Salento 2020 - 1.Da Ravenna a San Foca



Anche l’estate 2020 è finalmente arrivata, dopo un inverno che dire tumultuoso è dir poco. Ne sono successe talmente tante che non so da dove iniziare. Già a fine anno mi sono lussato una spalla per un incidente in bicicletta: 4 mesi fermo e riabilitazione faticosa per via dell’epidemia di Covid 19, scoppiata a inizio marzo, proprio quando stavo per iniziare i miei esercizi di fisioterapia in palestra. Quando a maggio siamo potuti uscire di nuovo di casa, siamo subito andati in barca a vedere come stava Eleftheria. Con le mascherine, e con i disinfettanti per le mani sparsi in ogni angolo del circolo nautico. Per fare carena in cantiere le file sono lunghissime e dobbiamo metterci in lista d’attesa, ci hanno dato appuntamento tra 6 settimane. Intanto continuiamo le migliorie in barca: nuovo pilota automatico, nuovo boiler, rifacimento delle saldature dell’antenna radio, e così via. Per quest’anno ho tre settimane di ferie dal lavoro e non possiamo andare di nuovo in Grecia, troppo lontana. Si potrebbe andare in Croazia, ma ho il timore che con queste restrizioni Covid si rischi di rimanere bloccati in quarantena e di non poter rientrare in Italia, oppure di rientrare e venire messi in quarantena dalle autorità sanitarie italiane; è un gran casino ed è meglio fare scelte più semplici. Così decidiamo di andare in Salento, facendo tutto il giro della Puglia lungo costa. 



8 agosto 2020, da Ravenna al Gargano

Oggi è il giorno della partenza. È stato un po' complicato incastrare gli impegni di tutti e le disponibilità di ferie, soprattutto per i viaggi di rientro in bus per chi non riesce a rimanere  in crociera per tutto il periodo. Saremo in cinque (Daniel, Lella, Siria, Francesco ed io) fino a San Foca, poi lì ci raggiungerà Hendrix per completare l'equipaggio. Abbiamo imbarcato 70 litri di gasolio nelle taniche per esser autonomi fino in Puglia, e poi la solita cambusa, questa volta con meno acqua in bottiglie di plastica perché vogliamo usare “l’acqua del sindaco” riempiendo le bottiglie alle fontanelle o dove sarà possibile. Daniel ha portato un sacco di birre belghe e del vino, da aggiungere al “Donellino” già imbarcato. Dopo aver sistemato tutto, verso le cinque del pomeriggio molliamo gli ormeggi, passiamo dal benzinaio a riempire il serbatoio e poi via verso sud.  Ci siamo cullati con l’idea che tutta la settimana ci sarebbe stato maestrale e bora, e invece appena fuori dalle dighe c’è solo onda di mare morto e bonaccia, quindi motore e immancabile nausea. Siria e Marinella sono ko e finiscono sotto Xamamina, i tre maschietti invece stanno bene, e Francesco si è anche messo a pescare, prendendo subito uno sgombro, piccolino però, e che rilasciamo in mare. Poi ne prende un altro, che ributtiamo in mare; e poi un altro ancora! Se li avessimo tenuti avremmo fatto un bel sugo per la pasta! A sera Lella e Siria sono sempre più cappottate e vanno in cabina a dormire, io e Francesco facciamo il primo turno, Daniel si farà il prossimo in piena notte.



9 agosto 2020 -  In navigazione

Siamo sempre a motore, con onda al giardinetto che ci spinge. Cielo stellatissimo e notte calda e umida. La randa sbatte ad ogni salto d’onda, anche se cazzata al massimo non c’è modo di tenere fermo il boma. Verso le 3 di notte salgono in coperta Lella e Siria, che si sono riprese dalla botta di mal di mare, e così lascio il pozzetto a loro e vado giù a dormire. Quando mi sveglio al timone c’è Daniel, siamo di fronte al Conero e continuiamo a motore. A metà mattina arriva un po’ d’aria e finalmente si va a vela, al lasco a 6 nodi! Proseguiamo così per tutto il giorno, e solo a sera il vento molla e dobbiamo riaccendere il motore. Niente male come prima giornata di navigazione, abbiamo percorso 135 miglia nelle 24 ore. È la distanza massima che sono riuscito finora a far fare alla barca.



