Grecia 2017 - seconda parte

 23 luglio 2017, domenica – Brindisi - Corfù
 



Oggi sveglia alle 8,30, più o meno, dopo una notte abbastanza tranquilla. Temevo il caldo invece ho dormito senza sudare. Dopo colazione abbiamo visto il meteo e pare che sia più conveniente partire stasera anziché domattina. Dovremmo avere un po’ di arietta da N, ma poca roba, e soprattutto mare calmo. Quindi facciamo il piano e ci organizziamo. Io, Cesare e Lella andiamo a fare la spesa all’Ipercoop e Mario resta in barca a sistemare le sue cose, ma anche a riempire il serbatoio dell’acqua. Prendiamo un taxi che ci porta all’Ipercoop, e lì facciamo la nostra cambusa. Come al solito è tanta roba e spendiamo 200,00€ tondi tondi! Poi chiamiamo di nuovo Vittorio, il taxista, che ci prende 40€ (a/r). È un chiacchierone, anche un po’ suonato e non capisce bene quello che diciamo, per cui quando abbiamo caricato la spesa nel bagagliaio era più la confusione che l’aiuto (le bottiglie sopra i pomodori! etc). Alla fine ci siamo, infiliamo tutto il cibo in barca riempiendo ogni buco e verso le 16 riusciamo a farci un piatto di pasta alla amatriciana. Restiamo amabilmente a tavola a chiacchierare fino alle 18, quando prepariamo la barca per la partenza. Alle 18,20 lasciamo l’ormeggio diretti a Corfù. Abbiamo provato a prenotare un posto a Mandraki ma è tutto molto difficile, e poi chiude alle 18, quindi non può aspettarci se arrivassimo alle 20. Pazienza, andremo a Gouvia.


L'arrivo a Gouvia



24 luglio 2017, lunedì
 
Tutta notte siamo andato a motore, ma questa mattina c’è un po’ di aria e quindi andiamo a vela. La rotta è 125° procediamo a 6 nodi. All’improvviso arriva una foschia che si trasforma in nebbia, non fitta ma sufficiente a non far vedere più nulla. Brutta cosa, non sai dove stai andando, per fortuna sul tablet si vede bene dove siamo, ma non è bello. Passiamo oltre Othonì ed Erikoussa, ma possiamo solo intuire dove sono. Arrivati a Gouvia l’ormeggio è tranquillo in un pontile non ancora strapieno, come è di solito in questo marina. Ci sono stato di passaggio qualche anno fa quando mi sono imbarcato per la mia prima lunga navigazione mediterranea: 6 giorni no-stop da Corfù fino a Palma di Maiorca. Non da solo, ovviamente, ma in equipaggio e con una barca a vela da 20 metri che facevo una gran fatica a timonare, da principiante come ero. 

La rocca con il porticciolo di Mandraki
 


26 luglio, mercoledì – Gouvia Paxos
 
La sosta a Gouvia ci è servita anche per imbarcare l’ultima passeggera di questa prima crociera greca, Rossana, che è arrivata in traghetto dall’Italia. Oggi andremo a Paxos e visto che non abbiamo fretta lasciamo l’ormeggio con tutta calma verso mezzogiorno. Motore acceso, prese a mare chiuse, tablet in funzione, occhiali da sole sul naso, marcia avanti e... crack!! ci siamo dimenticati il cavo della corrente attaccato alla colonnina e si è strappato. Figuraccia! Torniamo in banchina a riprenderlo per poi riparlarlo in navigazione, e intanto andiamo dal benzinaio a fare il pieno: 26 litri per 20 ore di motore, solito consumo basso. Ci mettiamo in rotta per Paxos a 143° - velocità 5,5 a motore – vento zero! La nostra prima meta è Lakka, nel nord dell’isola. C’è una grande baia dove porter ormeggiare tranquillamente, ma non abbiamo fatto bene i conti e quando arriviamo i posti migliori vicino al paesino sono tutti occupati. Ci tocca mettere l’ancora un po’ distanti, e non c’è tanto posto neanche lì. Insomma le famose baie isolate dove arrivare solo in barca per il momento sono solo una chimera.

