Barcolana 2019



A dieci anni esatti dalla mia prima Barcolana, fatta con Marco e Claudio, a bordo del suo Arpège, sono tornato a Trieste, questa volta con Eleftheria e con un equipaggio tutto nuovo. Sono i miei amici e colleghi di lavoro, che ho coinvolto in questa quattro giorni di Barcolana. La partenza è fissata per il giovedì sera, navigheremo tutta notte e l’indomani atterreremo a Grado, dove saremo ospiti da Giovanni. Poi domenica mattina andremo a fare la Barcolana a Trieste e, tagliato il traguardo, metteremo subito la prua per Ravenna per una no stop “Grado-Trieste- Ravenna”.
Nel mese di settembre abbiamo fatto qualche uscita in mare per provare la barca e dare modo a tutti di mettersi al timone e conoscere meglio manovre e rotte. Non tutti hanno grande esperienza di navigazione in barca a vela e soprattutto nessuno ha mai fatto una regata come la Barcolana. Però l’entusiasmo è alle stelle e quindi come da programma ci prepariamo a lasciare il pontile F del CVR la sera di giovedì 10 ottobre. Abbiamo fatto una cambusa più da “serata da cocktail” che da navigazione in altura, ma va bene lo stesso. Grado è a circa 90 miglia e prevediamo di arrivaci entro le 14 di domani.

In pozzetto in navigazione notturna verso Grado

Dopo cena molliamo le cime d’ormeggio e usciamo dalle dighe, direzione 35°, con un cielo leggermente coperto e con la luna che sparisce ogni tanto dietro le nuvole. L’aria è tiepida ma l’umidità che sale dal mare comincia già a bagnare tutto. Le previsioni meteo dicono che dovremmo avere un po’ di vento da ENE, quindi in faccia. Speriamo di riuscire lo stesso a bolinare un po’, per adesso andiamo tristemente a motore, con la randa su per stabilizzare l’andatura e far ballare meno la barca. Ci siamo divisi i turni per la notte e li faremo di 3 ore a coppia. Prima coppia Massimo e Fabio, da mezzanotte alle tre; poi Silvia ed io fino alle 6 del mattino. Rimaniamo in pozzetto a chiacchierare e a farci un cicchetto di whisky e poi giunta l’ora del primo turno vado a dormire in cabina. La prua di Eleftheria sbatte un po’ sull’onda sollevata dal vento che sta cominciando ad aumentare, ma in modo modesto e ciò mi concilia il sonno. Verso le 2 però il vento rinforza ed è ancora più girato in faccia. Chiudiamo il genoa e apriamo la trinchetta, e siamo costretti a prendere anche due mani di terzaroli. Adesso la barca va meglio, l’andatura è più morbida e riusciamo a fare a tratti anche 7 nodi.

Silvia al timone

Venerdì 11 ottobre, Navigazione
Al cambio turno delle 6 il vento ha girato ulteriormente verso nord e non riusciamo più a tenere la vela di prua aperta, ammainiamo anche la trinchetta e andiamo solo a motore. Grado è circa 30 miglia, siamo a 1.900 giri e filiamo appena 5.5 knt. Dopo il cambio turno delle 9 vado giù a preparare la colazione con yogurt, marmellata e fette biscottate, ma quando ritorno in pozzetto trovo Fabio in pieno mal di mare, non ha chiuso occhio tutta notte e per il momento non mi sembra in grado di riprendersi facilmente. L’unica soluzione è quella di sdraiarsi e dormire un po’, ben coperto perché con il mal di mare viene freddo, anche in estate.

La costa di Grado vista da bordo

Ormai il mare è piatto, vento zero e si va solo a motore. Entriamo nel porticciolo di San Vito e ormeggiamo di poppa fermi sulle briccole, come è in uso in Adriatico. Purtroppo il molo di cemento è un po’ alto e senza passerella facciamo fatica a salire. Per fortuna il marinaio del porto ce ne presta una, merito di Silvia che con la sua presenza ha attirato le sue attenzioni...
Mettiamo in ordine la barca in attesa dell’arrivo di Giovanni che è venuto a prendere Massimo per accompagnarlo alla corriera, e da lì andrà in stazione a prendere un treno per tornare a Bologna. Per lui niente Barcolana purtroppo, deve rientrare a casa per impegni precedenti. Noi invece andiamo a Villa Giulia, dove Giovanni ci ha fatto preparare un paio di camere. Doccia immediata, con un discreto mal di terra. Fabio per fortuna si è ripreso bene, ed è di nuovo piombato in un sonno profondo.


