Salento 2020 - 2.Da San Foca a Gallipoli



15 agosto - Lecce 

 

Approfittando del fatto che Hendrix arriva a Lecce il programma della giornata prevede un bel giro turistico fra i monumenti del capoluogo del Salento. Abbiamo visto gli orari del bus e puntiamo le sveglie per non perderlo. Arriviamo alla fermata anche in anticipo e andiamo a far colazione in un bar sulla spiaggia. Torniamo alla fermata e il bus non arriva. Aspettiamo un po’ e non arriva ancora. Poi cominciamo a chiedere alle altre persone presenti alla fermata e scopriamo che abbiamo miseramente sbagliato orario: il bus è già passato e il prossimo sarà fra 2 ore, forse 3, non è sicuro, a volte ritardano, a volte saltano la corsa. Sconforto totale! Avevo letto gli orari e mi sembravano corretti, peccato però che avevo sbagliato a cercare sul sito e mi sono segnato gli orari dello scorso anno! Cannato completamente! Dopo 2 ore di attesa passa un bus che va a Lecce,  e anche se non quello della linea locale ci infiliamo ugualmente dentro. È il bus delle FS e purtroppo non si possono fare i biglietti a bordo ma occorre comprali sul sito di Trenitalia. Si può fare online anche con il telefonino, ma è lunga perché bisogna scrivere tutti i nomi uno per uno, come quando si compra un biglietto del treno, e riesco a pagare quando ormai siamo quasi a Lecce. Con Hendrix abbiamo appuntamento in stazione ed è lì che ci aspetta. Ci facciamo la nostra gita turistica a Lecce, mangiamo un boccone, e poi nel pomeriggio rientriamo a San Foca. C’è da fare un po’ di cambusa e preparare la partenza di domattina.

Hendrix appena arrivato e subito al timone

 

16 agosto, da San foca a Otranto

Stanotte ha soffiato maestrale ma adesso ce n’è veramente poco ed è rimasta solo l’onda. Usciamo dal porto, ci allontaniamo un po’ e cominciamo a preparare le vele da aprire. "Cazza a ferro 'sto boma che sbatte!” “ Oui mon General" e... zac! il boma crolla sul pozzetto e l’amantiglio comincia a roteare attorno al paterazzo e alle nostre teste. Che è successo? Si è rotto il ponticello della varea del boma dove è fissato il mosco dell’amantiglio e senza randa issata non sta su. Torniamo verso San Foca e ci mettiamo all’ancora davanti al molo d’ingresso del porto per fare la riparazione. Mettiamo uno stroppo di dynema, Daniel dà una limata all’alluminio per togliere le asperità e in meno di mezz’ora siamo di nuovo in mare aperto. Motore a 1900 giri, vento e onda in diminuzione, velocità 6 nodi, direzione Otranto.


Otranto, verso il Castello


A Otranto però non c’è posto in marina, manco a dirlo; possiamo però metterci all'ancora in porto, che è molto ampio, fondo di sabbia buon tenitore ed ha la giusta profondità. Andiamo quindi a fare il bagno in una delle tante baie a nord di Otranto e nel pomeriggio torniamo per fermarci all’ancora per la notte. Fatta la manovra mettiamo in acqua Ev per scendere a terra, come facevamo a Paxos. Partiamo in tre, ma neanche a metà strada il motore si ferma, qualcosa non va, ma non so cosa. Ci tocca andare a remi, io, Daniel ed Hendrix. Sbarcati i primi due passeggeri provo a rimettere in moto e con molta fatica raggiungo in qualche modo la barca. Sembra ingolfato, provo ad aggiungere benzina pura e finalmente il motore gira a meraviglia. Facciamo la spola per trasportare tutti a terra e, su suggerimento di una coppia di francesi anche loro all’ancora, facciamo il giro completo dei frangiflutti e raggiungiamo un molo molto più comodo. Prima eravamo andati letteralmente “a scogli” manco fossimo dei naufraghi...

Otranto, il moletto della spiaggia dei bambini

Fermiamo Ev su una bitta e ascendiamo terra: finalmente a Otranto! Città molto bella, mi piace un mucchio camminare per le sue vie, ma è strapiena di gente. Meravigliosa la cattedrale con i suoi mosaici. Saliamo verso il castello, facciamo il giro delle mura e poi torniamo in barca per la cena. Solito vai e vieni di Ev e all’ultimo giro non so cosa succede con una certa ragazza di Lucca, ma pare che sia diventata l’argomento della serata. Forse bisognava invitarla in barca a venire in crociera con noi, dicono che avrebbe accettato...

