini oniriche, come la coppia di giovani che cavalca un pesce in mezzo alle onde, che compriamo subito come è ormai nostra abitudine quando siamo in vacanza.
Ps: la telenovela della perdita dell’acqua a casa di Siria e Francesco non è ancora stata risolta e con il ferragosto in mezzo temiamo che si sposti tutto a lunedì prossimo.
 
Sabato 14 agosto, da Osor a Kamenijak
 
Alle 7 in punto il campanile di Osor ci dà la sveglia, e alle 8,30 lasciamo l’ormeggio dopo aver saldato Gabriel, e ci prepariamo a far la fila per uscire dal canale. Purtroppo una delle tante vespe che ronzano sempre attorno alla barca finisce per pungere Francesco, che si ritrova nel giro di dieci minuti con una mano gonfia come un pallone.
La nostra meta oggi è la penisola di Kamenijak, però dal lato est, nel grande golfo di Medulin. Per circa tre ore si va a motore, poi arriva un po’ d’aria da ovest e apriamo le vele. Superata l’isola Fenera iniziamo a bordeggiare per raggiungere la baia di Debeliak, ma siamo costretti a chiudere le vele non per mancanza d’aria, ma per la troppa presenza di barche, sup, bagnanti, boe e altri ostacoli che ci rendono le virate complicate. Raggiungiamo a motore la baia e diamo ancora. Ci sono un mucchio di barche, peggio che a Unije. La musica è ancora più a palla e l’acqua è torbida. Verso le quattro del pomeriggio, presi dallo sconforto del luogo, cambiamo idea lasciamo la baia diretti a Polje, sull’altro lato della penisola, dove passeremo la notte.


A Polje siamo ormai di casa, l’acqua è sempre bella, e per di più siamo rimasti solo noi in tutta la baia perché le altre due barche che erano alla fonda sono andate via. Ritorniamo anche a fare un giro a Premantur, per fare un p’ di spesa per il giorno dopo. Abbiamo deciso di anticipare il nostro rientro perché le previsioni meteo ci danno un paio di giorni con vento in faccia da ovest a partire da martedì, con anche inevitabile onda il giorno dopo. Giunti in paese ne approfittiamo anche per prendere il bel gelato, che è l’unica cosa per la quale metterei un freezer in barca, se avessi lo spazio sufficiente. Prima di ridiscendere lungo il sentiero incontriamo una coppia di ragazzi italiani in bicicletta che si sono persi; o meglio non sanno più dove hanno noleggiato le bici, non conoscono il nome del luogo dove le hanno prese, il nome di chi gliele ha noleggiate, non hanno un numero di telefono del noleggiatore, non sanno come fare a riconsegnare le bici e ci chiedono aiuto. Sembra incredibile eppure è così, erano partiti in sella alle bici senza badare a nulla, fidandosi probabilmente del gps del telefonino, come se bastasse quello per saper vivere. Chissà come gli è andata a finire...
 
Domenica 15 agosto, da Pola a Ravenna
 
Sono le sette circa e siamo già svegli. Il tuffo del mattino è sempre un toccasana per il fisico e per il morale e mi spiace un sacco che queste brevi nuotate siano limitate ai soli giorni di crociera, e non come Montalbano che tutti i santi giorni si pasce nelle acque di Marinella.
Salpiamo l’ancora senza far colazione, la faremo in navigazione, tanto dobbiamo passare da Pola per fare l’uscita e abbiamo tutto il tempo. Si va a motore perché il vento non c’è ancora e in 2 ore siamo dentro l’enorme baia di Pola. Dopo il giro in Polizia e Capitaneria facciamo anche il pieno di gasolio ma abbiamo purtroppo davanti a noi una barca a motore che deve avere un serbatoio da migliaia di litri, visto quanto ci mette a riempirlo. 

Addio acque croate, si torna a casa

Alle 12,30 siamo in mare aperto, con rotta 250°, la randa issata, il motore a 1800 giri in attesa che arrivi il vento da sud. In mare non c’è nessuno, avanziamo verso ovest aiutati da una leggera aria ma sempre con il motore acceso. Sto spesso seduto a prua a guardare il mare cercando di avvistare dei delfini, che quest’anno non si sono fatti vedere molto. Fortuna vuole che almeno incontriamo una tartaruga, ed è anche parecchio grande. Poi più nulla. Nel pomeriggio il vento aumenta e possiamo aprire anche il genoa spegnendo il motore. Facciamo 6 nodi, a volte anche punte di 7,5 ed è un bel navigare. Anche quando cala il sole l’aria pur diminuita è sufficiente per andare a vela, ma è previsto che giri a ovest e quindi navighiamo un po’ più verso sud per guadagnare acqua per quando dovremmo per forza ad andare più a nord.
Ormai è buio da un pezzo e il lontananza si vedono le prime luci della costa, e soprattutto le luci delle navi all’ancora davanti a Ravenna. Ormai la nostra bolina è diventata quasi insostenibile e quando la prua rischia di puntare Porto Garibaldi anziché Ravenna accendiamo il motore e chiudiamo il genoa. Sono quasi le 2 del mattino quando entriamo fra i pontili del CVR e fissiamo le cime delle briccole alle gallocce a poppa e prua. La previsione per domani di forte vento in Adriatico settentrionale è cambiata radicalmente e adesso danno un vento molto meno preoccupante e da nord. Vatti a fidare.

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