2019 - Da solo in Adriatico



L'inverno appena passato è stato un intenso periodo di lavori su Eleftheria; da un lato per riparare gli immancabili danni che si fanno in crociera, dall'altro per sostituire le parti usurate o migliorare quelle che ci piacciono di meno. Sul diario di bordo avevo segnato ben 42 lavori e lavoretti da fare, dalla sostituzione dei cursori rotti della randa al più impegnativo rifacimento parziale dell'impianto elettrico. Di questi lavori ne ho fatti ben 31, compresa la nuova batteria sevizi, e la radio VHF nuova. Ma la novità vera è il bimini con il pannello solare. Era da tempo che volevo metterlo e avevo sempre tentennato perché costa un po', ma alla fine eccolo montato!
Intanto è arrivato agosto, e purtroppo quest'anno non sono riuscito ad organizzare una crociera lunga. Anzi non sono riuscito a organizzare un bel niente per cui, non volendo rinunciare ad un po' di mare ho deciso di partire da solo, per una decina di giorni, a zonzo verso sud, fermandomi dove e quando voglio senza una meta precisa.


E così la mattina del 5 agosto esco dal porto di Marina di Ravenna, con un cielo sereno, senza un briciolo di vento e con la prua che punta verso Rimini. In mare non c'è nessuno, solo un paio di grandi navi ormeggiate al largo e un peschereccio che va verso nord. Sull'acqua giusto un po' di bottiglie di plastica e tantissimi polmoni di mare, quelle grandi meduse dai meravigliosi colori blu. Ho il pilota inserito e mi sono messo la cintura di sicurezza, non voglio rischiare e voglio anche abituarmi a usarla più spesso quando esco da solo.
Col passar delle ore e l'aumento della temperatura arriva anche un po' di brezza e così apro le vele navigando a 5,5 nodi, di bolina larga con rotta 151°. Nel primo pomeriggio sono di fronte al molo nord di Rimini; ho ammainato le vele, messo il motore e mi sono preparato per dare àncora fuori dal marina. È la prima volta che lo faccio da solo e sto ripassando la manovra a mente di continuo, sperando di non fare casini. Scelto il punto dove fermarmi corro a prua posizionare l'ancora fuori bordo, poi rientro in pozzetto dove ho l'interruttore del salpa àncora ma non si muove. 


Torno a prua e calo a mano una decina di metri, poi serro di nuovo il barbotin e torno in pozzetto. Stavolta l'interruttore va, ma non mi ricordo quale è il verso per scendere e quello per salire per cui ritorno un'altra volta a prua e do altri 10 metri a mano. Poi ritorno in pozzetto e, messa la marcia indietro, provo a far prendere l'ancora. La barca non si muove, poi indietreggia un po' e sembra che abbia preso. Non capisco bene, metto in folle e vedo che sono fermo.  Sì, sono fermo, spengo il motore e mi siedo, sudato, più per la tensione che per il caldo. Mi sa che questa manovra la devo studiare meglio.


Da quando sono arrivato ci sono un paio di gabbiani che mi ronzano attorno, come al solito in cerca di cibo facile. Gli do del pane e sembrano apprezzare. Poi metto un po' in ordine, aggiungo del gasolio al serbatoio, un  po' d'acqua alla mia pianta di basilico, e metto in acqua la nassa che abbiamo preso a Marzamemi. È piccolina, non ci entreranno mai dei pesci molto grossi, ma vediamo se funziona. Metto dentro del pane, come ho visto fare a Cefalonia e la calo giù. Già un metro sotto non si vede nulla e quindi non so se qualche pesce ci gira intorno, non è mica come nelle acque limpide di Fiskardo! Dopo un'oretta la tiro su e dentro non c'è niente, neanche il pane che avevo messo, segno che da fuori, senza entrarci hanno mangiato tutto e se ne sono andati. Furbi sti pesci, devo cambiare tattica, ci penserò domani.