La cripta del Duomo di Otranto

17 agosto, da Otranto a Leuca

La partenza per Leuca non è mattiniera, sia perché la meta è decisamente vicina, sia perché devo spedire un pezzo del pilota automatico vecchio ad uno svizzero che me lo ha comprato on line. Mi ha però dato un indirizzo assurdo, in Sardegna , senza via e numero ma con l’indicazione solo della città e del Marina. Faccio al fila alla posta e poi quando tocca a me anche l’impiegato ha dei dubbi che possa arrivare a destinazione, ma io non ho altri indirizzi e così lo mando via. Speriamo bene. Tornando indietro mi fermo in un bar a prendere un vassoio di pasticciotti alla crema. Sono la specialità del posto, credo di tutta la Puglia, e sono buonissimi.



Alle 11,30 sono di nuovo in barca e sono tutti pronti a salpare. Fuori c’è del vento, ma viene da sud e quindi si bolina. Un bordo dopo l’altro Eleftheria avanza, ma di strada vera e propria se ne fa poca. Ci mettiamo sei ore per arrivare a Leuca, un tempo infinito, ma una veleggiata divertente, anche con la trinchetta in aggiunta al genoa (che non è che faccia chissà che, è più scenografica che altro). Tanto per cambiare, in porto non c’è posto; ci mettiamo all’àncora davanti al porto in attesa che si liberi qualcosa e ci chiamino, ma dubitiamo fortemente. All’àncora si sta scomodissimi, il via via di barche e il vento da sud ci fanno ballare, e se non ci chiamano per entrare dentro è impensabile passare la notte qui. Decidiamo di andare a cercare un posto sottocosta al di là della punta verso Gallipoli. San Gregorio è quello che ci suggerisce un parente di Daniel, ma il portolano dice che il fondo non è buon tenitore. Optiamo per la spiaggia subito prima ma è una scelta pessima. L’onda da sud, unita al basso fondale della spiaggia, solleva Eleftheria instancabilmente per tutta la notte, senza lasciarci dormire, con un caldo soffocante. Cena con insalata, pomodori e mousse di tonno e formaggi; xamamina per Daniel, Hendrix e Siria.

Il Faro di Punta Palascia, il punto più a est d'Italia


18 agosto - Verso Gallipoli (Secche d’Ugento)

Visto che non si dorme alle otto siamo già in marcia. Vela al traverso a 6 nodi. Dopo neanche un’ora però in vento sparisce. Dobbiamo andare oltre le Secche d’Ugento, un tratto di mare che il portolano definisce pericoloso, con molte rocce a pelo d’acqua e che conviene circumnavigare se non le si conosce molto bene. La boa di segnalazione delle secche non l’abbiamo vista, non so perché, in ogni caso ci teniamo ben a distanza, non si sa mai. Il vento è tornato a stiamo veleggiando. Non vogliamo arrivare a Gallipoli, ma vogliamo fermarci alla Punta del Pizzo, un promontorio ben riparato da sud dietro il quale sostare per un bagno, ma anche per passare la notte, se ce ne viene voglia. 
Nella baia ci sono tantissime barche, tutte a ripararsi dal vento e dal mare; diamo fondo in sei metri d’acqua e ci godiamo il mare cristallino. Verso le dieci di sera il vento gira a nord, ma non porta subito onda e ci permette di cenare comodamente con melanzane alla parmigiana e peperoni all’aceto, prima di cercare un altro ormeggio. Sul tardi vediamo arrivare altre due barche a vela, e senza accendere il motore filano la catena dell’ancora e si fermano lì vicino. 
Verso mezzanotte il vento sale, saranno una decina di nodi ma si riesce a riposare, molto meglio della sera prima.

Sala lettura in coperta

19 agosto, Gallipoli e Baia Verde

Il vento è ancora cresciuto, è giunta l’ora di partire. Senza neanche fare colazione e solo con una tazza di caffè bevuta al volo, tiriamo su l’ancora e prendiamo la via di Gallipoli. Adesso bisogna stare riparati dal vento da nord per cui faremo una sosta in paese per fare un po’ di spesa, vediamo se c’è posto per quando dovremo sbarcare parte dell’equipaggio, e poi punteremo verso Torre Colimena a cercare una baia lì vicino per stare un paio di giorni in rada. Ci fermiamo sul lato sud di Gallipoli, all’ingresso del porticciolo dove ha sede anche la Lega Navale, e dopo aver messo in acqua Ev raggiungiamo terra, fissando il tender in uno spazietto libero fra alcune barche da pesca. Verso le undici siamo di ritorno e riprendiamo il mare; il vento è quello giusto per fare una piacevole bolina verso la nostra meta. Tutti sdraiati in coperta a prendere il sole, mentre il timoniere è l’unico che governa la barca. Procediamo così per un paio d’ore fino a quando un po’ di nuvole nere e grosse giusto alla nostra prua ci consigliano di ridurre la velatura e poi di ammainare del tutto le vele. 

Temporale a Gallipoli


Il cielo minaccia acqua, e tempo mezz’ora arriva un bel temporale che ci inzuppa per bene e ci fa scappare in mare aperto per evitare il vento a raffiche che sta sferzando il mare sotto costa. Dura circa un'ora e mezza la buriana, e poi torna la calma. Raggiungiamo il nostro ormeggio, una piccola baia poco profonda a ovest di Punta Prosciutto, proprio al limite del parco marino di Porto Cesareo. In rada ci siamo solo noi e due barchini a motore che vanno via poco dopo. Il vento è calato molto, “si sta fermi come in un parcheggio”. Dopo due giorni di sballottamento ci voleva proprio.