10 agosto - Gargano

Dopo una notte a motore e con un mare incrociato poco bello, questa mattina è arrivato il maestrale e andiamo al lasco a 7 nodi. L’umido della notte è svanito con il caldo del giorno, ma son appiccicato come un francobollo. Il mio rimedio all’impossibilità di fare una doccia seria è quello di darmi una sciacquata veloce in bagno e poi cospargere la pelle di borotalco e solo così riesco a dormire un po’. Dopo aver doppiato Vieste puntiamo alla testa del Gargano verso la baia di San Felice, che dalla descrizione del portolano sembra carina. Dubito però che riusciremo a trovar posto, ed infatti è piena di barchini venuti lì per passare una giornata al mare. È questa una cosa molto diffusa fra i possessori delle piccole barche in vetroresina, e d’altronde non vedo a cosa possano servire dei barchini così piccoli non cabinati e con un piccolo bimini a fare un po’ d’ombra. L’unica altra alternativa è quella della pesca, e probabilmente sono i due usi per cui le persone li comprano. Ce ne sono sempre tantissimi in ogni baia e, oltre a togliere un po’ di fascino alle varie cale e calette, rendono l'acqua sempre costantemente mossa, anche in bonaccia. Proseguiamo per Cala dei Campi e ci fermiamo lì. 

Gargano - Cala dei Campi

Si balla un po’ ma spero che verso sera il vento cali e ci faccia passare una notte in tranquillità. Abbiamo fatto 249 miglia in un giorno e 19 ore. Il mare è bello, di un colore fra l’azzurro e il celeste che invita a tuffarsi, ma come sempre la visibilità sottacqua è nulla. Che peccato che queste acque siano sempre così torbide, per chi come noi ama lo snorkeling è una vera fregatura. Ci facciamo una nuotata infilandoci in un arco nella roccia al di là del quale si apre una magnifica spiaggetta. Una specie di grotta con il soffitto crollato, sembra la base di un pozzo con le pareti a picco e una spiaggia di sassi sulla quale ci sdraiamo rischiando di addormentarci. La sera tante formiche alate, insieme ad altri insetti, ci fanno compagnia, ronzando instancabilmente attorno alla barca. Un pipistrello ne approfitta e “banchetta” allegramente sulla luce di fonda in testa d’albero.



11 agosto, da Cala dei Campi a Trani

Notte passata benissimo e sveglia alle 6,30. Invece di rimettere la prua verso il Salento e continuare il viaggio verso San Foca, decidiamo di andare a Trani a vedere la bellissima cattedrale, passare la notte lì e poi ripartire il giorno dopo. Chiamo la Lega Navale per cercare un posto e ci dicono che sono pieni ma di riprovare quando saremo arrivati. È sempre così, quando si cerca di prenotare un posto nessuno ti conferma nulla, come se non si fidassero di te. Tocca sempre arrivare in porto, chiedere in quel momento e se si trova bene, sennò ciccia!
A differenza di tante altre città di mare a Trani non ci sono strutture portuali invadenti che coprono il panorama, e il profilo della città con la Cattedrale romanica e il Castello Svevo sul lungo mare lascia a bocca aperta. Fino a oggi è il più bello che abbia mai visto arrivando dal mare. Appena ormeggiati ai pontili della Lega Navale ci fanno riempire dei moduli e ci prendono la temperatura. Sono certo che quei moduli finiranno nel pattume quanto prima, ma queste sono le regole e ci si adatta. Dopo una doccia ristoratrice andiamo in centro per visitare la Cattedrale. Ci siamo arrivati passando per il lungo mare, dove ci sono dei pannelli a forma di libri giganteschi per un evento di incontri/letture che non abbiamo capito bene dove si svolge e quando.

La Cattedrale di Trani

La vista della cattedrale è molto potente. Una facciata molto semplice ma curata nei particolari, il campanile con le finestre bifore, poi trifore, diviso in cinque  piani. Il bianco della pietra calcarea è accecante; la piazza è enorme e sullo sfondo si vede il mare azzurrissimo. Saliamo in cima al campanile per vedere la città dall’alto. Le scale interne scorrono attorno alle gigantesche campane e a metà salita siamo assordati dal rintocco di una di queste. Arrivati in cima troviamo una guida turistica, che avrà al massimo 15 anni, tutta compresa nel suo ruolo, e ci racconta di una processione sul mare che si svolge in maggio e giugno nella quale le barche trasportano un santo, quello con il naso insanguinato tagliato dai pirati Saraceni. Poveri Saraceni, sempre tirati in mezzo a qualsiasi storia di crudeltà, anche quando magari non c'entrano nulla. 

Centro storico a Trani

Nel centro storico di Trani c’è un quartiere ebraico molto grande, la Giudecca, con ben quattro sinagoghe costruite lungo tutto un secolo, dal 1150 al 1250, periodo in cui la comunità ebrea di Trani era molto fiorente. Girovagando fra le strette vie del centro cerchiamo anche un possibile ristorante per la sera, ma non troviamo quello che ci piace. Alla fine, e un po’ per caso, andiamo a finire al ristorante della Lega Navale, direttamente in porto, e che si è rivelato una piacevole sorpresa, con cozze, polpo, frittura mista, insalata di gamberi, cozze pelose crude freschissime, e gelato finale. Il tutto per 82 € in cinque! Prezzo veramente basso. La serata si è poi conclusa con meringhe e liquore in pozzetto.



