Grecia 2018 - Da San Foca a Preveza



Lunedì 30 luglio 2018 – San Foca- Corfù (Gouvia)

Sono le 5,30 del mattino, e c’è un vento di maestrale a 25 nodi e molta onda. La nostra partenza rischia di essere rinviata, ma visto che non andremo di bolina ma al lasco si può provare; le previsioni dicono che è comunque in calo e che verso sera non dovrebbe più essercene di vento. Alle 6 in punto siamo fuori dai moli, con il solo genoa aperto, Siria al timone e 6.3 nodi di velocità. Abbiamo 86 miglia per Gouvia. Marco e Claudio sono alla nostra dritta, anche loro con il solo genoa aperto. Fino alle 10 del mattino si va benissimo, poi il vento cala un po’ e apriamo anche la randa, ma nonostante le due vele tocchiamo appena i 5,5 nodi. Siamo a 31 nm da Erikoussa. Nel primo pomeriggio il vento cala definitivamente e si va a motore. Marco a motore è molto più veloce e va avanti spedito, noi invece a 1900 giri facciamo 5.7 nodi e Corfù è ancora lontana. Alle cinque oltrepassiamo Erikoussa e abbiamo calcolato che con questa media ci vorranno altre 5 ore per raggiungere Gouvia. Così è, e alle dieci di sera siamo fermi al pontile. Il marinaio che ci ha indicato l’ormeggio ci dà appuntamento domattina alla reception per regolarizzare l’arrivo. Non riesco a trovare una colonnina disponibile per allacciarci alla corrente elettrica perché quelle accanto a noi hanno tutte delle prese grandi, e io non ho un riduttore. Per fortuna Marco ha una prolunga che si rivela provvidenziale.



Martedì 31 luglio 2018 – Gouvia, Corfù.

Oggi dobbiamo sbrigare un mucchio di pratiche, da quelle burocratiche al marina e alla polizia, a quelle tecniche, perché devo trovare un nuovo blower da sostituire al vecchio che è rotto da giorni. Regolarizzato l’ingresso in Grecia, con il nuovo permesso annuale e con la verifica delle assicurazioni per inquinamento (obbligatorie se si svuole navigare in queste acque), sistemata la registrazione alla reception, andiamo in città per cercare il famoso blower. Gouvia è distante da Corfù centro e ci si va con i mezzi pubblici. Giriamo tutto il pomeriggio per trovare questo oggetto e dopo mille ricerche e altrettante ipotesi di come montarlo alla fine troviamo sia un buon blower che la soluzione di montaggio. Sarà un lavoro un po’ complesso ma dovrei riuscirci. Per l’ennesima volta svuotiamo il gavone esterno, mi infilo dentro e inizio a lavorare a testa in giù smontando la vecchia ventola messa in un posto scomodissimo, fissando la parte elettrica della nuova e provando a farlo andare. Funziona, ma non sono riuscito a fissare il tubo di scarico sulla parete dietro la griglia, quindi il calore finisce nel gavone per buona parte. Domani mi dovrò dare da fare prima di partire. 


Mercoledì 1° agosto – Gouvia – Sivota – Mourtos
 
Lasciamo Corfù diretti sulla costa dell’Epiro. Il programma dei prossimi giorni prevede la discesa lungo costa, facendo varie tappe fino a Preveza e poi l’entrata nel golfo di Ambracia. Marco e gli altri invece andranno a Paxos e da lì a Lefkada. Ci rivedremo nei prossimi giorni, forse. 
Nel pomeriggio arriviamo giungiamo a Sivota, ma di entrare in porto in paese non se ne parla, è troppo pieno di barche e poi non è che ne abbiamo tanto voglia, preferiamo stare all’ancora. Troviamo un buon posto dove fermarci accanto all’isola di Agios Nikolaus, su un fondale di dieci metri circa, un po’ tanti a dire il vero ma non c’è vento, non abbiamo barche vicine, si può fare. Dopo il bagno vado a vedere che cosa succede al motore perché ho visto che c’è un po' di gasolio sul fondo della sentina. Si tratta della pompa elettrica, che gocciola. Parlo con Fabio che mi spiega come fare a escluderla e tornare ad usare la pompa a C. Mi metto al lavoro e ci riesco, staccando i tubi di arrivo del gasolio e dirottandoli sull’altra pompa. Intanto una delle due barche a motore ormeggiate al nostro fianco se ne va, e facciamo una corsa per spostarci di pochi metri e rifare l’ormeggio perché l’ancora non teneva più. Cena con insalata di patate e uova, vino, rum e poi tutti in cuccetta.
 