Martedì 6 agosto 2019, da Rimini ad Ancona

Oggi voglio arrivare ad Ancona. Alle sette circa lascio Rimini e mi dirigo verso il largo. La radio di bordo non funziona, devo aver fatto qualche errore nel montaggio del cavo dell'antenna, eppure mi sembrava di aver fatto tutto bene, o magari è colpa della saldatura non perfetta. Ci guarderò. Per adesso uso quella portatile. Il frigo funziona, anche se ho temuto che andasse solo con il motore acceso visto che ieri sera si era spento e tutta notte non è andato. Il meteo che ho consultato stamattina dice che arriverà del vento di scirocco tra i 15-18 nodi ma poi verso sera dovrebbe sparire. Per adesso c'è solo una leggera brezza che arriva da terra non sufficiente ad aprire le vele. Mi sono improvvisamente trovato in mezzo agli allevamenti di cozze, non mi sono accorto che ero così vicino e sto cercando di uscirne aggirandoli verso est.


L'aria è leggermente aumentata e posso aprire le vele; faccio appena 4,5 nodi con una rotta un po' troppo verso il largo, ma mi va bene lo stesso, preferisco fare un bordo in più a rientrare che andare sempre a motore. Il cielo è sereno, timone un po’, poi metto il pilota automatico e mi metto a leggere. Mi piace timonare ma molto meno del passato, mi preoccupo di più delle vele, o mi diverte stare a prua a guardare le onde, concentrato ad ascoltare i rumori della barca. È proprio vero che i rumori in barca sono sempre uguali, ogni cosa ha sempre lo stesso suono, il motore che gira, l'acqua che scorre lungo lo scafo, i bozzelli che cigolano; basta una piccola variazione di tonalità o di ritmo che drizzo le antenne per capire cos'è, da dove viene questo nuovo suono, se è pericoloso o no. 
Stamattina quando ho tolto l'ancora c'era una cavalletta a prua, proprio sulla falchetta di dritta, prima del musone. Pensavo che fosse volata via e invece eccola ancora là che passeggia sul pulpito, aggrappata all'acciaio lucido. Poverina, se vola fuoribordo non ha nessuna possibilità di sopravvivenza. Speriamo che le sue zampe la tengano ancora ben salda.
Alle 18,30 sono all'ancora davanti al Marina Dorica di Ancona. Il navionics dice che ho fatto 53.8 nm e la velocità massima è stata di 6.3 kit. Non so che vento ci fosse ma nel primo pomeriggio è rinforzato parecchio e si è anche formata una bella onda contro. 


Ho dovuto fare diversi bordi per arrivare, ma il pilota automatico ha funzionato bene, lasciandomi tutto il tempo di dedicarmi alle cime e alle vele; non so proprio come avrei fatto a fare le virate con mare e vento contro. Quando sono arrivato c'erano molte barche ferme all'ancora e pensavo che passassero la notte qui, e invece una dopo l'altra sono rientrate tutte in porto. Facevo meglio a mettermi più sottocosta ed essere più riparato, ma adesso non ho più voglia dai rifare l'ancoraggio, c'è troppo vento e sarebbe una fatica inutile. Mi sto rendendo conto che a Ravenna come a Rimini e come in tanti altri posti molti diportisti escono in barca e mettono l'ancora fuori dalle dighe per passare la giornata lì. A me sembra una fesseria, ma evidentemente a molti piace.
Come previsto il vento è calato dopo il tramonto, fino a scomparire. Ho cenato con una tortilla di patate e un'insalata di pomodoro e basilico con un bel bicchiere di vino rosso. La mia solita doccia con un secchio di acqua di mare mi ha ridato energia, ma non tanta da impedirmi di addormentarmi in pozzetto. Dopo la pennica mi sono fatto il primo bicchierino di rum leggendo un libro. Fra un po' vado a nanna in cabina di prua, cercando di riposare nonostante le zanzare.