12 agosto, da Trani a San Foca

Questa mattina il marinaio, prima che potessimo lasciare l’ormeggio si precipita a chiamarmi per chiedermi di venire in ufficio; non capisco perché ma lo seguo. Mi fa tutta una tiritera della quale non riesco a cogliere il senso se non che ieri sera si sono sbagliati nei conti. Io penso subito al ristorante che ci sembrava veramente troppo economico, e invece è l’ormeggio l’oggetto del contendere, perché il marinaio si è sbagliato, la spesa di 33€ non è corretta, ma dobbiamo pagare altri 20 €. Mi fa vedere un listino dal quale però non si capisce nulla di quello che mi sta raccontando. In poche parole gli do i 20€ richiesti (che si mette subito in tasca) e ci salutiamo. Sono quasi sicuro che ci ha voluto fregare, probabilmente non gli andava giù di non aver qualcosa di suo da guadagnarci. O forse no, le mie sono solo illazioni.
Comunque, lasciati gli ormeggi ritorniamo a navigare verso sud, verso San Foca, la nostra prossima tappa. Sono le dieci e ci aspettano 110 miglia. Abbiamo messo altri 52 litri di gasolio che, diviso le 31 ore di motore utilizzato finora, fa 1,7 litri l’ora. Ieri mattina ho telefonato a San Foca per avere conferma della nostra prenotazione e mi hanno detto di non preoccuparmi. Comincio a non fidarmi troppo di queste promesse, ma non ci sono alternative. La giornata scorre senza troppe novità; si va un po’ a vela ma anche molto a motore; Francesco mette giù la traina e abbocca un bel tonnetto, che Marinella si occupa di pulire e conservare per la cena.


Pesce fresco per la cena

13 agosto - San Foca

Sono le 6,30 del mattina, mare un po’ mosso, andiamo a vela al lasco e scendiamo velocemente verso sud. A poche miglia da San Foca ci mettiamo con le vele a farfalla per dirigerci verso l’imboccatura del porto. Entrati in porto chiamiamo la reception per farci indicare il posto che avevamo prenotato già da un mese, ma ci dicono che è tutto pieno e che per il momento ci mettono in un molo provvisorio un po’ fatiscente. Non è un bel posto, e i bagni sono un po’ scomodi da utilizzare, oltre che poco belli; per di più per uscire dal pontile e raggiungere la città bisogna fare un gran giro. Non mi piace per nulla e voglio andare dal direttore del Marina a chiedere spiegazioni, visto che ho telefonato ripetutamente in quesi giorni per sincerarmi che ci fosse posto, perfino da Trani. 
È veramente poco simpatico, e ci accoglie subito attaccando: “Siete ormeggiati? un posto ve lo abbiamo trovato? quindi dov’è il problema?” Proprio quello che si dice un vero “customer oriented”  per non dire altro. Sarebbe bastato dire un semplice “Ci spiace, siamo molto presi da richieste e arrivi ma vi troveremo un posto migliore”, e invece no, sgarbato come pochi. Se non fosse che dobbiamo imbarcare Hendrix che arriverà qui fra un paio di giorni mi verrebbe da andare via. Poi, non so perché e per come, chiama il marinaio dicendogli di farci spostare in banchina nel molo principale, quello che già lo scorso anno avevamo avuto come ormeggio. Chissà cosa gli gira in testa alle persone!
Nel pomeriggio andiamo a fare un bagno lì a San Foca, negli scogli a sud del Marina. C’è molta gente, il mare non è brutto ma a fare snorkeling non c’è gusto, mare deserto e vegetazione azzerata.

La scogliera di San Foca


14 agosto - Torre dell’Orso e Torre S.Andrea

Per la giornata di oggi abbiamo programmato di andare a farci un bagno a Torre dell’Orso, quella zona di scogliere che si vedono in tutte le copertine delle guide dal Salento. Arriviamo fino alla spiaggia di Alimini, fermandoci nelle varie calette sotto costa, torre Sant’Andrea, Santo Stefano, etc... L’acqua è bella, ma ci sono tantissime barchini e il via vai continuo rende il mare un po’ mosso, come sempre. C’è anche un po’ di vento che infastidisce facendoci dondolare un po' troppo. Facciamo lo stesso le nostre lunghe nuotate girando in maniera frattalica tutte le grotte costiere. Il sole sulla nostra pelle ancora non troppo abbronzata lascia il segno; distesi in coperta o sulle sedute del pozzetto ci rilassiamo, ci asciughiamo e ci spalmiamo di creme protettive; io come sempre solo dopo essermi scottato. Al ritorno verso San Foca sfruttiamo il venticello da sud per fare una bella veleggiata al lasco. La serata la passiamo facendo un tranquillo giro per il paese fra le poche bancarelle presenti sul lungomare. Domani imbarcheremo l’ultimo membro dell’equipaggio ed Eleftheria sarà al completo per le altre due settimane di crociera.


Acque limpide a Torre S.Andrea

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