Giovedì 2 agosto – Sivota Mourtos – Fanari
 
Nel silenzio delle baie si dorme sempre benissimo, ma stamattina non ci riesco. Alle sei sono già sveglio, leggo un po’ sperando che il sonno torni, ma niente da fare. Mi alzo e silenziosamente, per quanto possibile, esco in pozzetto e faccio il primo tuffo mattutino. Il rito della nuotata con gli occhi ancora pieni di sonno è una di quelle cose che non posso mai saltare e che mi dà un senso di libertà e di felicità immensa. In mare come al solito non c’è molta vegetazione, un po’ di quelle piante simili a coralli verdi e gialli e della posidonia mezza secca. Pesci tanti, tutti i classici del mediterraneo, e sono anche molto grandi. Torno in barca, gli altri sono già svegli e facciamo colazione assieme. Adoro il profumo del caffè mentre mi sto asciugando dall’acqua di mare. Facciamo colazione insieme e dopo torno di nuovo in acqua, stavolta insieme a Lella. Mario e Siria rimangono invece a bordo. Rimaniamo in mare quasi un’ora, facendo snorkeling e nuotando fino ad arrivare all’altro lato dell’isola, da cui si vede la cittadina di Sivota.
Rimesse le maschere e le pinne in gavone salpiamo la nostra ancora e ci avviamo verso la baia di Fanari, nella quale sfocia il mitico fiume Acheronte. A metà strada però ci si spegne il motore. Panico! Chiamo Fabio, “no problem, si tratta solo di aria che non è uscita tutta dal circuito”. Mi metto a pompare e il motore riparte. Ma dopo 20 minuti altra sosta. 

La maledetta pompa a C

C’è ancora aria. Su indicazione di Fabio stacco la prolunga e attacco direttamente la pompa al filtro e al pre filtro. Riparte, ma ogni tanto perde colpi. Andiamo a vela e intanto pompo per togliere aria. Quando arriviamo a Fanari il motore va bene, ma non è la prova finale, non sono convinto di avere fatto tutto il necessario. Ormeggiamo dando ancora in 5 metri d’acqua con 15-20 mt di catena. L’acqua però non è limpida, bella ma non trasparente, un po’ come nel golfo di Manfredonia a Mattinata.
Dopo aver messo a posto e rigovernato un po’ la barca andiamo con Ev in paese, solo io e Siria, per fare un po’ di spesa. Il paesino è triste e poco bello, case basse e squadrate, tante taverne sul molo del fiume e un supermarket con un po’ di tutto ma con pochissime verdure. Poca gente per strada, forse non è l’ora giusta o il giorno giusto, non saprei, comunque non ci piace. Prendiamo qualcosa al market e torniamo a bordo. A sera il vento cala e arrivano le zanzare. Una notte piena di punture e di Autan.


La baia di Vautoumi (Emerald Bay)

Venerdì 3 agosto 2018, Fanari - Antipaxos
 
Stamattina la sveglia è stata un po’ lenta. Alle 9 eravamo ancora tutti a letto. L’acqua poco invitante ci ha tenuto lontano dal bagno mattutino, che però dopo colazione non ho potuto fare a meno di fare. Anche per togliere l’appiccicaticcio dell’Autan che mi ero dato abbondantemente per proteggermi dalle zanzare. Delusi dall’acqua di Fanari abbiamo deciso di cambiare il programma e andare ad Antipaxos, con tuffo a Emerald Bay e poi mettere l’ancora per la notte in qualche altra baia. Qui l’acqua è splendida e non è un caso che ci siano un mucchio di barche mentre a Fanari eravamo in pochi. Ogni cosa si spiega. Quando viene sera non abbiamo più voglia di spostarci e così rimaniamo a Vautoumi, anche se l’incanto della baia solitaria in acque greche è lontano mille miglia della realtà. Speriamo solo di non avere le catene delle ancore l’una sull’altra.
 