20 agosto, Baia Verde – Torre Colimena

Non so come si chiama questo posto. Su meteo.it leggo Baia Verde, ma forse un nome preciso questo posto non ce l’ha. Ieri ci siamo incamminati lungo la spiaggia che porta al paese di Torre Colimena con il suo porticciolo un po’ troppo piccolo per ospitare più di un paio di barche contemporaneamente, non c’era spazio anche per noi. Una barca a vela era alla fonda proprio davanti all’ingresso della baia e dentro la baia c’erano già alcuni barchini locali. Questa mattina però anche la nostra baia si è affollata: ci sono alcune barche a motore, quattro catamarani e anche tre barche a vela che però non restano anche per la notte. Solo un catamarano ci farà compagnia, lo stesso che avevamo visto alla fonda ieri a Punto Prosciutto. Il sole è già alto e comincia a far caldo. 



Ci mettiamo maschere e pinne e andiamo a fare un po’ di snorkeling. Tutte le volte che metto la testa sott’acqua ho sempre un misto di divertimento e delusione; spero sempre di trovare dei fondali diversi e più belli di quelli visto la volta precedente, colorati, con pareti e canyon coperti di piante e pesci che brucano illuminati dal sole, ma il più delle volte non è così. Questi fondali mi sembrano sempre tutti uguali, piatti, senza buchi e caverne, senza anfratti da scoprire, da esplorare, senza piante e con pochi pesci. Mi diverto sempre meno a girare sott’acqua e poco dopo torno in barca. Chissà, forse non mi piace più fare snorkeling, o forse avrei solo bisogno di vedere altri mari per farmi tornare la curiosità. 
Il tramonto sullo Ionio è magnifico, la luna è solo un’unghiata nel cielo senza nuvole e dal colore blu scuro. La barca è immobile sull’acqua, passeremo una notte tranquilla anche oggi.





21 agosto, Gallipoli

A Gallipoli non siamo riusciti a prenotare un posto per cui andiamo lì un po’ “all’avventura”. Speriamo di riuscire a fermarci almeno dal benzinaio, per poter far scendere Lella che ha il bus alle cinque del pomeriggio; poi vedremo dove passare la notte. Lasciamo la nostra baia e apriamo subito le vele per prendere il bel venticello da nord che ci fa subito andare a 6 - 7 nodi. Dopo qualche ora siamo di fronte all’ingresso nord del porto di Gallipoli, chiudiamo le vele e ci prepariamo ad entrare. Chiamiamo il Marina sul CH 9 e ci conferma che anche oggi non hanno posto. Lo sapevo già, da quando vengo in Puglia è sempre così, ma un tentativo si può sempre fare; vediamo la banchina del benzinaio che è completamente vuota e ci dirigiamo lì, sperando di poter sostare, come accade in tanti altri porti nel mondo. Ma non appena stiamo per fermarci vediamo arrivare di gran carriera un tizio, presumo un marinaio del Marina, che si sbraccia e urla per dirci che non possiamo stare lì, che dobbiamo andare via, e che se vogliamo fermarci in un altro posto in porto dobbiamo chiamare la capitaneria. Veramente antipatico e poco cordiale, ma ormai mi ci sono abituato a questo modo di fare scortese e sbrigativo della gente di mare. Chiamiamo la Guardia Costiera e ci dicono di metterci in contatto con l‘Ufficio Tecnico per chieder il permesso di stare lì. 

In banchina a Gallipoli

Così facciamo e per fortuna un gentilissimo impiegato ci dà le indicazioni per ormeggiare in banchina, accanto ad alcuni pescherecci; l’importante è che domattina andiamo via non troppo tardi. Non ci sembra vero, alla faccia di tutti i no ricevuti dai Marina! Scendiamo a terra per andare a mangiare qualcosa e per accompagnare Lella alla fermata del Flixibus. È un caldo torrido e il capolinea del bus non è vicino, anzi è in periferia a qualche chilometro dal porto. Ci avviamo a piedi con largo anticipo, per evitare sorprese. Puntuale alle 17,30 il Flixibus parte con a bordo Lella per il rientro a Bologna.
Saluti, baci e abbracci e poi torniamo in centro. Questa sera abbiamo deciso di cenare al ristorante e dopo averne girati molti e scartati altrettanti, ne scegliamo uno che peggio non si può. Economico certo, ma veramente “tristo”. Per consolarci ci facciamo un gelato e poi un bel giro nel centro di Gallipoli. Bella città, ma ci sono talmente tanti turisti che si fa fatica a camminare. Non ci tornerò mai più in agosto.


Un frantoio “turistico" nel centro di Gallipoli



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