All’ancora a Portonuovo, sotto il Conero

Mercoledì 7 agosto 2019 - Portonuovo

Questa mattina mi sono svegliato con molta calma; non ho una meta lontana,  anzi il mio programma è quello di andare a Portonuovo, sotto il monte Conero, e passare la giornata lì. Ho guardato l'acqua e stavo per fare un bagno, ma era talmente torbida che non mi ha invogliato minimamente. Spero solo che più avanti sia migliore, visto che mi parlano tutti di questi "Travi" come un posto magnifico. Faccio colazione con caffè, fette biscottate e marmellata di pere, poi motore in direzione Portonuovo. Appena passato il porto commerciale sento il vento di nuovo in faccia; ipotizzo che sia scirocco, ma mi accorgo solo dopo che è più Est che Sudest. In ogni caso niente vele, e poi fra 5 miglia al massimo sono arrivato, è più la fatica che il gusto. Quando sono davanti questo famoso Portonuovo non riesco a individuarlo, la scogliera sommersa non è così evidente come pensavo e soprattutto mi sembra che le barche a motore ci passino addirittura sopra (?!). Di sicuro mi sbaglio, ma io lo vedo solo sul tablet questo molo semi sommerso e non dal vivo. Sarà per via delle onde che ho dritto in faccia ma questa "baia" non mi sembra propriamente una baia, è piuttosto un tratto di costa con una spiaggia e anche molto poco protetto, anzi proprio per niente. Mi dirigo verso la parte sud,  come suggerisce il portolano, e calo l'ancora in 4 metri d'acqua.  

Una rete di plastica tolta dall'elica

Viste le onde e il vento da Est filo più di 20 metri di catena per cercar di stare un po' più fermo. Sono l'unica barca vela in mezzo a tanti barchini a motore. Il posto è bello, con le pareti bianche a picco sul mare sormontate da verdissimi boschi; l'acqua è quello che è, sembra anche bella da fuori, ma quando ci sei dentro non si vede a due metri! Come in Gargano. Prendo maschera e pinne e vado sotto, faccio il classico giro della barca e...ORRORE! Il piede del sail drive e l'elica sono tutte coperte di concrezioni e per di più c'è una rete di plastica avvolta tutta attorno all'elica. Risalgo a bordo e mi preparo ad un'azione di bonifica. Ci metto un bel po' a togliere tutto, compresa la pulizia dei fori di aspirazione dell'acqua, parzialmente ostruiti. Ne approfitto per pulire tutto attorno al timone e togliere concrezione ed erbacce, insomma una mezza carena manuale.
Nel pomeriggio il vento non diminuisce, e nemmeno l'onda. Visto che il sole picchia metto su il tendalino aggiuntivo, che è una gran cosa, ma non sta per niente fermo. e il forte vento gli dà parecchio fastidio.
Quando finalmente vanno tutti via, il vento sparisce, la barca gira su se stessa e alla fine si dispone proprio con il fianco perpendicolare alle onde da est, che cominciano a far rollare la barca. 


Non si riesce a star fermi, il rollio è talmente forte che faccio fatica a stare in piedi. Sottocoperta balla tutto, a cominciare dalle pentole che cozzano l'una contro l'altra . Poi inizia un venticello da sudest e quindi decido di cambiare ormeggio e avvicinarmi di più alla parete per stare più riparato. Metto giù 30 metri di catena e finito l'ormeggio faccio un bagno per togliermi il sudore di dosso.
Stasera non ho ho voglia di cenare, non ho fame, la caprese che mi sono fatto a pranzo mi ha riempito. Dalla spiaggia arriva ben presto la musica; c'è un duo che canta dal vivo e sfodera tutto il repertorio di Lucio Battisti, e devo confessare che non mi dispiace, è anche piacevole da ascoltare. Mi stendo sui cuscini del pozzetto a leggere un po' e poco dopo mi addormento.