Siria e il caicco
Sabato 4 agosto  - Antipaxos

La notte ad Emerald bay è stata un po’ movimentata per via dell’onda dei traghetti che faceva beccheggiare la barca. Ma la cosa più orrenda è stato l’arrivo dei turisti da Parga. E’ passata anche una motovedetta di servizi ad avvertirci che era meglio spostarsi prima delle 10, ed infatti ad un certo punto vediamo arrivare un caicco stracarico di persone, sembravano dei profughi a dire il vero, con musica a palla, tutti che fotografavano qualsiasi cosa attorno a loro, noi compresi. E per di più il caicco è arrivato proprio mentre Siria tornava con Ev a remi dalla spiaggia! 
Lasciamo Emerald Bay e ci dirigiamo ad una baia più a sud per passare un’altra notte a Antipaxos. Nel pomeriggio assolato ci viene voglia di fare un giro esplorativo sulla terra ferma e ci infiliamo fra la fitta vegetazione alla ricerca di un sentiero. Dopo il primo imputtanamento nella macchia riusciamo a trovarlo: è un bel sentiero lungo costa, che poi sale, si sperde fra i vigneti, fa un anello fra case e alberi da frutta, ridiscende dall’altra parte, gira in tondo e alla fina torna alla nostra baia di partenza. Un bel giretto ci voleva proprio. Rientrati in barca mi metto ai fornelli e ceniamo con riso al pomodoro e spizzichini vari. 
 

Domenica 5 agosto – Antipaxos - Preveza
 
Liberata la cima a terra con la solita nuotata, si salpa l’ancora e via verso la prossima meta. Non c’è un briciolo di vento e il motore fa le bizze. Si spegne in continuazione, questa stronza di bolla d’aria per me non c’è più, e il motore si spegne perché il filtro del gasolio è sporco. Proverò a cambiarlo. Navighiamo pigramente verso Preveza in attesa che arrivi un po’ d’aria. L’accesso in città bisogna farlo percorrendo un lungo canale scavato e ben segnalato da boe e briccole. Fuori dal canale ci sono dei larghi tratti con un fondo che spesso scende sotto il metro, e quindi è oltremodo salutare seguire le boe. Procediamo a vela fin dove è possibile, poi richiudiamo randa e genoa e procediamo a motore. Si potrebbe ormeggiare con la poppa in banchina di città, e ancora a prua, ma non sono sicuro che ci siano servizi in banchina, e dovremmo arrangiarci con i mezzi di bordo. Vediamo diverse barche già ormeggiate, e il posto ci sarebbe anche per noi. Decidiamo però di usufruire dei bagni del Marina di Preveza, e quindi chiamiamo sul VHF e ci facciamo indicare un posto. L’ormeggio è un vero disastro; il marinaio non ci ha dato la trappa in tempo e la barca si è intraversata per il vento finendo parallela al pontone. Inoltre avevamo lasciato Ev legato a poppa con il risultato che lo stavamo schiacciando sotto la banchina di cemento e questo avrebbe provocato quasi certamente uno strappo nel pvc o, peggio ancora, un buco. Si è salvato, per fortuna, e anche noi ci siamo salvati, rimettendo la barca dritta fra le trappe.

Il Marina di Preveza è ancora in costruzione, meno male che i bagni sono funzionanti e nuovi di trinca. Proprio sul nostro pontile ci sono tante barche di italiani, e una coppia (lui non so di dove, lei di Carpi) che ci danno alcune indicazioni. Loro sono in Grecia 6 mesi all’anno, poi mollano la barca ad Azio, all’asciutto, da ottobre ad aprile, e vanno a vivere in Portogallo. Lui faceva le regate a Marina di Ravenna, e aveva la barca a Marinara.
Sistemiamo un po’ di cose, anche noi stessi, e poi andiamo a cercare un ristorante dove cenare. Preveza è molto carina, con una bella passeggiata lungo mare, e un centro storico fatto di stradine pavimentate a lastroni di calcare. Negozi e ristoranti dappertutto, un po’ come a Lefkada. Ne scegliamo uno ordinando quasi esclusivamente pesce: triglie, calamari, cozze, polpo, acciughe, preceduti da tzatziki e verdure in pastella. Pare che ci siano le tartarughe anche in porto, dai pescatori, ma noi non siamo riuscite a vederle. 
 