Sabato 12 ottobre, Trieste
Questa mattina dobbiamo andare a Trieste a perfezionare la nostra iscrizione. Bisogna consegnare la lista equipaggio e i documenti richiesti, e anche ritirare il numero di mascone e la sacca dei gadget, che come sempre è piena di ragalini interessanti. Terminata le pratiche a Barcola andiamo a Trieste a girovagare fra gli stand del Villaggio Barcolana. 


Il lungo mare è strapieno di gente, con le barche che parteciperanno alla regata di domani che stanno terminando gli ultimi preparativi; qui ci sono ormeggiati i mega yacht, quelle da 20 metri in su, e che sono talmente veloci che riescono tagliare il traguardo quando la maggior parte delle barche non ha ancora passato la prima boa. Sono velocissime, e spesso fra gli equipaggi che le portano ci sono dei professionisti di alto livello, anche gente da Coppa America. Gli stand invece non sono un granché; non si riesce fare degli acquisti di materiali interessanti, e i prezzi sono decisamente alti. Andiamo allo stand della North Sail a ritirare la maglietta e poi ci fermiamo a mangiare in uno dei tanti stand che vende cibarie pronte, dalle bistecche cotte alla griglia su giganteschi barbecue alle fritture di gamberi e calamari. 

L’Amerigo Vespucci alla Barcolana

Ormeggiata al Molo dei Bersaglieri c’è anche l’Amerigo Vespucci, ed è possibile visitarla, a patto di fare un fila lunghissima. Ci piacerebbe, ma desistiamo, “troppo sbatto” come si dice... Nel pomeriggio, prima di rientrare a Grado, ci facciamo un giro fra le stradine del centro storico dove si tiene un mercatino a metà strada fra artigianato e oggetti d’arte, con tante belle cose da vedere e da comprare.


Domenica 13 ottobre, la Regata
Ho dormito in barca, come nelle altre due notti, e stamattina l’appuntamento con gli altri è alle 6 del mattino. Trieste dista 15 miglia da Grado e la partenza della Barcolana è fissata alle 10. L’umido della notte ha ricoperto di brina tutta la coperta, sembra quasi che abbia piovuto da quanto bagnato c’è. Alle 6,35 esatte sciogliamo le cime dalle briccole d’ormeggio e usciamo dal porto di San Vito. Mare piattissimo, zero vento, motore a 2000 giri. Per oggi purtroppo si prevede pochissimo vento, anzi potrebbe anche essere a rischio la partenza della regata, ma vedremo cosa succede con l’avanzare del giorno. Di solito man mano che il sole scalda l’aria si generano delle piccole brezze per via delle diverse temperature presenti in mare e a terra, speriamo che sia così anche oggi. 


Alle 9,30 circa siamo di fronte a Barcola e cominciamo a prendere posizione lungo la gigantesca linea di partenza della Barcolana. Cerchiamo un posto tranquillo da dove poter controllare meglio la situazione, senza essere subito in mezzo alla bagarre della partenza. Spegniamo il motore e tiriamo su le vele, con tutto l’equipaggio munito di parabordo a mano per proteggere le fiancate nel caso molto concreto di scarrocciare verso le altre barche. Il vento è inesistente, ci si muove un po’ solo per il rimestio del mare provocato dalla presenza delle tante barche. Quando il cannone spara la sua salva, dando il via alla regata, rimaniamo praticamente tutti fermi. Non si va, qualcuno avanza un po’, timidamente; anche noi cerchiamo di far gonfiare le nostre vele, che pendono tristemente sgonfie, e solo ogni tanto prendono una leggera aria...