27 luglio 2017, giovedì
 
Oggi abbiamo deciso di costeggiare il lato ovest di Paxos, prima di raggiungere Gaios, il suo capoluogo. Gaios è riparata de due isolette, Nikolaos e Panagia. Per entrare fino in paese e fermare la barca in banchina occorre girarci attorno ed entrare da nord. E’ quello che facciamo, ma anche qui trovare un posto è difficile. Proviamo ad ormeggiare fuori dalle banchine proprio a ridosso dell’isola Nikolaos, mettendo l’ancora in mezzo al canale. Ci sono tante altre barche ormeggiate così e quindi ci proviamo anche noi. A fatica, ma alla fine ci stiamo. Adesso il problema sarà come fare ad andare in paese, visto che a nuoto non è proprio la soluzione migliore. Ed è qui che Ev diventa il nostro indispensabile compagno. 

A bordo di Ev nel canale di Paxos



Il fantastico dinghi a due posti si trasforma in una navetta a tre posti, e anche se cammina a pelo d’acqua e a volte si finisce col culo bagnato, il suo lavoro lo fa bene e quelle poche decine di metri sono solcate quotidianamente più volte al giorno.
 

A Paxos ci fermiamo per tre giorni di fila. Le spiagge non sono di sabbia, ma di piccoli sassi per me molto fastidiosi; in compenso c’è un’acqua meravigliosa che ti invoglia a stare tutto il giorno a mollo. E poi la sera sul lungomare ci sono tantissimi bar e locali dove fermarsi a bere un aperitivo o a mangiare per cena. Un po’ troppi turisti, ma un posto più che gradevole.








Siamo anche andati a fare un giro “culturale” per vedere le cisterne della città di Magazia. Non mi ricordo molto delle cisterne, invece mi ricordo di un bel bar lungo la strada, con gli architravi colorati di verde e viola, con gli infissi di legno anch’essi e abbinati agli stessi colori del soffitto, tutto molto armonioso, proprio un bel posticino. Poi ci siamo fatti un bel bagno scendendo lungo un ripido sentiero che porta alla Baia dell’Eremita, sotto bianche falesie erose da gigantesche scucchiaiate. Il mare era un po’ mosso, ma come al solito azzurrissimo!
Abbiamo anche “esplorato l’isola dei topi” così abbiamo ribattezzato Nisis Nikolaos, a causa dei tanti piatti antitopo che abbiamo visti legati alle cime d’ormeggio delle barche accanto a noi.


La Baia dell'Eremita, sulla costa ovest di Paxos

 
30 luglio, domenica
 
Questa mattina Mario è tornato in Italia. Ha preso il traghettino da Paxos per Corfù, dove si imbarcherà per Bari o Ancona. Noi invece proseguiamo la nostra crociera per Lefkada. 
Niente ancora a Lefkada e sosta nel Marina, con tutte le comodità dell’acqua, della corrente, delle docce. In realtà la corrente elettrica ci ha fatto un po’ penare, e non voleva saperne di arrivare alla barca. Abbiamo anche smontato il nostro cavo che si era rotto a Corfù pensando che fosse colpa sua e lo avessimo montato male, e invece non era così, era proprio la colonnina contact less che non andava, maledetti trabiccoli elettronici. Doccia ristoratrice e giretto urbano. Lefkada è proprio gradevole, con le sue casette di latta, i campanili di “traliccio”, i colori pop. La cena al ristorante ci aspetta, dentro un cortile con le lampade appese. Il banditore rompe un po’ troppo, ma il cibo è decoroso (polpo, tonno, tzaziki e olive); non così il vino che si sopporta solo con il ghiaccio. 85 eurelli. Rientro in barca e nanna all’1,30.