Lunedì 6 agosto 2018
 
Oggi vogliamo andare nel Golfo di Ambracia, ma quando lasciamo l’ormeggio il motore ci molla di nuovo. È uno stress, e alla fine andiamo al Marina Cleopatra, ad Azio, alla ricerca di un meccanico. Quando stiamo per ormeggiare il benzinaio ci dice che non possiamo fermarci lì, e per dargli retta mi ritrovo fuori dal Marina e con il motore spento. Panico! Non si accende più! Siamo costretti a dare velocemente àncora per stare fermi. Poi mi accorgo che avevo chiuso il serbatoio del gasolio, e quindi lo riapro, ripartiamo e ormeggiamo in banchina. Andiamo a cercare un meccanico ma non si trova, ci sarà solo domattina. Decido di ripararlo io e cambio il filtro da solo. Sembra tutto ok e invece appena fuori da benzinaio il motore si ferma nuovamente. Cazzo! C’è vento e quindi apro un po’ il genoa per fare andare la barca. Marinella e Mario sono corsi all’àncora pronti a calarla in acqua. Vado all’orza e fermo la barca controvento, diamo àncora davanti al marina. Poi riaccendo il motore e riparte. Non so che pensare, ma non voglio che questi intoppi rovinino i nostri piani e quindi decido di procedere e andare ugualmente nel Golfo di Ambracia. C’è vento, è a favore, spengo il motore e andiamo solo con il genoa. Superiamo alcune baie a sud, costeggiando le rive di quello che sembra un lago, e dopo qualche ora ci inoltriamo nell’Ormos Rougas. Ci arriviamo a vela e per la seconda volta diamo ancora a vela in 10 metri d’acqua, mettendo giù 40 mt di catena. Passeremo la notte qui. Il motore per adesso lo teniamo spento.
 

Martedì 7 agosto
 
Notte passata tranquilla, niente vento e neanche zanzare. La barca è circondata da pesciolini di 15-20 cm. che “pascolano" a pelo d’acqua. Non si capisce cosa mangino, ma il pane che gli diamo non lo cagano pari. Salpiamo e andiamo fino alla fine del golfo, ad Amfilochia. Non ci fermiamo, guardiamo i palazzi sulla banchina di città e ritorniamo verso Preveza. È uno strano giro questo nel Golfo, non sono soddisfatto, forse avremmo dovuto fermarci ad Amfilochia ieri sera e poi fare due passi in città per vederla... non so, mi sento come di star correndo da un posto all’altro senza capire il perché. C’è qualcosa che mi sfugge e sento il bisogno di pensarci su.
Il vento non c’è di mattina, e lo ritroviamo come al solito al pomeriggio, ma dritto in faccia! Proviamo ad accennare una bolina con il genoa mezzo rollato, ma dopo poco ci arrendiamo e torniamo a motore. Abbiamo trovato una soluzione per non farlo spegnere, ovvero pompare a mano il gasolio nel filtro; funziona, bastano una dozzina di pompate per 10 minuti di marcia, ma a turno bisogna andare sottocoperta a fare questa operazione.
Verso le sei del pomeriggio siamo al Marina Preveza. Questa volta l’ormeggio è perfetto. Subito dopo arrivano Valeria e Pappa. Chiacchiere, birra, doccia e dopo a cena nello stesso ristorante della volta scorsa. Al passeggio serale incontro Patrizia, una delle due gemelline del ’77 (Susanna purtroppo non c’è più, se n’è andata a causa di un tumore cinque anni fa. Tristezza!). Lavora sempre ai mercatini e vive in un camper al Nissos Club di Kastroskias con il suo camper. Tre mesi e Preveza e nove mesi a Bologna.



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