La traccia sul GPS prima della partenza

Dopo un’ora circa, e dopo aver fatto una serie infinite di 360° cercando di sfruttare un po’ d’abbrivio, riusciamo finalmente a tagliare la linea di partenza. Non siamo soli, ma in compagnia di centinaia di barche, tutte impantanate in questa regata al rallentatore. Guardando verso Trieste si vedono le vele dei mega yacht che sono un po’ più avanti di tutte le altre. Con i loro alberi che arrivano fino a 30 metri riescono probabilmente a trovare maggior aria in alto e quindi si muovono meglio, nonostante la stazza. 

“Trucchi" casalinghi per tenere il genoa aperto

Noi avanziamo a velocità che vanno dal mezzo nodo al nodo intero! Dopo altre 3 ore la situazione non è cambiata. La prima boa è ancora lontanissima e dalla radio si sentono già i primi abbandoni, i primi equipaggi che lasciano e tornano a terra. C’è anche chi tira fuori pane salame e vino e la regata si trasforma in pic-nic collettivo sull’acqua. Anche noi cominciamo a mangiare, e dopo il vinello e i salumi arriva l’immancabile abbiocco pomeridiano. 


Sono le due del pomeriggio e la situazione è sempre la stessa. Rimanere svegli al timone è sempre più difficile. Poi, piano piano l’aria arriva, la velocità della barca aumenta, riusciamo a fare anche 3 nodi e ci avviciniamo alla boa. Dal comitato di regata intanto ci comunicano che la regata è stata accorciata, e che è stata messa un nuova linea d’arrivo poco dopo la prima boa. Era indispensabile, e infatti cominciano gli arrivi delle prime barche. Noi avanziamo, lentamente ma avanziamo. 

Giro di boa al millimetro

Giriamo la boa che sono ormai le 4,30 del pomeriggio e sempre spinti da quest’aria leggera in meno di mezz’ora tagliamo anche noi la linea del traguardo toccando anche i 5 nodi!! Che peccato che non sia arrivato prima il vento, ci saremmo sicuramente potuti divertire un po’. 
Terminata la regata mettiamo subito la prua verso Ravenna e iniziamo il viaggio di ritorno. Per un po’ sfruttiamo anche la poca aria che c’è, ma poi accendiamo anche il motore per poter viaggiare almeno 6 nodi. Per Ravenna ci sono circa 100 miglia e stimiamo di arrivare domattina verso le 10.


Il mare è deserto, ma alle nostre spalle c’è un’unica nave che va nella stessa direzione. È l’inconfondibile profilo della Vespucci, che sta navigando verso Venezia. Ci piacerebbe poterla vedere da vicino, purtroppo le nostre rotte non sono perfettamente allineate e la vediamo sfilare alla nostra dritta molto lontana.


Lunedì 14 ottobre, il ritorno
Superate le acque territoriali slovene e aggirate quelle croate, siamo finalmente sulla rotta giusta per Ravenna. Mancano 70 miglia, il cielo è leggermente velato e viaggiamo a motore a 5.5 nodi. La notte passa tranquilla, con lo scorrere delle ore e il cambio dei turni. Al mattino però, quando siamo vicini alla costa romagnola, una nebbia fittissima ci avvolge togliendoci totalmente la visibilità. 


Andiamo avanti solo con le indicazioni del GPS e del Navionics, sperando che non vi siano ostacoli non previsti dalla carte, come ad esempio nasse o reti da pesca. Improvvisamente sentiamo le trombe potenti di una nave che segnala la sua presenza alla nostra sinistra. È lontana, ma fa sempre un certo effetto la sirena da nebbia. Sentiamo anche il nautofono delle piatteforme petrolifere, segno inequivocabile che la bella stagione sta finendo e ci si prepara alle uggiose giornate autunnali. Quando siamo a poche miglia dal molo guardiano delle dighe di Marina di Ravenna la nebbia si dirada e riusciamo a distinguere perfettamente il fanale verde d’ingresso. Poco dopo Eleftheria è ormeggiata al CVR, felice di questa gita in terra giuliana e con una nuova “medaglia” inserita fra le sue avventure di mare.



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