31 luglio 2017, lunedì
 
Resettata un po’ la barca si parte con calma a mezzogiorno in direzione di Meganisi, l’isola a forma di bistecca. Tutto a motore. Ci fermiamo nella piccola baia di Elia, sul lato est. Ci sono tanti pesciolini in acqua, e un fondale che per fortuna non è completamente distrutto dalla maledetta alga che ha infestato tutto il Mediterraneo: posidonia, coralli gialli, che noi chiamiamo così ma non sappiamo cosa siano esattamente, qualche anemone e anche degli spirografi. A sera, a completare questa ottima sosta, c’è anche l’avvistamento di una coppia di gufi reali. Magnifici.
 

Verso Meganisi


1 agosto, martedì
 
Il bagno mattutino con nuotata fino alla spiaggia è un rito che difficilmente posso saltare nelle estati in barca. La migliore sveglia che conosco, prima ancora del caffè e della colazione, che così acquistano anche un sapore migliore. Partiamo alle undici alla volta di Itaca. La prima sosta la facciamo nella baia davanti a Friskas, per un bagnetto, poi raggiungiamo Kioni. Bellissimo paesino ma affollatissimo. Le barche sono letteralmente una sull’altra. Ormeggiamo con ancora e cima a terra in mezzo a una decina di barche da charter, e tante altre ne arrivano ancora per tutto il pomeriggio. Spero solo che i parabordi facciano il loro lavoro e che ci proteggano dall’immancabile rollio che ci sarà quando il traghetto di linea farà il suo ingresso in porto. Speriamo bene.


Pera Pigadi

2 agosto 2017, mercoledì
 
Notte tranquilla, il temuto sbatacchiamento da traghetto non è stato per nulla impegnativo. Sveglia tardi, si parte alle dieci per andare lungo costa verso sud, alla cosiddetta baia di Eumeo, il fedele porcaro di Ulisse. Il nome ufficiale della baia è Pera Pigadi. E qui attorno si trova la fonte dove la ninfa Aretusa sfuggì alle brame di Alfeo. Finalmente un po’ di vento ma dura poco. La baia è purtroppo abbastanza affollata, ma è proprio bella, con una piccola spiaggia sassosa e una parte incombente a strapiombo. Verso sera, calmato il caldo, anabasi verso la fonte Aretusa e per arrivare al crinale (non raggiunto) nell’odorosa macchia di salvia e corbezzoli che ci frustano le gambe. C’è un intrigo di sentieri che probabilmente arriva fino a Vathì, e che sarebbe bello percorrere per intero. Katabasi alle 20,30 circa. Dislivello 250 mt circa. Tornati in barca facciamo il piano serale per domani e per il rientro a Corfù. Le ferie purtroppo stanno per finire e la strada del rientro è lunga.
 

A remi verso la Fonte Aretusa

3 agosto, giovedì
 
Si parte a motore verso la “baia di casa” nell’isola di Atokos. Perplessità al motore, si accende la spia e suona il cicalino. Non capisco, problemi di olio? Forse è meglio puntare dritto a Vathì, sarà per la prossima volta. 
Vathì, profondità. Così ci ha detto un abitante di Itaca a cui abbiamo chiesto che significa il nome Vathì. E infatti Vathì è un nome generico che viene usato anche per altri paesi della Grecia, così come in Italia si usa il nome “Castel...” o “Borgo...”. Comunque il motore pare non abbia nulla, o meglio smette di lampeggiare la spia, smette di perdere colpi e riprende normalmente. Approfittiamo della sosta per fare gasolio e ovviamente fare un giro per il paese. Mi ha subito preso Vathì e ci torneremo senz’altro. Lasciata Itaca il vento arriva consistente. Ormeggiamo a Meganisi, in una baia anonima ma perfetta per il nostro scopo. Cima a terra, mare liscio, bene così. Peccato per gli ultimi bagni saltati, ma pazienza. Si stappa lo stesso lo spumante dedicato a Itaca, alla fonte Aretusa, e alla coppia delle baffute di Vathì.
 