Giovedì 8 agosto, dal Conero a Fano

Mi sono alzato alle otto, ma stanotte sono stato sveglio fino alle quattro del mattino a leggere e a scrivere. Questa cosa di non avere orari è bellissima. Il rollio della baia è stato terribile e non ho visto l'ora di andar via. Un paio di miglia a motore e poi ho aperto le vele in direzione di Fano. Sono stato a lungo indeciso se continuare ad andare verso sud puntando su San Benedetto del Tronto, ma poi ho preferito di no. Non so neanch'io perché, forse per timore di non trovare un luogo riparato dove fermarmi o forse perché semplicemente non ho voglia di allontanarmi più di tanto; in fondo questa cosa di navigare da solo è più una prova che una crociera per cui un posto vale l'altro e mi va bene così.
Buona notizia, la radio ha ripreso a funzionare, segno che si tratta di un contatto da sistemare e non di un guasto all’apparecchio. Oggi il vento fa le bizze, non vuol saperne di arrivare e stabilizzarsi. Sono a motore con la randa su e non ho ancora doppiato Ancona. 


Di fronte ho due traghetti che arrivano a tutta velocità e che mi tagliano la strada andando verso il porto. Il primo è già oltre l'incrocio della nostra rotta, il secondo invece è proprio in rotta di collisione, e dopo un lungo "faccia a faccia" mi tocca virare e attendere che passi, per poi riprendere la rotta per Fano. Pensavo fosse più veloce, ma in mare le distanze e le velocità sono veramente difficili da prevedere.
Ho tracciato una rotta fuori da tutte le aree di coltivazione di cozze e simili, e anche se farò un giro molto largo, voglio evitare di trovarmi con un altra rete impigliata nell'elica, o di dover fare un altro slalom in mezzo alle cozzare. Sto per prepararmi qualcosa da mangiare che arriva il vento; mangio in fretta un boccone e vado ad aprire il genoa, brezza appena sufficiente per spegnere il motore e veleggiare a 4 nodi verso Fano. Ci arrivo con un altro bordo, poi metto dentro le vele do àncora a nord del molo d'ingresso, nello spazio antistante la spiaggia. Manovra perfetta, ormeggio in pochi metri d'acqua con 20 metri di catena. Sto migliorando e questo mi consola, visto il casino che ho fatto a Rimini l'altro giorno. Metto a prua il segnale tondo di fonda e scendo in acqua per dare un'ulteriore pulita alla carena e anche al log, che si è bloccato di nuovo. Il vento adesso è terminato per cui decido di prendere Ev e andare a terra. Lascerò Eleftheria alla fonda da sola, ma non ho molta scelta. Spero non si offenda.


Andare a terra con il dinghi mi piace sempre un sacco, mi fa sentire molto navigatore, anche se è una sciocchezza. Piccole debolezze. Entro nel canale e cerco un posto dove lasciare Ev. Lo lego ad un'anella accanto ad una scalinata e scendo a terra, dopo quattro giorni senza mai lasciare la barca. La prima cosa che faccio è andare a prendermi un gelato. E' una delle cose che in estate mi manca di più quando sono in mezzo al mare, ma avere un freezer in barca sarebbe un lusso eccessivo. Mi incammino verso il centro città, e mi fermo nella piazza principale, dove le decine di tavolini dei bar sono presi d'assalto dagli amanti dell'aperitivo serale. C'e anche una specie di gazebo-bancarella che vende dei piatti di sautè di vongole accompagnati da bicchieri di vino bianco. Sono tentato, ma resisto. Mi siedo ad un tavolino libero e mi faccio portare una spina piccola. Non un granché, anzi fa proprio pena, annacquata di suo o per mano dell'oste non saprei. Però c'è troppo casino, tutti parlano, urlano, si chiamano, sembrano tutti amici o per lo meno conoscenti, mi infastidiscono le orecchie e poco dopo vado via. Torno in barca e mi preparo la cena. Ev è al suo posto che mi aspetta e non tradisce. A bordo mi preparo delle linguine alle vongole e per l'occasione apro anche un Muller Thurgau. Dopo cena crollo, aiutato anche da un paio di bicchierini di rum.