4 agosto 2017, venerdì
 
Facciamo un saluto alla bella baia di Elia, passando a tutto a motore e continuiamo  fino a Lefkada. Ci tocca aspettare fino alle due del pomeriggio che il ponte apra per passare e poi ci dirigiamo verso Corfù. Usciti in mare aperto il vento da NO ci fa aprire le vele per un paio d’ore, ma la nostra rotta non ce lo permette e quindi di nuovo a motore. C’è molta foschia, si va piano e Cesare mette giù la “wanda rossa” che fa subito il suo lavoro catturando una bella palamita. Lella, che è al timone, va letteralmente in tilt, si incasina, gli fa pena il pesce che è ancora vivo e soffre, e alla fine la palamita si slama e fugge via. “La prossima volta sto sottocoperta” parole di Lella.
Quando cala il sole siamo a Voutoumi, la splendida Emerald Bay di Antipaxos per un ultimo bagnetto e un’ultima cena a base di farro, spezie e legumi in scatola. Si riparte a mezzanotte sempre a motore.
 
5 agosto, sabato
 
Stiamo raggiungendo Kerkira (Corfù) troppo presto e allora diminuiamo i giri del motore. Sono solo le tre di notte e vorrei arrivare con la luce del giorno. Così facendo saremo a Gouvia solo a giorno fatto. Chiamiamo il marina per l’ormeggio ma il gommone che ci viene incontro ci dice che non c’è posto. Ci suggerisce di andare in banchina accanto al benzinaio, nei posti riservati alla guardia costiera, che se stiamo poco non c’è problema. Detto fatto ci fermiamo paralleli alla banchina e Lella e Rossana vanno subito alla ricerca di un posto in traghetto. Ma gli orari di rientro sono pessimi; c’è un traghetto per l’Italia che salpa alle 3,30 ma si ferma a Bari; quello per Ancona parte a mezzanotte ma va prima ad Atene, e ripassa da Kerkira alle diciotto del giorno dopo. Insomma è un casino. Oltretutto non abbiamo un posto in porto e non possiamo stare tutto il giorno in banchina “abusivamente”. Visto che non c’è vento, il mare sarà calmo, e si prevede quindi una navigazione tranquilla, decidiamo di partire tutti insieme con Eleftheria e traversare per Brindisi. Alle 12,45 molliamo gli ormeggi a ci avviamo a motore nel canale di Otranto. 
 



6 agosto, domenica
 
La traversata è stata tranquilla e monotona; mare piatto, vento inesistente, solo qualche delfino qua e là a ricordarci che eravamo in mezzo al mare, il loro territorio naturale. Arriviamo a Brindisi alle dieci del mattino. Ormeggiamo alla Lega navale e ci riposiamo finalmente in attesa di riprendere la rotta per Ravenna. Lella e Rossana vanno a prenotare il treno per Bologna, e io e Cesare riporteremo Eleftheria a Ravenna. Oggi però il vento è a maestrale ed è consigliabile rimandare la partenza.
 
 8 agosto 2017, martedì
 
Alle 9,30 abbiamo lasciato la Lega Navale di Brindisi per iniziare la risalita verso Ravenna. Siamo rimasti fermi in porto tutto ieri per aspettare che il vento calasse un po’ e, anche se adesso c’è ancora un po’ di mare formato, prevediamo che nelle prossime ora si calmi e si possa viaggiare un po’ più spediti. Per adesso arranchiamo ad appena 3,5 nodi, con 2000 giri di motore. Ma la notizia vera di oggi è che abbiamo scoperto di avere un ospite indesiderato in barca: un TOPO! Non so dove l’abbiamo imbarcato, forse a Paxos quando avevamo le cime a terra nell’isola Nikolaos, oppure alla Lega Navale, con la passerella sempre poggiata sulla banchina. Mi sono accorto della sua presenza quando, togliendo la pattumiera per svuotarla, mi sono trovato faccia a faccia con il topino che mi guardava. Per istinto ho provato a prenderlo tuffandomi nello spazio fra la cassettiera e l’armadio delle cerate ma mi è scappato. Dopo di che non abbiamo avuto più alcuna notizia di lui (o lei).

 9 agosto, mercoledì
 
Alle otto del mattino doppiamo Vieste e ci prepariamo risalire verso Ancona. Il vento è un po’ aumentato e andiamo più veloci ma anche con un po’ di motore perché lo abbiamo troppo in faccia. Abbiamo anche pescato una palamita!
Sempre vela e motore e c’è un’altra sorpresa da segnalare: si è rotto il pilota automatico, non tiene la rotta perché non trova la bussola. E’ colpa del contatto elettrico che non è stabile, avendo preso nel corso degli anni un po’ di botte che ne hanno allentato la presa. Sfiga, ci tocca timonare a mano, dandoci il cambio ogni tot ore. Ma non finisce qui. Ad un tratto sento un colpo secco provenire dall’albero; si è staccato il boma, che per fortuna è solidale alla randa aperta. Non è un gran danno, una banale coppiglia che si è rotta, il perno che è uscito. Ci metto poco a sostituire la coppiglia e tutto torna a posto. Momenti di panico, subito rientrati. 


Tramonto in Adriatico
 
10 agosto, giovedì
 
Abbiamo navigato tutto il giorno quasi sempre a motore, dandoci il cambio al timone. Anche per cena ieri sera abbiamo dovuto mangiare separatamente la palamita impanata e fritta. Nel primo pomeriggio arriviamo in porto ad Ancona. Abbiamo un altro problema, questa volta all’alternatore, che non carica più e quindi se spegniamo il motore non possiamo più riaccenderlo. Ci mettiamo subito in banchina con la corrente attaccata, per non perdere la poca carica che abbiamo. Verso le otto di sera lasciamo Ancona per Ravenna. C’è un brutto ventaccio che viene a da terra a che ci troviamo in faccia senza riuscire a schivarlo. Si balla e si va piano. 
 
11 agosto, venerdì
 
La notte è passata, abbiamo fatto un po’ di fatica a risalire le onda ma adesso il mare è più calmo. Siamo a 11 nm da Ravenna, e abbiamo consumato un sacco di gasolio, facendo anche meno di 4 nodi per via del mare contro. Abbiamo eliminato qualsiasi fonte di consumo della batteria, eccetto le luci di via e gli strumenti per riuscire a mantenerla viva. Adesso siamo a 12,5 v, quindi va bene. In compenso in frigo, che è stato spento, c’è una puzza micidiale. Ma fra due ore saremo in porto e ci allacceremo alla 220 mettendo fine a queste fatiche. Sembra ormai certo che non esiste crociera senza problemi, anzi ascoltando i racconti in banchina sono più le disavventure che i momenti belli quelli che vengono raccontati. Viene da chiedersi chi ce lo fa fare di sopportare tutti questi disagi e perché, pur sapendolo, non riusciamo a farne a meno.
Forse ci piace così.

Ps: il nostro clandestino è rimasto a bordo per tutti i giorni di risalita dalla Puglia, ma giunto a Marina di Ravenna ho cominciato a dargli la caccia. Ho tappato ogni buco presente in barca, e ce ne sono tanti da una cabina all'altra, sotto i paglioli, nel vano motore... Poi ho preso una gabbia e per tre giorni ho messo dentro la gabbia delle molliche di pane imbevute di olio di oliva, senza però armare la trappola. Solo la terza notte ho armato la trappola e a quel punto il nostro amico, credendo che non ci fosse pericolo, ha mangiato il pane rimanendo in gabbia.
L'ho liberato in un parco cittadino, chissà dove sarà a quest'ora.





 

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