Venerdì 9 agosto, da Fano a Cattolica

C'è voluta una telefonata di Lella per svegliarmi stamattina, ed erano già le dieci! La sveglia non la metto mai, tanto la luce e il caldo mi svegliano sempre presto, ma oggi non è stato così.
Mi preparo a salpare lasciando Ev in acqua a navigare anche lui. Avevo previsto di andare a motore, ma invece c'è un po' d'aria e quindi spengo tutto e apro le vele. Appena 3,5 nodi, ma mi bastano, tanto non ho fretta. Regolo randa e genoa e mi godo il silenzio in pozzetto. Alterno un po' di pilota con un po' di timone, e non mi dispiace. In mare ci sono tante altre barche, qualche vela e qualche gommone. Ci sono anche dei ragazzini che giocano a fare le impennate con le moto d'acqua, una cosa molto cretina ma pare che piaccia. Per riuscire a doppiare Pesaro devo fare un sacco di bordi e mi diverto a fare queste virate senza usare il pilota automatico, tenendo un po' il genoa a collo per facilitare la virata. Tra Pesaro e Cattolica ci sono anche i barconi dei turisti, come quelli che c'erano a Paxos, che girano lungo costa con gli altoparlanti al massimo, musica bruttissima e stupidaggini varie raccontate dagli "animatori" per intrattenere i turisti.
Nel pomeriggio metto la prua su Gabicce ma l'aria è troppo debole, faccio appena 2 nodi, per cui cambio rotta e vado dove mi porta il vento. Si viaggia meglio, anche se mi allontano dalla meta, pazienza, farò degli altri bordi. Poco oltre Gabicce faccio una strambata e mi metto al lasco in direzione della costa per andare a cercare la prossima area di ancoraggio. Quando sono a tiro accendo il motore, chiudo le vele, metto l'ancora in posizione e proprio mentre sto per fare manovra il motore si spegne e camicia suonare. Panico! Fermo tutto e riaccendo; riparte e questa volta nessun fischio, nessun allarme; ammaino le vele e do àncora in 3 metri d'acqua con i soliti 20 metri di catena. Poi mi preparo per scendere a terra, ma con calma. Questo volta non metto giù la nassa; non pesco mai niente, mi sa che non ho l'esca giusta, e non solo, mi sa che non sono proprio capace. Mi faccio un bagno, più per il caldo che per il piacere di farlo. Poi preparo Ev, e mentre sto calando il motore con il solito paranco dal bimini arriva un drone a riprendere; lo stesso drone che poco fa stava riprendendo un gruppo di ragazzini con le tavole che facevano aperò in mare, con patatine e bibite, fermi alla boa: delirio!
Entro in porto risalendo la foce del fiume Tavollo, che è anche il confine tra Marche ed Emilia Romagna. Mi fermo sul lato marchigiano del canale, fisso Ev con due cime ad un'anella e vado alla ricerca di un bidone dove buttare il mio pattume di barca. Non ne trovo mezzo, solo una fila interminabile di ristoranti, fra l'altro mezzo vuoti. Allora passo in Romagna, di là dal ponte, e finalmente ne incontro uno con tutta la differenziata che mi serve: lattine, vetro, carta, etc... L'indifferenziata però non c'è, per cui la metto nel primo bidone piccolo di quelli che si trovano ai pali dei cartelli stradali. Giro fra le bancarelle e i chioschi di pesce fritto e piadine, questi sì affollati di turisti, e mi prendo una piadina con il polpo per mangiarla in barca con il resto del Muller. Dal pozzetto si sente la musica che viene dalla piazza, o da una discoteca, non saprei, con tutto il repertorio di Zucchero. Si vede che da questa parti funziona così, un cantante per sera.


Sabato 10 agosto 2019, da Cattolica a Cervia

Oggi altra navigazione tranquilla in programma, ho intenzione di fermarmi a Cervia e passare un altro giorno lì. Faccio tutto con calma, colazione e bagnetto mattutino compreso. Poi salpo l'ancora e mi avvio a motore verso il largo, per uscire dalla zona di nasse e altri aggeggi calati in acqua dai pescatori locali. Si prevede un leggero venticello da sud a qualche miglio dalla costa, e che dovrebbe anche aumentare nel pomeriggio. Appena un po' fuori apro le vele e navigo placidamente a 4-5 nodi. Quando ci si allontana dalla costa barche e barchette spariscono tutte, e ci si ritrova a veleggiare beatamente in solitudine e tranquillità. Proprio davanti a me, qualche centinaio di metri sottovento, c'è una barca vela che fa la mia stessa rotta. Mi viene subito voglia di misurarmi e di raggiungerla, e quindi mi metto di buzzo buono per fare andare Eleftheria al massimo. Purtroppo per quanto mi sforzi l'altra barca è più veloce, e si allontana irrimediabilmente. Nel giro di un paio d'ore mi ha dato un miglio di distacco. Ad un certo punto, al traverso di Cesenatico, la vedo virare. Non fa più la mia strada e vista così mi accorgo che è molto più grande di quanto pensassi. Col passar dei minuti la distanza si riduce molto e quando sono al suo traverso prendo il binocolo per osservarla meglio. Sarà un 50 piedi almeno, e a giudicare dalle linee di coperta deve essere una barca da regata e con almeno 5 o 6 persone a bordo che manovrano! Avevo voglia a pompare sulle vele, non l'avrei mai presa, anzi a ben vedere un miglio di distacco non è neanche tanto, vista la grande differenza fra le due barche.
Il vento nel frattempo è un po' girato e per avere le vele gonfie sono costretto ad orzare, andando più verso nord. Per un po' va bene, così non perdo velocità, ma rischio di allontanarmi troppo e quindi torno a poggiare aprendo di più le vele e continuando al lasco. Con il poco vento in più che c'è la barca viaggia bene e faccio tranquillamente i 6 nodi. Non male, considerando che sto anche trascinando Ev legato a poppa.


Quando sono al traverso di Cervia faccio la strambata, col pilota, e punto sulla costa. Virata perfetta e velocità che torna a 6 nodi rapidamente. In pochissimo tempo sono davanti al porto canale, accendo il motore e chiudo le vele alla ricerca di un posto dove fermarmi. Ma con la diminuzione della profondità del mare è aumentata l'onda che è diventata ripida e fastidiosa, e anche il vento sembra aumentato. Non è l'ideale per passarci la notte, e poi ci sono un mucchio di barchini, di moto d'acqua, e tanto traffico... decido di mollare tutto e andar via. Mi allontano dalla costa per tornare ad aprire le vele e mettere la prua verso Ravenna. Adesso Eleftheria va a 7 nodi, sempre al lasco e con questo venticello stabile e per niente impegnativo che mi porta dritto dritto "a casa". Quando sto per entrare fra le dighe una barca a vela mi si piazza proprio davanti all'ingresso, sbarrandomi la rotta e costringendomi a ritardare la manovra. Sto per andare ben oltre il fanale verde, e non posso attendere ancora, per cui accendo il motore, chiudo il genoa e torno indietro per infilarmi nel canale dedicato alle barche da diporto. 


Al pontile del CVR trovo Marco, mio vicino di barca, e Saverio, il mio meccanico che come sempre mi porge le cime. Sistemo Eleftheria fra le briccole, spengo il motore e mi attacco alla corrente elettrica di banchina. Prima di cominciare a riordinare vado a farmi un prosecco da Saverio, che mi ha invitato a bere un bicchiere sulla sua barca. 
Sono stato solo sei giorni in mare, ma sono stati giorni molto istruttivi e belli; ho preso confidenza con tante cose che come sempre conosci in teoria ma fino a quando non le metti in pratica non hai la certezza di saperle fare. Domattina mi aspetta un lungo lavoro di pulizia e di sistemazione della barca, un classico dopo ogni crociera, anche dopo quelle brevi.

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